“Considerato da molti il piú grande giornalista italiano del Novecento, si distinse per la concisione e limpidezza della sua scrittura, iniziando la sua carriera durante il ventennio fascista. Successivamente fu per circa quattro decenni l’uomo-simbolo del principale quotidiano d’Italia, il Corriere della Sera. In seguito, lasciato il Corriere per contrasti sulla nuova linea politica della testata, diresse per vent’anni un altro quotidiano fondato da lui stesso, il Giornale, distinguendosi come opinionista di stampo conservatore. Fu gravemente ferito nel 1977 in un attentato organizzato delle Brigate Rosse. Con l’entrata in politica di Silvio Berlusconi, da lui apertamente disapprovata, lasciò Il Giornale e, nel marzo 1994, fondò la Voce, un quotidiano che chiuse tuttavia l’anno seguente. Fu anche l’autore di una collana di libri di storia a carattere divulgativo, Storia d’Italia, i quali narrano la storia d’Italia dall’antichità alla fine del XX secolo. In ciascuna di queste attività Montanelli seppe conquistare un largo seguito di lettori”. (fonte Wikipedia).
Con la sua scomparsa, a seguito di un malore per cui aveva subito un intevento chirurgico, il 22 luglio del 2001, si chiuse un capitolo della storia del giornalismo italiano. Era un cronista di altri tempi, che si confrontava con la realtà dei fatti. Un opinionista che non ha mai mostrato difficoltà a schierarsi, a commentare e lanciare battute. Un professionista che non ha mai risparmiato la sua penna, soprattutto quando ha raccontato l’Italia nel primo dopoguerra e negli anni del centrosinistra. È stato il primo giornalista ad intervistare un Papa.
Era la firma italiana più letta ed in una delle sue più celebri frasi è racchiusa la passione, appunto, per la sua professione:
“Io mi considero un condannato al giornalismo perché non avrei saputo fare niente altro”.
Oggi, 22 Luglio 2021, a venti anni dalla sua scomparsa, ricordiamo il pilastro del giornalismo italiano.