Fermo al palo l’accesso al credito delle micro e piccole imprese abruzzesi, mentre nessuna attenzione viene riservata dalla Regione ai confidi che rappresentano invece lo strumento principale per favorire l’erogazione di finanziamenti dal sistema bancario. Nonostante questo mondo costituisca il 98% del totale delle imprese del territorio ed il 70% dell’occupazione stabile.
E’ il grido l’allarme lanciato da sette sigle regionali, che rappresentano il mondo della micro, piccola e media impresa dell’artigianato, del commercio, dell’industria, dei servizi e del turismo. Nella nota, Casartigiani, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti chiamano in causa gli impegni disattesi del governo regionale, che si è più volte dichiarato vicino al mondo produttivo abruzzese impegnandosi a favorirne l’accesso al credito, soprattutto perché le difficoltà si sono decuplicate con la pandemia, ma che alle parole non ha dato seguito con i fatti. Con l’unica eccezione della misura dedicata al microcredito.
Eppure, l’apporto dei confidi per favorire l’accesso al credito è sempre stato rilevante: «Nei sette anni tra il 2007 e il 2013 – ricordano gli estensori del documento – la ripartizione dei fondi UE dedicati è stata affidata proprio a loro, generando un moltiplicatore di almeno cinque volte superiore ai fondi stanziati, e permettendo di garantire e finanziare oltre 3.500 imprese abruzzesi».
A fronte di questi risultati la Regione non spende neppure le risorse che ha già in cassa: infatti «i 10 milioni di euro stanziati dal Cipe il 25 agosto del lontano 2018 per l’Area Cratere del sisma 2009, ad oggi non sono stati ancora spesi e la finanziaria regionale (la Fira) sta ancora predisponendo il bando». Ma l’elencazione dei tanti, troppi fondi rimasti nel cassetto non finisce qui: «La legge regionale sul credito, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale a inizio maggio, con una dotazione di 10 milioni di euro, che prometteva di essere operativa entro 15 giorni, ad oggi a distanza di oltre 3 mesi, è ancora ferma e non si hanno notizie sui suoi tempi di attivazione». Stasi cui si aggiunge l’assenza, al momento, di qualsiasi misura di sostegno all’accesso al credito delle imprese per fronteggiare le grandissime difficoltà che si annunciano per la fine dell’anno, quando con il termine della moratoria ripartiranno i pagamenti delle rate di mutui e finanziamenti».
Di fronte a questo scenario molto preoccupante, le sette sigle rivolgono un forte appello alla Regione, «perché metta rapidamente in campo, rendendole operative, sia la legge regionale sul credito che i fondi per il cratere; e con loro, preveda anche lo stanziamento di un fondo consistente da 40-50 milioni di euro da destinare attraverso i confidi al sostegno delle emergenze di fine anno delle imprese sul credito». «Se le nostre richieste non saranno accolte dalla Regione – concludono le sette organizzazioni firmatarie – daremo vita a un’azione di forte denuncia con il mondo delle imprese e con l’opinione pubblica».