È stata la più bella rassegna estiva del territorio, quella di Tagliacozzo. Musica, comicità, spettacoli, quasi tutti a pagamento, quasi tutti di altissimo livello. Panariello, Mannoia, Allevi, De Gregori, Noemi, Concato.
Eppure, la hit dell’estate sembra essere un’altra.
Vengo anch’io del buon Enzo Jannacci. È il ritornello della politica tagliacozzana di queste ore e suona soprattutto nello sgangherato centro-destra marsicano.
Di cultura non si mangia, dicono quelli che sanno fare i soldi. La cultura non porta voti, affermano i volponi costruttori di liste. Però la cultura porta consenso che è la premessa per il voto.
E allora come lo affronti un Sindaco civico, come Giovagnorio, che ha organizzato un’estate che sembra quella di Roma? Come lo affronti se non hai uno straccio di classe dirigente nel territorio?
Semplice, non lo affronti. Ti consegni.
D’altra parte, la coerenza e la dignità sono concetti vaghi che si stirano e si rimodulano a seconda del momento e delle esigenze. E allora vai con il sindaco civico dimenticando che con lui c’è il PD, dimenticando le sue critiche passate, le sue battaglie. Perché dopo la sconfitta di Avezzano non puoi permettertene un’altra.
Insomma, la Lega, per evitare di dare del traditore a chi va con il sindaco civico, ci va tutta: salta in blocco sul suo carro. Non è tradimento se è autorizzato dall’alto!
E pure il PD, non è poi tanto brutto! D’altra parte, al governo nazionale Letta e Salvini stanno insieme; perché non farlo a Tagliacozzo?
Il PD, d’altra parte, a Tagliacozzo cinque anni fa si è ritrovato un sindaco amico dopo che la sua area politica lo aveva abbandonato, come si usa fare nel centrodestra con quelli in gamba e capaci di vincere senza benedizioni dall’alto.
In assenza di Forza Italia, ridotta a propaggine inesistente dell’ego politico dell’ex sindaco di Avezzano, rimangono gli uomini e le donne della Meloni. In Fratelli d’Italia, infatti, il discorso è più complicato perché ci sono più anime, come si usa dire chiamando con termine aulico le correntine locali.
Con FDI, Giovagnorio, si esercita in una riedizione tagliacozzana del “dilemma del prigioniero”. Ci sono quelli che stanno con Quaglieri (Di Marco Testa) e quelli che stanno con Liris (Fasciani & co). Se restano fuori, con tutta probabilità, perdono. E allora chi passa per primo, all’insaputa dell’altro, porta a casa qualcosa. Meglio uno strapuntino che niente.
Ecco che, in mancanza di un minimo di strategia, l’unica cosa che rimane, è cantare “Vengo anch’io”. Sperando che il sindaco, esperto conoscitore di eventi e cerimoniale, non si accorga di avere tutte le sedie occupate, gridando “No, Tu no!” – E perché? – “Perché no!”