di Piero Carducci – Economista –
Troppe priorità equivalgono a nessuna priorità, è una elementare regola della programmazione che viene spesso dimenticata. Soprattutto ora che arriveranno risorse nuove e ingenti come sono quelle del Recovery Fund, tutti si affannano a mettere dentro al cestino questo e quello, opere importanti e opere senza senso, dimenticando che il Recoverynon è la “lampada di Aladino” che realizza ogni desiderio.
Le risorse sono comunque limitate, se non si vuole sprecare questa occasione le classi dirigenti devono farsi una semplice domanda: quali sono le opere pubbliche davvero essenziali per il rilancio economico duraturo delle aree interne in generale e della Marsica in particolare? Ebbene, se vogliamo inserirci nelle dinamiche geopolitiche vincenti e crescere, dobbiamo migliorare le grandi infrastrutture di trasporto da Ovest a Est (Barcellona Civitavecchia Avezzano Ortona Ploce) e le grandi infrastrutture al servizio dell’agroalimentare, la vera miniera della Marsica (impianto irriguo fucense, depurazione delle acque, innovazione della filiera e trasformazione industriale).
Sulle infrastrutture al servizio della filiera agroalimentare torneremo con un successivo articolo.
Per le grandi infrastrutture di mobilità, è essenziale per la Marsica inserirsi nella Via della Seta, un progetto di immani dimensioni che riguarda oltre 70 paesi e sposterà l’asse del commercio mondiale dall’area atlantica all’area asiatica. E per “entrare” nella Via della Seta la strada è una soltanto: investire sulla ferrovia Roma/Avezzano/Pescara, sulla intermodalità di supporto, sulla relativa logistica e migliorare inoltre l’attrezzaggio dei porti commerciali abruzzesi (Ortona).
Questa è la madre di tutte le opere, da fare subito, senza disperdere le risorse in opere secondarie se non inutili. Si tratta di investimenti in infrastrutture pesanti che, se realizzati, assegneranno un ruolo diverso alla Marsica ed a tutta la regione. Si tratta di infrastrutture essenziali per la generazione di economie esterne per le attività produttive, per la diffusione dell’innovazione, per promuovere il ruolo delle aree interne come cerniera tra l’Ovest e l’Est europeo, tra il Vecchio Continente e l’Asia ruggente, per via delle nuove centralità assunte dal Mediterraneo e dal Far East nel commercio mondiale.
Dobbiamo tener conto del fatto che l’Unione Europea perderà progressivamente centralità, sia per il “disimpegno atlantico” degli USA, sia per la Brexit e sarà proprio l’Inghilterra, non più l’UE, il partner politico-commerciale privilegiato degli States.
L’elemento nuovo e rilevante è l’irruzione della Cina in Europa con il progetto BRI (Belt and Road Initiative), banalizzato come Via della Seta, che vale da solo 1000MLD di dollari. Nulla sarà come prima. Il progetto di infrastrutturazione BRI è una “strategia ombrello” che porterà ad una esponenziale espansione dei commerci da/verso l’Asia.
Ora occorre la giusta e forte iniziativa politica per riuscire ad approfittare del nuovo corso, perché di un nuovo ordine mondiale si tratta. Ecco perché è urgente realizzare le infrastrutture al servizio dell’export; le nostre imprese potranno sensibilmente incrementare l’export verso i 70 paesi della Via della Seta, soprattutto per le filiere agroalimentare e farmaceutica.
Se non si realizzano rapidamente le “Porte d’Oriente” e moderne reti ferroviarie, le aree interne diverranno un limbo, un territorio escluso dai grandi flussi di trasporto e di mero attraversamento, senza che l’economia locale possa beneficiare di alcun valore aggiunto conferito dalla funzione logistica. La Marsica ha l’occasione storica di assumere centralità economica. Un territorio dove la politica è matura non si perde in polemiche sterili ma cerca, in primo luogo, di acquisire le risorse del Recovery, per poi lavorare per spenderle bene, per divenire località centrale ed attrattiva nei futuri scenari del commercio mondiale. L’alternativa è il sicuro declino.