AVEZZANO – Sinistra Ztl e collettivo Parioli-Prati. Così ha definito l’attuale campo progressista, l’ex segretario della Federazione Italiana Metalmeccanici Cisl, Marco Bentivogli per sottolineare l’incapacità di rappresentare il mondo vero del lavoro, abbracciare i temi più popolari, parlare un linguaggio vicino ai più, familiare, autentico.
Il Pd, nel tempo, ha lasciato le parole forti e le metafore più popolari ai sovranisti, e a volte appare chiuso in una politica a traffico limitato, fatta di luoghi elitari, rituali datati, palati fini, feste laiche comandate, pensatoi fumosi infarciti di green e parità di genere.
È la stessa realtà politica che, ad Avezzano, pur dinanzi agli errori della destra, trova modo di perdere la città.
Poi, negli ultimi mesi è successo qualcosa. Deve essere risuonata quella percezione di distanza dal senso comune richiamata dagli intellettuali di area che chiedono di saper lavorare con le metafore, di usare buone analogie perché un’immagine efficace vale più di mille parole.
E allora il Pd locale ci ha provato. Non potendo e non volendo cambiare pelle ha provato a cambiare linguaggio, rispondendo alla provocazione di Gianfranco Carofiglio che invita la politica progressista a scendere con i “piedi nel fango”, a modificare formule fiacche, troppo logiche e lineari.
Solo che, il primo tentativo, non è stato certo un trionfo.
Il PD, per attaccare l’amministrazione, ha scelto di alzare i toni, cambiare i modi, uscire dalla grazia linguistica del salotto, provare l’ebbrezza del “parla come mangi”, e ha sbagliato.
Perché la teoria della comunicazione efficace insegna che non basta trovare parole robuste e immagini chiare ma serve che quelle metafore e quelle analogie siano in qualche modo coerenti con la tua visione del mondo. E poi, tra la critica e l’insulto ce ne passa…
Invece, il PD, pur di attaccare il DiPa, si è tuffato nella metafora più populista che esista parlando alla pancia, anzi alla cintura.
Basta opposizione in consiglio, basta proclami, programmi, idee raffinate che tanto non se li fila nessuno! Proviamo qualcosa di più diretto, anzi proviamo proprio un diretto!
Forse è questo quello che hanno pensato i dirigenti del Partito Democratico, riuniti in conclave telematico, prima di optare per il pugilato.
E come una Meloni qualsiasi in diretta Facebook, come un Salvini gaudente dinanzi al panino con la porchetta, i progressisti stranamente incattiviti hanno voluto provare l’ebbrezza della parola decisa, arrogante, maschia, che arriva diretta come il gancio di un peso massimo!
Presi foglio, penna e guantoni, si sono giocati la carta della boxe.
Eccola, la metafora vincente: non ne possiamo più di Cacciari, Veltroni, La Repubblica, Umberto Eco.
Servono parole nuove, dure, vere!
Il sindaco diventa “il pugile suonato” che “balbetta” e guida una giunta che offre “prove ignobili” di sé: termini che neanche Borghezio, Ignazio La Russa e Ivan Drago, avrebbero mai gridato con tanta decisione e leggerezza.
Ma la cosa strana è che la risposta, al comunicato, non è arrivata dall’avversario impegnato in altri ring. È arrivata da chi, il ring, l’ha vissuto veramente e ha piazzato sui social una reprimenda infarcita di senso dello sport e richiamo al rispetto, al valore delle istituzioni e della politica: proprio quelle cose che molti, tra i piddini, avrebbero considerato di sinistra prima di indossare, ad Avezzano, i guantoni!
Per farla breve, un ex pugile professionista che gli avezzanesi hanno visto combattere in palestra, in piazza, in televisione e al quale sono legati, suona il gong, contesta l’immagine dell’atleta finito al tappeto come simbolo dello sconfitto e ne esalta i valori di rinascita.
Sembra una difesa del primo cittadino. In realtà è una difesa del momento in cui sei a terra, del ricordo, della fatica di rialzarsi. E appare vera; certamente più vera di un progressista picchiatore in una ridente cittadina dell’entroterra abruzzese. Non solo; quell’appello ad abbassare i toni viene ripreso da uno scrittore (vero) e da tanti scrittori da social.
In realtà proprio chi si occupa di pugilato sa distinguerlo da una rissa: e la differenza sta nelle regole, nel rispetto dell’avversario. Quello che nella rissa non c’è.
Così l’attacco mediatico contro il sindaco finisce al tappeto, viene ribaltato.
Tanto che il segretario regionale del PD, Michele Fina, scrive un post per lamentarsi delle cose strane che accadono ad Avezzano dove i cittadini non capiscono le analogie raffinate della sinistra e se la prendono con chi le scrive, solidarizzando col tizio che volevano suonare.
Meglio pensarci bene la prossima volta, perché con altre due analogie così si rischia di dover gettare la spugna ad incontro appena iniziato.
D’altra parte, non sempre chi mena per primo mena due volte.