MADRID – Sono circa 7mila i contagi a giorno nel territorio spagnolo. Negli ultimi 14 giorni, nella comunità di Madrid ci sono stati 25mila contagi. Eppure, la Comunidad ha sfidato l’intero modello mondiale nella gestione della pandemia: a Madrid si vive. Tutto Aperto. Palestre, bar, cinema, ristoranti sono in funzione. L’unica regola è un coprifuoco alle 23. Ogni tanto ci sono chiusure mirate nei quartieri a rischio, ma test a tappeto e controlli vengono effettuati di continuo.
Madrid es libertad, scrivono sui social.
“Sono partito per Madrid prima di Pasqua”, racconta Federico, giovane tagliacozzano in Spagna, “Sicuramente, la situazione non rispecchia la normalità, cioè la vita che conoscevamo prima del Covid. Rispetto all’Italia, però, qui è veramente tutto aperto. Parchi giochi, cinema, bar, attività commerciali. Si può fare tutto all’aperto e al chiuso”, racconta, “Tutti con la mascherina e con il distanziamento nei tavoli e nei luoghi di ritrovo. La sensazione evidente è che la pressione psicologica sia inferiore rispetto a quella italiana. Vedo gente che sorride e, lo dico francamente, non c’è quella pesantezza che si vive nel territorio marsicano. Certo, sicuramente la sanità di qui, non è la sanità di Avezzano”.
Secondo quanto riportato da Tgcom24, il modello “tutto aperto” ha dato validi risultati nella comunidad spagnola: da ottobre 2020 a marzo 2021 ha registrato in media meno morti: in Lombardia sono stati 136 ogni 100mila abitanti, a Madrid 98. Ad oggi, anche gli infetti sono maggiori, ma meno vittime: 2.394 nuovi positivi (36 ogni 100mila abitanti) contro i 2.569 lombardi (25 ogni 100mila) e 19 decessi contro 109 (0,2 contro uno ogni 100 mila).
Superfluo parlare del vantaggio economico delle attività essendo tutte aperte rispetto alla nostra amata Italia. Sicuramente il sistema sanitario è di tutt’altro livello per la presenza di posti di rianimazione, così come è migliore lo stesso clima.
Sulla vaccinazione, i numeri sono simili all’Italia. L’intera Spagna ha vaccinato il 7% della popolazione, come l’Italia, mentre la prima dose è stata somministrata al 19% della popolazione; in Italia al 17%.