CELANO – Era il lontano 2014 quando la città di Celano balzò all’attenzione delle cronache nazionali per la vicenda della discarica di San Marcello e fu definita “Terra dei fuochi” e delle “ecomafie”. Una denuncia anonima portò i carabinieri del Noe di Pescara ad esaminare più di 40 ettari di terreno in cui, secondo l’accusa, erano sotterrati rifiuti illeciti.
Nel 2016, a soli 9 mesi dall’insediamento dell’amministrazione Santilli, su disposizione del Pm Maurizio Maria Cerrato, della Procura di Avezzano, l’area fu sottoposta a sequestro.
La discarica abusiva, scoperta dopo 65 anni, fu paragonata alla grandezza di 20 volte il Colosseo.
L’opposizione di allora tuonò contro l’amministrazione, generando illazioni ed allarmismi circa il probabile inquinamento delle falde acquifere e dei terreni del Fucino adiacenti la discarica, generando non pochi problemi alle attività produttive primarie di tutta la Marsica.
I cittadini celanesi, all’epoca dei fatti, si dissero indignati per queste affermazioni, chiesero chiarezza e rifiutarono categoricamente l’immagine di nuova Terra dei fuochi, fatto che avrebbe penalizzato, di lì a poco, a loro dire, l’economia del posto.
Oggi, alla vigilia del settimo anno da quegli eventi, arriva la comunicazione ufficiale del Sindaco Settimio Santilli: la discarica è stata dissequestrata, le indagini sono state chiuse ed archiviate.
“Ricordo benissimo ahimè quei giorni del febbraio 2016 in cui mi vennero notificati gli atti di sequestro di 44 ettari di terreno della discarica di San Marcello, paragonata per dare ancora più enfasi mediatica, a una discarica abusiva di rifiuti grande 20 volte il Colosseo.
Giornate molto convulse in cui personaggi di diverse componenti politiche, con commenti del tutto fuori luogo ed inappropriati ancor prima che i fatti fossero accertati dalle autorità competenti, si rincorsero per prendere la primogenitura politica dello scandalo portato all’attenzione dell’opinione pubblica di una discarica consortile di 70 anni che proprio io invece da assessore all’ambiente nel 2014 con l’amministrazione Piccone feci chiudere, creando al suo posto un Centro di Raccolta rifiuti differenziati e passando in città dalla raccolta dei rifiuti coi cassonetti su strada, al porta a porta che oggi ci ha portato al 75% di raccolta differenziata.
Cercai di far capire in più consigli comunali dell’epoca che la normativa puntuale e specifica sull’ambiente risaliva solo al 1997 col Decreto Ronchi e nessuno poteva essere in grado di accertare con certezza l’epoca di conferimento dei rifiuti e se il loro smaltimento rispondesse a una normativa antecedente al decreto Ronchi, praticamente inesistente, oppure a quella successiva a questo.
Si fecero diverse illazioni sulle calci di defecazione conferite ai tempi dallo zuccherificio nell’enorme “buca” che venne creata per costruire l’autostrada A24-A25, ma che invece all’epoca venivano addirittura considerate come ammendante per i terreni.
Come si fecero anche diversi riferimenti a notevoli quantità di rifiuti tossici e pericolosi provenienti da più parti d’Italia che negli anni erano stati interrati oltre che nella discarica di San Marcello anche in diversi terreni privati anche questi sequestrati.
Fu sequestrata anche l’area del Crossodromo di Celano che proprio in quel periodo dopo anni di investimenti stava finalmente avendo una visibilità e programmazione importante a livello nazionale e che fu completamente e irrimediabilmente stoppata.
Iniziammo dunque una intensa attività di bonifica del piano campagna e al contempo con l’ARTA una serie di indagini del sottosuolo per scoprire quali tipologie di rifiuti fossero state smaltite e soprattutto capire se le falde acquifere fossero state inquinate, perché nel frattempo si scrisse che i prodotti del Fucino erano stati irrigati con acqua malsana per decenni!
Le analisi effettuate negli anni in contraddittorio da personale specialistico Arta ed Aciam sugli stessi campioni prelevati sui terreni e sulle acque della più vecchia discarica dell’area di San Marcello, quella “a fagiolo” e conservate agli atti in Comune, hanno dimostrato il rispetto dei limiti di legge sanciti dal testo unico sull’ambiente.
Queste azioni quantomai doverose e mirate a fare chiarezza prima possibile negli interessi della salute pubblica, dell’ambiente e dell’economia locale ormai quasi esclusivamente a vocazione agricola, negli anni sono costate centinaia di migliaia di euro al Comune e quindi alle tasche dei celanesi, per addivenire oggi all’archiviazione delle indagini. Notizia che ovviamente accolgo con estremo piacere, ma che al contempo non può che lasciarmi tanto amaro in bocca.
Non mi aspetto ora scuse verso la mia persona, ma sarebbero quantomai doverose quelle verso Celano, gli agricoltori del Fucino, e gli appassionati del Crossodromo.
Mi auguro che la stagione degli esposti sia finalmente terminata, perché non ha mai portato a nulla, se non a minare irrimediabilmente l’immagine di Celano, dell’economia locale e delle persone coinvolte nelle indagini, e che si torni a far politica in maniera giusta e sana nelle sedi opportune.
La politica del sospetto, delle denunce, delle critiche distruttive e delle illazioni senza alcuna fondatezza verso l’avversario politico a costo anche di fare del male alla propria città non condurrà mai a nulla.
Voglio tuttavia ringraziare quanti hanno concorso a far chiarezza su questa vicenda molto oscura e negativa per Celano, dalla Procura di Avezzano, ai carabinieri del NOE capitanati dal Maggiore Corallo per la piena ed inappuntabile collaborazione offerta ognuno nel rispetto dei propri ruoli, all’Aciam dall’amministratore delegato A.Torelli all’ingegnere P. Recchia, all’avvocato A.Milo, fino al capo di gabinetto Massimiliano Forte completamente dedicatosi con passione per anni alla vicenda per far luce prima possibile sulla stessa e la proficua collaborazione offerta agli organi inquirenti.
Ora ci si potrà dedicare finalmente allo studio di un progetto di risanamento e riqualificazione ambientale di tutta l’area di San Marcello visto che il “Recovery plan” prevede importanti finanziamenti nel settore ambientale, per far balzare alla cronaca nazionale Celano non come nuova “Terra dei fuochi”, ma come una delle realtà più rispettose e lungimiranti nelle politiche ambientali, perché l’ambiente e la sua salvaguardia appartengono a tutti e non solo ad alcuni suoi filosofi paladini.
Rimarrò comunque in attesa che qualcuno di questi magari trovi la soluzione magica al problema dei rifiuti e contraddica la legge della conservazione della massa che recita che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Sarò il primo a compiacermene e a congratularmi.”