AVEZZANO – Non siamo mai stati teneri con De Angelis, dobbiamo essere sinceri.
Non lo consideriamo una meteora. Lo consideriamo un meteorite. Uno di quei meteoriti che non ha avuto neppure il pregio di eliminare i dinosauri, anzi alcuni di essi li ha voluti al suo fianco finché gli servivano per poi accompagnarli all’estinzione politica.
Quindi il nostro parere è di parte. E abbiamo preconcetti anche dinanzi alle ultime sortite sul “Nuovo Municipio” rispetto al quale la formula del ragionamento dell’ex primo cittadino è sempre quella del Marchese del grillo: “io so io e voi…”
Eppure, proviamo a fare uno sforzo.
La tesi del suo comunicato, (che a noi non ha mandato come sempre), ma è presente sul giornale di casa De Angelis, è la seguente: “io avevo chiuso l’accordo per un milione e mezzo e voi oggi siete costretti a pagare due milioni. Tutto ciò è colpa della congiura di tre consiglieri che hanno fatto cascare la mia “illuminata” amministrazione” (illuminata l’abbiamo aggiunto noi perché siamo sotto Pasqua!).
Un filosofo diceva: “L’essere è. Il non essere non è!”. L’accordo dell’ex sindaco sul Contratto di quartiere è come il non essere. Semplicemente, non è.
Però il punto è un altro. L’intervento appare, come sempre, borderline.
Borderline tra la rivendicazione amministrativa e il rancore personale più cupo.
Borderline tra la congiura di pochi e l’accusa a tutti o quasi.
Borderline tra un ex amministratore che cerca di essere ancora presente sulla stampa, aspetto legittimo, e quello che vive un conflitto irrisolto con il passato amministrativo di pochi mesi molto intensi (soprattutto per la città).
Come si può, ancora oggi, attribuire le colpe della caduta a tutti, tranne al vero colpevole?
Consegnare la città ad un commissario prefettizio che non affronta, in pochi mesi, questioni che si trascinano da dieci anni è una grave responsabilità. E certamente i consiglieri comunali ne sono consapevoli, tanto che storicamente ad Avezzano la politica municipale è filogovernativa; fin troppo!
Eppure, esclusi sette fedelissimi, poi diventati sei, nessuno si è strappato i capelli per quel voto di sfiducia.
In altre città ci sono stati scontri, accuse tra fazioni, un forte conflitto morale in chi ha votato contro. Due anni fa non abbiamo visto nulla di tutto ciò. La stragrande maggioranza dei cittadini ha vissuto quell’evento con indifferenza e un senso di liberazione postbellica. Qualcuno ha festeggiato. Pochissimi l’hanno rimpianta.
E tutti sembrano aver appreso qualcosa dagli errori, tranne uno.
Se il saggio consiglia “ascolta le prediche ma seleziona i pulpiti!” la questione è che, dal pulpito, è tornato il vecchio livore, la rabbia del genio incompreso, l’approccio del broker innervosito da ogni sprazzo di pensiero differente.
Eppure, l’unico record segnato dall’amministrazione pre commissariale è stato farsi mandare a casa in soli due anni in una città nella quale i consiglieri, giustamente fanno di tutto per non andare a casa.
L’hanno fatto perché non ne potevano più di un capo che ha dato grandi aspettative e pessime prove di sé proprio nel guidare gli altri.
De Angelis, dopo poche settimane, è entrato in conflitto con alcuni sostenitori della prima ora, poi con quelli di responsabilità civica, poi con parte di FDI, poi con parte dell’UDC, poi con una decina di migliaia di automobilisti improvvisamente incapaci di gestire il passaggio al semaforo, poi con gli ambulanti che non apprezzavano il confino. Ma, politicamente, ha fatto anche di peggio.
Avezzano per la prima volta da decenni è rimasta senza una rappresentanza regionale (escluso il buon Fedele del M5s).
Acquisita Forza Italia, dopo pochi mesi di gestione del partito ha perso l’unico consigliere regionale, poi quello provinciale fuggito per incompatibilità caratteriale, poi tre consiglieri comunali caduti col sindaco, poi anche i giovani ed esponenti storici di Forza Italia.
Risultato? Una campagna elettorale per le comunali svolta in forma clandestina ed in cui, la precedente esperienza amministrativa, non veniva rivendicata neppure dai suoi. E come unica soddisfazione aver contribuito alla sconfitta del centrodestra.
Perché torniamo indietro? Perché se il dibattito sui soldi dei cittadini è giusto e necessario, i toni usati dall’ex sindaco per intervenire sulla vicenda ci hanno riportato improvvisamente a quello stile tutto “io so io e voi…” di cui non sentivamo grande mancanza.
E questa volta si è aggiunta la cattiveria del riferimento a vicende complesse tutte da chiarire, anche in tribunale, con accuse dirette ed esplicite a dirigenti e funzionari con cui pure l’ex sindaco ha collaborato.
Qual è il fine? Se fosse stato quello della tutela dell’interesse pubblico si sarebbe limitato all’aspetto economico e invece no! Tra le righe, caratterizzate dalla consueta cattiveria, c’era un messaggio molto più chiaro. Occhio che ci sono sempre, implacabile come il T-red, e potrei tornare come nel peggiore degli incubi.
Perché non sempre dalle cadute si impara qualcosa. Anzi, per alcuni sono più frequenti le ricadute, anche di stile.