L’AQUILA – “Sul contestato gasdotto SNAM, di fronte alle critiche, il Presidente Marsilio come al solito scappa e invece di giustificare l’assenso della Regione scarica le responsabilità sul Governo nazionale: il classico comportamento vile di chi, per paura di ammettere le proprie responsabilità, da le colpe agli altri”, toni duri quelli del consigliere Pierpaolo Pietrucci, in un comunicato stampa rivolto al presidente regionale.
Lo sappiamo benissimo che il progetto “Rete Adriatica” è una infrastruttura energetica strategica che i Governi nazionali promuovono dal 2008. E infatti da allora quello che la Regione, i Comuni, i Comitati e i cittadini hanno sempre fatto è stato di opporsi ad un tracciato rischioso perché attraversa l’area sismica dell’Appennino, proporre soluzioni alternative, chiedere studi approfonditi per garantire la sicurezza delle popolazioni.
Queste posizioni “politiche”, si sono tradotte – in 13 anni – in una lunga e coerente serie di atti amministrativi: quattro leggi regionali approvate con voti unanimi dal Consiglio regionale dell’Abruzzo, otto risoluzioni approvate anch’esse all’unanimità dal Consiglio regionale e dodici delibere con cui la Giunta regionale ha negato l’intesa con lo Stato o ha impugnato le decisioni del Governo nazionale (oltre a sei deliberazioni tutte approvate all’unanimità dalla Provincia dell’Aquila).
Un patrimonio di battaglie tradito da un Presidente che dimostra ancora una volta il suo menefreghismo per l’Abruzzo e la sua propensione al tradimento. Le battaglie, caro Presidente, si fanno fino in fondo: e non è importante se nei tribunali i ricorsi si perdono. Quel che vale è la coerenza, la tenacia, la fermezza con cui si continua a lottare.
E invece Marsilio non ha trovato il tempo nemmeno di partecipare a una Conferenza di Servizi in modalità telematica, ha abdicato alla sua funzione, ha rotto il patto di solidarietà coi cittadini abruzzesi contrari a quest’opera, ed ha fatto votare favorevolmente il funzionario regionale che partecipava alla seduta.
Ricordo che nella riunione del 4 aprile 2018 alla Presidenza del Consiglio si decise di effettuare uno specifico studio sismico sul tracciato del metanodotto in base alle indicazioni dell’Ingv. Impegno ribadito dal Direttore Generale del Mise, Gilberto Dialuce, nella lettera del 14 novembre 2018 e confermato dalla Snam nella nota del 4 dicembre scorso indirizzata al MiSE e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Lo studio svolto dall’Ingv sulla sismicità della sola centrale di compressione di Sulmona non è sufficiente poiché il problema riguarda l’intero Appennino centrale. Dunque senza uno studio sulla sicurezza sismica dell’intero tracciato non è giusto, anzi è rischioso, assumere una decisione seria e responsabile.
Ma la cosa assurda è che anche l’Eni ha criticato il progetto: nelle sue Osservazioni al Piano decennale Snam 2020-2029, lo ha giudicato un “investimento non necessario a garantire il soddisfacimento della domanda nazionale” che comporta il rischio di “innescare per decenni una spirale di tariffe di trasporto crescenti” a carico dei consumatori italiani, mentre i costi di realizzazione (“Rete Adriatica” vale 1,9 miliardi di euro) andrebbero ripartiti tra gli Stati europei che beneficeranno del metanodotto ben più dell’Italia”. Stesse critiche vengono dall’Anigas – l’associazione delle imprese di Confindustria che si occupano della distribuzione del metano – preoccupata che l’aumento delle tariffe del gas generi un aumento dei costi e dunque una riduzione della competitività delle imprese.
Sono a disposizione del Sindaco di Sulmona con tutti coloro che vogliono proseguire la lotta politica, amministrativa e giuridica contro il devastante progetto della Snam.