L’AQUILA – 1948-2021, 73 anni della vita della Costituzione per fissare i doveri di ogni Cittadino e, soprattutto, salvaguardarne i diritti. Tranne che per quei 350.000 lavoratori che indossano una divisa proprio per tutelare la difesa, la sicurezza e i diritti di tutti gli Italiani.
Lavoratori, che sebbene chiamati quotidianamente a garantire il godimento dei principi costituzionali per tutti i propri Concittadini, hanno visto negata, da sempre, la possibilità di vedersi riconosciuto il diritto a costituirsi in associazioni sindacali, impedendo l’esercizio legittimo dei diritti e delle conseguenti tutele sindacali.
La Corte Costituzionale, finalmente, con la sentenza 120 del 2018, ha dichiarato e sanato 73 anni di impedimento acché i Cittadini militari possano tutelarsi autonomamente come qualsiasi altra categoria di lavoratori, mentre la politica stenta nel riconoscere loro i giusti diritti, sebbene siano passati già tre anni da quel verdetto.
Il processo naturale che dalla sentenza avrebbe dovuto portare alla norma di agibilità si sta rivelando una corsa ad ostacoli in un susseguirsi di tentativi di approvare una legge che non tutelerebbe né la professionalità, né la dignità del personale, minando le basi stesse su cui fondare una tutela sindacale efficace, ovvero una reale capacità rappresentativa e di competenze necessarie alla funzionalità dello strumento sindacale e alla validità delle contrattazioni (aspetto che gli stati maggiori nella loro pressione lobbistica, legittima secondo la loro visione verticistica e non universale, sembra non abbiano compreso).
Da qui nasce la volontà e l’esigenza di organizzare gli Stati Generali dei Sindacati Militari a Roma, il 13 e 14 luglio, domani e dopodomani, per rilanciare, attraverso un confronto aperto e costruttivo con le parti coinvolte nel processo legislativo, la necessità che le organizzazioni sindacali siano messe in condizioni di garantire una reale tutela dei diritti dei Lavoratori
Nonostante la sindacalizzazione della Polizia di Stato abbia dimostrato come lo strumento del sindacato sia stato in grado di alimentare uno sviluppo progressivo per l’efficacia di quelle istituzioni, continua la difesa di posizioni anacronistiche che vogliono un sindacato con possibilità operative limitate, allo scopo di mantenere un sistema simile alla rappresentanza militare interna che non solo costa ai contribuenti oltre 4,5 milioni di euro (risorse che potrebbero essere destinate all’assistenza del personale e delle loro Famiglie), ma che ha dimostrato la sua incapacità nel rappresentare il personale, vista anche la sua configurazione che la vede alle dipendenze, economiche e funzionali, del datore di lavoro. Delegati che soffrono della sindrome di Stoccolma che li porta a innamorarsi fedelmente della concezione del loro datore di lavoro invece di pensare universalmente a tutto il personale (un ossimoro che già l’articolo 17 dello Statuto dei Lavoratori condanna e vieta).
Gli Stati Generali rappresentano l’occasione determinante, probabilmente l’ultima, per analizzare ogni aspetto della sindacalizzazione e permettere alla politica e ai diversi partiti di dimostrare di essere, nei fatti, dalla parte di chi difende i Cittadini e gli interessi nazionali, in Italia e all’estero, formulando una legge che consenta una reale agibilità sindacale e che ristabilisca quei diritti negati agli Italiani con le stellette.
Un’occasione per dei confronti aperti, con l’obiettivo di giungere ad una norma che consenta anche ai lavoratori militari, già chiusi in un sistema in cui i doveri sovrastano i diritti, di avviare un processo non più procrastinabile di adeguamento delle relazioni interne, attraverso Istituzioni moderne, efficienti, trasparenti e meritocratiche, che rispettino chi ogni giorno mette a rischio la propria vita per garantire l’incolumità di quella degli altri e il loro progresso.
Gli Stati Generali chiedono alla politica una legge efficace, rispettosa e in aderenza alla Costituzione e ai Trattati internazionali sottoscritti dall’Italia, superando quei timori immotivati instillati da chi sta mostrando chiare difficoltà di gestione dell’inarrestabile processo di cambiamento ormai in atto.
Un processo nella unica direzione della tutela sindacale del personale in divisa che vuole essere messo nella condizione di adempiere i propri doveri a servizio di uno Stato che ne deve riconoscere anche i diritti e che vedrà rafforzata, se saremo ascoltati con la giusta attenzione, la capacità di garantire livelli sempre maggiori di sicurezza per le diverse Comunità del Paese.