La nuova variante inglese Covid, nota anche come B.1.1.7, sta diffondendo e alimentando i timori dei maggiori esponenti della comunità scientifica, preoccupati del fatto che la contagiosità di questo nuovo ceppo – più aggressivo ma non più letale – possa influire negativamente sul tasso dei contagi e, quindi, sull’andamento dei numeri della pandemia.
Covid, i sintomi della variante inglese: come si manifesta
Secondo un’analisi dei recenti casi osservati nel Regno Unito e in diversi parti d’Europa, i pazienti Covid a cui è stata diagnosticata la nuova variante tendono a mostrare segni di infezione “meno tipici” rispetto a quelli più comunemente associati al Coronavirus (spesso paragonati ai disturbi tipici dell’influenza). Da qui la necessità di individuarli con maggiore precisione e portali all’attenzione della comunità, così da informare le persone e renderle maggiormente consapevoli del fatto che – alla presenza di questi nuovi sintomi – è consigliabile sottoporsi ad un test antigenico o rapido per essere sicuri di non aver contratto il virus.
Secondo uno studio dell’Office for National Statistics (ONS), vi sono alcuni sintomi che possono essere più comuni nelle persone che risultano positive al test per la nuova variante britannica. I risultati dell’ONS si basano su osservazioni che hanno coinvolto un campione casuale di 6.000 persone in Inghilterra, che sono state monitorate per due mesi tra metà novembre e metà gennaio.
Stando a quanto emerso, in un gruppo di circa 3.500 persone la nuova variante si è manifestata attraverso i seguenti sintomi:
- il 35% ha detto di aver avuto la tosse;
- il 32% ha avuto affaticamento;
- il 25% aveva dolori muscolari e dolori alle articolazioni;
- il 21,8% aveva mal di gola.
Dati questi in contrasto con la “vecchia” variante, che – in un gruppo di 2.500 persone – si è presentata attraverso i seguenti sintomi:
- il 28% ha avuto la tosse;
- il 29% era affaticato;
- il 21% aveva dolori muscolari e alle articolazioni;
- il 19% aveva mal di gola.
Lo studio ha rilevato inoltre che solo il 16% di coloro che hanno contratto il ceppo inglese ha sperimentato la perdita del senso del gusto, mentre solamente il 15% ha perso l’olfatto. Percentuali queste leggermente inferiori a quelle riportate dalle persone con la vecchia variante (dove perdita di gusto e olfatto si è manifestata nel 18% dei casi).
Non è stata riscontrata invece alcuna differenza per quanto riguarda i sintomi come mal di testa, mancanza di respiro o diarrea e vomito, che in entrambi i casi (vecchio e nuovo ceppo) si sono manifestati con la stessa frequenza.
Variante inglese Covid: i sintomi “atipici”
Trattandosi di un’infezione virale che colpisce soprattutto il sistema respiratorio, i pazienti Covid lamentano spesso – come primi sintomi – tosse secca, problemi di fiato e affaticamento. Tuttavia, oltre a tosse e mal di gola, gli esperti britannici hanno osservato che molti pazienti Covid che hanno contratto la variante inglese hanno manifestato una forte debolezza e stanchezza tra i primi disturbi, prima ancora dei classici sintomi associati al Sars-Cov-2.
In molti casi, i sintomi neurologici dell’infezione inglese possono anche causare vertigini, malessere e nausea. E a questi si aggiungono i dolori muscolari e alle articolazioni, che stanno aumentando sempre di più.
Questi segni possono presentarsi in qualsiasi ordine, essere presenti insieme ai segni classici (mal di gola, febbre, tosse) o senza di essi. Per questo motivo, al loro manifestarsi in maniera persistente e/o insolita, i ricercatori suggeriscono di sottoporsi ad un test per scongiurare ogni rischio.