AVEZZANO – Consiglieri-avvocati all’attacco del Pd per il “tour propagandistico” del vice presidente del Senato, Anna Rossomando, nei tribunali abruzzesi, Avezzano compreso, dove l’onorevole si è intrattenuto qualche minuto enfatizzando l’emendamento unitario pro-proroga stoppato dal Ministro Cartabia e il prossimo reclutamento di personale. Il tour della responsabile Dem alla giustizia -“scortata” dai segretari regionale e provinciale -all’indomani dell’ultimo incontro degli amministratori comunali e provinciali e i presidenti degli ordini degli avvocati di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto, presentato come un giro di ascolto degli amministratori locali suona quasi come uno “sgarbo per la città” visto che non sono stati coinvolti.
“Ogni attività di sostegno per la salvaguardia dei Tribunali, vitali per la sopravvivenza e il contrasto alla criminalità in questi territori montani e svantaggiati”, tuonano i consiglieri avvocati, Roberto Verdecchia, Gianluca Presutti, Fabrizio Ridolfi, Cristian Carpineta, Alfredo Chiantini e Nello Simonelli, “è sicuramente ben accetto, anzi, auspicabile.
Ma senza sotterfugi, né improvvisate, come quella del tour del vice presidente del Senato, che assomiglia più a un maldestro tentativo di accreditarsi “conto terzi” del duo Fina-Piacente, che un’iniziativa reale per sostenere la causa. Sindaci e presidenti di Province e degli ordini degli avvocati, che sono in trincea da anni per ottenere la proroga della chiusura dei quattro tribunali abruzzesi, confidando nel sostegno decisivo dei senatori di tutti i partiti, sarebbero stati ben lieti di confrontarsi col vice presidente Rossomando per dare alla visita un valore aggiunto utile per perorare la causa a Roma. Peccato, è stata un’occasione persa. Nessuno si illuda però: se la proroga verrà affossata dai tecnici del governo sarà la certificazione plastica della sudditanza del parlamento”.
La battaglia degli amministratori e degli avvocati per superare il no, finora senza motivi del Ministro della giustizia, Marta Cartabia, alla proroga di due anni, comunque, continua. In agenda c’è anche una manifestazione unitaria a Roma, a settembre, per far sentire ai palazzi del potere della capitale la rabbia di un popolo che non vuole rinunciare alla giustizia di prossimità.