Un’operazione, che mira a dare risposte ai cittadini sui temi più caldi della sanità abruzzese e in particolare nella Asl di Pescara, è stata messa in atto questa mattina dal Vice presidente del Consiglio regionale Domenico Pettinari che ha posto una serie di domande rivolte all’Assessore Verì su Vaccini, Personale Sanitario, ospedali e liste d’attesa. “Le domande che sono raccolte in questa sorta di Question Time popolare – spiega Pettinari in una conferenza stampa – arrivano direttamente dallo studio di carte e dalle denunce di tanti cittadini che si sono rivolti alla Vice Presidenza del consiglio regionale per avere le risposte che da questa Giunta a guida Fratelli D’Italia, Forza Italia e Lega, non arrivano. Le abbiamo girate all’assessore attraverso gli strumenti che abbiamo a disposizione come opposizione: missive ufficiali, interrogazioni e interpellanze in consiglio regionale, ci auguriamo che le risposte arrivino e soprattutto che le criticità che hanno ispirato questi quesiti vengano risolte al più presto. La sanità in Abruzzo, al di là della solita autocelebrazione a cui il centrodestra ci costringe ad assistere – incalza Pettinari – è in condizioni disastrate: il Covid è piombato su una situazione altamente critica e ha messo in evidenza carenze sistematiche che denunciamo da anni. A partire dalle liste d’attesa, dalla mancanza di pediatri, dall’abbandono degli ospedali minori, fino ad arrivare ad una più ampia e radicata mancanza di programmazione e visione delle risorse.
POCHI PEDIATRI PER TROPPI PAZIENTI, LA PROVINCIA DI PESCARA DIVENTA UN CASO
Sono i comuni di Scafa e di Pescara quelli più colpiti dalla carenza di pediatri di famiglia, una mancanza resa ancor più impattante dall’emergenza sanitaria in corso. Ho raccolto la denuncia di numerosi genitori e quindi scritto immediatamente alla Giunta per avere risposte certe. Le risposte sono arrivate, ma hanno sollevato più dubbi che dipanato soluzioni. Infatti alla luce di quanto espresso nella nota ricevuta, parrebbe che la problematica riferita alla carenza dei pediatri di famiglia, potrebbe risolversi con il semplice ampliamento del numero degli assistiti ai pediatri attualmente convenzionati e che solo successivamente, sarà verificata la possibilità di istituire nuove sedi. Ma voglio ricordare alla Giunta che l’accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici pediatri di libera scelta (al comma 7, dell’art. 32) “rapporto ottimale”, prevede che la determinazione del numero dei pediatri iscrivibili in comuni comprendenti più Aziende, viene determinata sommando i pediatri iscrivibili in ciascuna Azienda Sanitaria Locale sulla base della propria popolazione di riferimento. Per i pediatri, un numero massimo di assistiti pari a 800 unità può essere superato in considerazione di specifiche deroghe (concernenti neonati, appartenenti a medesimo nucleo familiare, assistiti extracomunitari) che, in ogni caso, non possono consentire il superamento di 880 assistiti.
La Regione, nei mesi di marzo e di settembre di ogni anno, è tenuta a pubblicare sul Bollettino Ufficiale l’elenco delle zone carenti di pediatri convenzionati per l’assistenza primaria, individuate nel semestre precedente dalle singole Aziende USL.
In sede di pubblicazione delle zone carenti la ASL indica il Comune o la zona in cui deve essere assicurato un congruo orario di assistenza.
Dalle numerose segnalazioni pervenute da parte di genitori ed operatori sanitari, sembrerebbero emergere diversità, da parte delle Aziende USL regionali, nella gestione della pediatria di libera scelta.
Infatti, si evidenzia, che alcune ASL non avendo proceduto alla rilevazione delle zone carenti, nei termini previsti dall’art 45 del vigente AIR (Accordi Integrativi Regionali) abbiano concesso ad alcuni pediatri di famiglia di superare abbondantemente il limite degli iscritti, mentre, la mancata rilevazione delle carenze, ha lasciato numerosi Comuni privi del pediatra di famiglia
Questa “illegittima tolleranza” da parte delle ASL è stata affrontata anche dalla Corte di Cassazione che, con sentenze nn. 8366/2014, 15144/2008, ha affermato che l’assunzione, da parte di un medico o pediatra di libera scelta, di un numero di assistiti eccedente il massimale costituisce condotta contraria alla legge.
Si rappresenta inoltre, che la mancata pubblicazione di alcune carenze ha procurato da una parte, un mancato guadagno ai medici pediatri in graduatoria in quanto non è stata loro data la possibilità di poter essere incaricati per l’espletamento delle attività disciplinati dall’ACN, dall’altra parte è stata data l’opportunità, a pediatri che hanno superato il limite massimale previsto, di un ulteriore guadagno.
Pertanto abbiamo ulteriormente chiesto alla Giunta di rendere nota la reale situazione degli elenchi di minori assegnati a ciascun Pediatra delle 4 ASL Abruzzesi tenendo conto dei massimali imposti per legge.
Se la Regione, nei mesi di marzo e di settembre di ogni anno, pubblica sul Bollettino Ufficiale l’elenco delle zone carenti di pediatri convenzionati per l’assistenza primaria, individuate nel semestre precedente dalle singole Aziende USL. È emblematico che nel Comune di Pescara non sembrerebbe essere stata rilevata alcuna carenza da circa 15 anni e che, a fronte di una popolazione pediatrica di 13.585 (tra 0-6 e 7- 14 anni), operano solo dodici pediatri di libera scelta. Ne deriva che il numero di assistiti per ciascun pediatra supera il numero delle 1.000 unità. Questo sarebbe in netto contrasto con il numero stabilito dall’ACN (Accordo Collettivo Nazionale).
Quindi è necessario che la Giunta ci dica se è vero che ci sono Pediatri che superano il limite degli iscritti e la ASL “tollera” questa situazione. Se l’Assessore è a conoscenza che esistono le sentenze nn. 8366/2014, 15144/2008 della Corte di Cassazione, che affermano che l’assunzione da parte di un medico o pediatra di libera scelta di un numero di assistiti eccedente il massimale costituisce condotta contraria alla legge, perché non si interviene per colmare questa anomalia?
PRENOTAZIONE VACCINI COVID, SISTEMA IN TILT E NEBULOSITÀ SULL’UTILIZZO DEI DATI
Fino al 31 gennaio 2021, salvo proroga, è possibile esprimere la propria “Manifestazione d’interesse” alla vaccinazione anti Covid-19, riservata agli ultraottantenni, alle persone con fragilità, alle persone con disabilità.
Nei primi giorni l’accesso alla piattaforma è stato impossibile per la maggior parte dei cittadini, poiché il sistema risultava bloccato, come è risultato difficile accedere anche alla linea telefonica del numero fisso indicato dalla Asl. Solo nei giorni successivi, e dopo non pochi disagi all’utenza, è stato possibile, seppur con difficoltà, riuscire ad inserire i dati personali richiesti, senza che però il cittadino potesse avere prova dell’avvenuta registrazione.
Pertanto non abbiamo un quadro del reale numero di partecipanti e sono tanti i dubbi di chi non sa come e se verrà contattato per sottoporsi all’inoculazione del vaccino. Per questo chiediamo all’Assessore Verì, quante persone hanno aderito alla Manifestazione di interesse e soprattutto come e da chi verrà gestita questa mole di informazioni dei cittadini. Se vi è un ordine di priorità, lo si farà in base all’età, alla malattia, alla disabilità? La Regione deve renderlo noto e dare contezza agli utenti del posizionamento in graduatoria e la relativa motivazione.
Inoltre i punti di somministrazione dei vaccini anti COVID-19, risultanti dal Report del Governo Nazionale sui vaccini nelle Aziende USL di Pescara e di Teramo indicano un solo punto di erogazione dei vaccini, ovvero l’Ospedale di Pescara e l’ospedale di Teramo. Ma tenendo conto della conformazione territoriale della nostra regione e ritenendo necessaria un’attività più capillare possibile, si chiede all’Assessore se siano stati previsti anche altri punti di vaccinazione negli ospedali minori, ad esempio nell’ospedale di Penne o Popoli per quanto concerne la Provincia di Pescara, o quello di Giulianova per quanto concerne la provincia di Teramo.
STUDENTI MEDICINA DI L’AQUILA E CHIETI, NON VACCINATI NON POSSONO FARE GLI ESAMI E AIUTARE IL SISTEMA SANITARIO
Sono numerose le segnalazioni di studenti iscritti alla facoltà di Medicina, presso gli Atenei di L’Aquila e di Chieti, i quali lamentano che nonostante le reiterate richieste da loro inviate alla Regione Abruzzo, ad oggi, non risultano ancora inseriti tra le categorie aventi priorità alla vaccinazione anti Covid-19.
Si rende utile ricordare che, a causa della pandemia, gli studenti di medicina da circa un anno, non possono svolgere i tirocini in ospedale. La frequenza dei tirocini presso i reparti ospedalieri sono fondamentali per completare il percorso di studio e per il successivo conseguimento della Laurea in medicina.
Si segnala che gli studenti iscritti agli ultimi anni della facoltà di medicina e delle professioni sanitarie sono da considerarsi a tutti gli effetti “operatori sanitari”, ai fini della normativa in materia di profilassi vaccinale, e quindi da proteggere prima del resto della popolazione.
Mentre in molte Regioni del Nord e del Sud Italia gran parte degli studenti delle facoltà di Medicina e Chirurgia e delle professioni Sanitarie sono stati già vaccinati per il Covid-19 e molti altri sono in procinto di essere sottoposti a vaccinazione in Abruzzo sembra non esserci alcuna volontà.
Una scelta che non condividiamo anche per il fatto che gli studenti, anche in questo anno di pandemia, hanno continuato a pagare in modo regolare le tasse universitarie senza purtroppo poter sostenere gli esami che prevedevano la frequenza dei tirocini presso i reparti ospedalieri, ritardando così il conseguimento della Laurea. Pertanto sarebbe opportuno che anche la Regione Abruzzo si adeguasse e provvedesse urgentemente alla vaccinazione di questa categoria di studenti-operatori sanitari.
Infine, ma non di secondaria importanza, in un momento in cui ci si è accorti che una politica “non avveduta” ha ridotto sensibilmente negli anni l’assunzione di medici e di operatori sanitari, si ritiene opportuno dover velocizzare la possibilità di poter frequentare i tirocini, anche mediante la vaccinazione, affinché gli studenti possano al più presto concludere il loro percorso di studi per poter essere inseriti in una realtà lavorativa che, ora più che mai, ha bisogno di risorse nuove che possano andare ad implementare la platea dei medici e degli operatori sanitari, che in questa pandemia sono state tra le categorie maggiormente sottoposte a turni di lavoro e ad orari massacranti.
PAGAMENTO TICKET ONLINE, FOCOLAIO AL CUP DI PESCARA E IL SISTEMA NON FUNZIONA
Nella Asl di Pescara non è possibile utilizzare l’innovazione tecnologica che permette agli utenti il pagamento del Ticket online. I pescaresi sono quindi costretti a recarsi personalmente presso gli sportelli del CUP. Una carenza che deve essere immediatamente colmata anche alla luce della recente scoperta di un focolaio COVID che ha coinvolto diversi operatori del CUP dell’ospedale di Pescara. Il pagamento del tiket online, infatti, nasce dalla necessità di ridurre le file presso gli sportelli ospedalieri e dei distretti sanitari e dà la possibilità di poter pagare comodamente da casa senza creare assembramenti e soprattutto limitando le occasioni di contagio per impiegati e utenti. L’Assessore Verì deve intervenire rapidamente sui vertici della AUSL di Pescara affinché venga risolta questa grave problematica ed attuata celermente la modalità di pagamento del ticket online. Chiediamo di verificare, inoltre, anche l’accessibilità del pagamento online nelle altre AUSL abruzzesi, in quanto, anche per queste ultime, sono stati segnalati notevoli disservizi.
PIANO DI RIENTRO PER VISITE PROGRAMMATE, L’ABRUZZO È FERMO
Cosa sta facendo la Regione Abruzzo per recuperare le visite programmate e bloccate a causa del Covid-19? Sembra pleonastico dover ricordare all’Assessore alla Sanità che non si muore solo di Covid in Abruzzo. Eppure il 13 luglio 2020, la Direzione generale della programmazione Sanitaria del Ministero della Salute ha inviato alle Regioni la richiesta di informazioni rispetto alle azioni intraprese per recuperare le liste di attesa createsi a seguito della sospensione di una serie di attività durante il lockdown. Le Regioni hanno comunicato una strategia per il recupero delle prestazioni sospese durante l’emergenza.
L’Abruzzo come riportato nell’articolo de “Il Sole 24 ore” del 21 luglio ha avanzato una serie di linee guide che avrebbe attuato tra cui l’allungamento degli orari fino alle 22 e nelle giornate festive in tutte le strutture sanitarie; l’aumento delle ore di servizio dei medici specialisti ambulatoriali; il monitoraggio delle prescrizioni per appropriatezza e l’ottimizzazione delle agende delle strutture pubbliche e private.
A oggi non riusciamo a vedere se questi propositi siano stati attuati e soprattutto l’utenza che ci contatta ci conferma che non vi è alcuno slittamento di queste visite. La Giunta ha il dovere di rendere note le modalità con le quali ha attuato le misure sopra descritte per il “rientro” delle liste di attesa che si sono determinate durante il lockdown e con quali risultati.
PENNE ALL’ABBANDONO, POCO PERSONALE E I PAZIENTI DIROTTATI VERSO PESCARA
Una mancanza di personale che non si può più neanche definire cronica, ormai è allarmante. Nell’ospedale di Penne in questo ultimo anno, tra pensionamenti, mancati rinnovi e chi ha vinto concorsi in altra ASL, l’area medica è passata da 40 posti letto a 20. Gli 11 medici sono diventati 4, più un contrattualizzato fino a Aprile. Gli infermieri e gli Oss in pensione sono stati rimpiazzati con personale interinale, ostaggi di contratti a da 1 a 3 mesi. I più fortunati, per così dire, sono i circa 4 infermieri che nelle ultime settimane sono stati contrattualizzati con contratto di un solo anno. Il personale sanitario ha bisogno di stabilità e certezze, soprattutto vista l’enorme mole di lavoro e rischio che si stanno assumendo nel corso della pandemia. Invece continuiamo ad assistere ad una gestione senza visione che lascia precario il suo personale sanitario e riduce drasticamente i servizi. Alcuni medici, come per esempio, quelli di ginecologia sono state assunte per penne, ma invece sono in servizio a Pescara. Ci sono servizi ambulatoriali disponibili 2 giorni a settimana e qualcun altro addirittura un solo giorno a non garantendo nessuna continuità di assistenza al Pronto soccorso che in questo modo è costretto a deviare molti controlli a Pescara, ingolfando un ospedale che già è strapieno e costringendo i pazienti a girare per le strade provinciali di Pescara”. Conclude.