CELANO – Continuiamo il nostro approfondimento sugli atti che hanno dato il via all’inchiesta denominata “Acqua fresca” a Celano.
Tutto trae origine, come riportato nell’ordinanza del Gip a pag. 22 e 23, dalle sommarie informazioni rese dal segretario PD Calvino Cotturone innanzi al nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di L’Aquila in data 8.1.2018, il quale riferì di avere incontrato Cotturone Roberto, titolare di una ditta edile, nel pomeriggio di un giorno, all’inizio del 2017, in Piazza IV Novembre a Celano, di fronte ad un bar. Questi gli aveva confidato di non riuscire ad avere incarichi da parte del Comune di Celano, mentre, in passato, ne aveva ottenuti diversi previo pagamento di “tangenti” all’attuale vice sindaco Piccone Filippo, precisando di essere riuscito ad ottenere, in cambio, appunto, del pagamento di somme di danaro, appalti per lavori mai svolti, che, tuttavia, gli erano stati successivamente retribuiti in modo apparentemente regolare, facendo l’esempio della ritinteggiatura degli spogliatoi del vecchio campo Bonaldi. In quel caso, infatti, fatturò un lavoro che, in realtà, non era mai stato eseguito, ma che gli venne, comunque, liquidato dal comune.
Il segretario del Pd dichiarò, infine, che, analogamente ad altre ditte di cui non aveva indicato il nome, tale situazione terminò in concomitanza con la condanna dello stesso imprenditore per reati fiscali e conseguente impossibilità di emettere fatture nei confronti del Comune di Celano.
Le indagini condotte dagli uomini dell’arma dei carabinieri, a seguito delle dichiarazioni rese da Calvino Cotturone, erano volte ad accertare la veridicità delle stesse ma allo stesso tempo hanno dato un parziale riscontro in quanto hanno portato alla luce che, effettivamente, Cotturone Roberto, titolare di diverse ditte edili, aveva riportato alcune condanne penali: l’ultima datata 21.9.2015 per emissione di fatture per operazioni inesistenti con conseguente incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione. Da quella data, pertanto, lo stesso non aveva potuto più emettere fatture nei confronti del Comune di Celano.
Assodato, quindi, che le dichiarazioni rilasciate da Cotturone Calvino, oltre ad essere coerenti, logiche ed immuni da censure, erano, altresì, supportate dai sopra indicati riscontri, è stato autorizzato dal Gip un servizio di intercettazione delle conversazioni intercorrenti sulle utenze telefoniche in uso agli odierni indagati.
Quindi dalle sommarie informazioni rilasciate da Calvino Cotturone sulla conversazione avuta con l’imprenditore edile Roberto Cotturone, che gli aveva confidato di non riuscire ad avere incarichi da parte del Comune di Celano, parte l’inchiesta “Acqua fresca”.
Dalle verifiche risulta che Roberto Cotturone (deceduto lo scorso 15 gennaio a causa di un malore), riporta effettivamente una condanna con pena accessoria in data 21.9.2015 con incapacità di contrarre con la Pubblica Amministrazione per 2 anni, notificata al Sindaco di Celano, alla Prefettura e alla Questura dell’Aquila in data 18 maggio 2016.
Dunque, in che maniera l’imprenditore Roberto Cotturone avrebbe potuto avere incarichi da parte del Comune di Celano, se non poteva riceverne per 2 anni perché condannato? Nell’inchiesta, che sembra ancora non essersi conclusa, dove sono le prove delle tangenti elargite da Cotturone a Piccone?
In 500 pagine di Ordinanza dove sono iscritte ben 56 persone, nessuna di loro risulta essere indagata per corruzione e non vi è mai traccia di alcuna tangente per nessuno, eppure le dichiarazioni di Calvino Cotturone, basate su un incontro con un imprenditore che non poteva ricevere incarichi dal Comune di Celano perché condannato, sono state ritenute dalla magistratura coerenti, logiche ed immuni da censure per avviare l’ormai famosa inchiesta “Acqua fresca”.
Intanto, nella settimana appena trascorsa, sono stati sospesi altri funzionari comunali, già coinvolti nell’inchiesta e che aspettavano la notifica delle misure adottate nei loro confronti da quasi tre mesi: l’ufficio tecnico del Comune è stato letteralmente azzerato con il conseguente blocco dell’edilizia che, proprio ora, in un momento storico-economico tra i più critici della storia contemporanea mondiale, sarebbe potuta riavviarsi dando respiro agli artigiani locali.
Non vorremmo che, a forza di inseguire quello che si cerca inutilmente da oltre 3 anni, tangenti e corruzione, la pezza diventi peggio del buco.
Alla fine sarà curioso capire anche quali sono i costi (e a cosa porteranno) di questa inchiesta e quali saranno le conseguenze, pesantissime, delle misure adottate sull’economia celanese.
L’unica cosa certa, al momento, è che spese e conseguenze ricadranno sempre in capo ai cittadini.