di Piero Carducci (economista)
La Marsica non può ovviamente sottrarsi alla drammatica crisi economica causata dalla pandemia. Per contrastarla, oltre alle misure del Governo, occorrono più efficaci strumenti locali di sostegno alle attività che maggiormente soffrono la situazione, ma pure serve che la politica assuma come obiettivo lo sviluppo, precondizione per generare occupazione stabile e di qualità. Esplicita priorità è rigenerare la fiducia nelle potenzialità del territorio, stimolare gli operatori economici ad investire, favorire l’export, attrarre imprese e creare attività.
Ora bisogna superare la politica degli slogan e davvero “fare sistema” per spendere bene le ingenti risorse europee in arrivo (Recovery fund e Fondi strutturali 21/27): la drammatica crisi da Covid può essere, a certe condizioni, occasione per un vero cambio di paradigma, con lo sviluppo al primo posto. Il nostro modello econometrico stima che nella Marsica il prodotto interno lordo tornerà ai livelli ante-virus (2019) non prima del 2024. Lo shock al sistema non è quindi ciclico e la perdita di reddito non è colpa di nessuno di coloro che ne soffrono. La ricetta è una sola: mettere in campo politiche keynesiane fortemente espansive, ovvero realizzare rapidamente investimenti produttivi generati da un debito pubblico che è “buono” solo se migliora la produttività generale.
La ricetta su come uscire dalla crisi è nota, nel recente passato la Marsica ha prodotto documenti approfonditi su come valorizzare le sue intrinseche potenzialità e non servono altre chiacchiere ed ulteriori “giri di walzer”. Ora serve agire e non perdere l’opportunità offerta dalle nuove risorse, particolarmente in quelle aree interne (l’intera provincia dell’Aquila) per anni penalizzate da politiche regionali scandalosamente costacentriche.
Le risorse europee costituiscono l’occasione per un salto di qualità, ma occorrono una regia unica ed una determinazione che ad oggi non sono affatto evidenti.
Occorrono buoni investimenti nella fruttuosa filiera agro-alimentare, nella indispensabile banda larga e nella carente innovazione, nella insufficiente ricerca e trasferimento tecnologico, in antiquate infrastrutture mirate alla connessione con i grandi corridoi europei (Ten-t). E poi, adeguata assistenza tecnica per migliorare la spesa delle risorse pubbliche e mirate politiche per l’export approfittando della poderosa Via della Seta (BRI). Per affrontare la gravissima crisi indotta dal virus occorre poi avviare uno specifico strumento finanziario per ricapitalizzare le imprese in crisi di liquidità e trasformare i debiti in capitale di rischio. Politiche puntuali di sostegno all’export devono accelerare lo sviluppo delle filiere in controtendenza, ovvero che crescono nonostante la crisi, come è appunto l’agroalimentare. Le risorse disponibili vanno indirizzate verso le organizzazioni più dinamiche e profittevoli, e in generale va perseguita l’efficienza allocativa, premiando le imprese che vogliono crescere nel territorio. Bisogna poi irrorare di innovazione le piccole imprese e la Pubblica Amministrazione, dove la digitalizzazione e la banda ultralarga sono in forte ritardo, e poi il sempre dimenticato turismo collegato alle politiche culturali…
L’elenco potrebbe continuare, ma poco si realizzerà se i decisori pubblici non si impegnano nel valorizzare gli strumenti di condivisione che esaltino i valori identitari e comunitari, come il parlamentino dei Sindaci e le società partecipate ad oggi sottoutilizzate come strumenti di politica economica. Si tratta di perseguire obiettivi di “qualità ambientale” che richiedono necessariemente la collaborazione di importanti società di scopo, come ad esempio il Cam, società dove occorre una gestione lungimirante e manageriale e non soltanto contabile. E per questo occorrono ovviamente manager adeguati al momento cruciale che stiamo vivendo.
Per farla breve, la Marsica deve investire bene le consistenti provvidenze europee in arrivo ed invertire la rotta se non vuole patire una strutturale decrescita. Occorre un solido progetto strategico ma prima ancora uno shock keynesiano, una iniezione di liquidità in investimenti produttivi, unico mezzo per evitare di rotolare verso una pericolosa recessione. Insomma una Marsica coesa al suo interno, collaborativa con le altre realtà delle aree interne, territorio fertile per lo sviluppo duraturo, quello che viene dalle buone politiche economiche e dalle imprese, sia private che partecipate.