OVINDOLI- A scrivere alla nostra redazione sono due giovanissime maestre di sci e studentesse universitarie di Ovindoli Dafne DI Ponzio (22 anni) ed Elisa Pierleoni (23 anni). In quanto segue hanno desiderato spiegare, per mezzo della lettera, la situazione di totale emergenza che sta vivendo attualmente il comparto sciistico. La stagione turistica invernale, quest’anno, infatti, non è ancora partita.
“Siamo Elisa Pierleoni e Dafne Di Ponzio due giovani maestre di sci nate e cresciute ad Ovindoli e ci ritroviamo a scrivere per far sì che anche le nostre riflessioni sul difficile periodo che stiamo vivendo possano avere voce in capitolo. Inutile ribadire le gravi difficoltà che il nostro settore (turistico-invernale) sta attraversando causa emergenze sanitaria. La sfortuna ha voluto che dopo un periodo estivo tranquillo, durante il quale abbiamo sperato potesse continuare, si è verificato un nuovo aumento di contagi e quindi nuove restrizioni.
Come tutti voi ben sapete il nostro lavoro è stagionale e dura, mediamente, solo quattro mesi l’anno. Già l’anno scorso a causa di un inverno praticamente privo di nevicate, abbiamo potuto lavorare con enorme fatica per soli due mesi. Sfortuna ha voluto che quest’anno le cose siano addirittura peggiori. Eravamo consapevoli che non sarebbe stata una stagione come le altre ma non ci saremmo mai aspettate di non lavorare nemmeno un giorno. Noi, ed altri “mille” giovani che hanno puntato molto a realizzare il sogno di insegnare lo sport più bello del mondo, sappiamo i sacrifici fisici e soprattutto economici che le nostre famiglie hanno dovuto affrontare nel corso degli anni (per chi non lo sapesse, un ragazzo impiega mediamente più di dieci anni per diventare insegnante, spendendo diverse migliaia di euro). Purtroppo, e lo diciamo con grande rammarico, il nostro entusiasmo e la nostra voglia si sta spegnendo giorno dopo giorno sempre di più, soprattutto per il fatto che nessuno mai fino ad oggi abbia considerato la nostra categoria. Siamo a tutti gli effetti dei professionisti che regolarmente pagano le tasse e che, come è ovvio, vivono di questo lavoro. La nostra, quindi, non può essere considerata come una attività secondaria di ripiego e, per questo, scansata da ogni considerazione. Solo per farvi un esempio, noi maestri di sci senza Partita Iva non abbiamo ricevuto alcun tipo di sostentamento economico dal Governo. Per questo, decine e decine di famiglie che vivono di questo settore, attualmente si trovano in grandissima difficoltà economica e non sanno di cosa andare avanti. E’ una situazione critica se solo pensiamo di trovarci ormai alla fine del mese di gennaio e che se anche dovessimo riprendere a lavorare per il 15 febbraio (come sembrerebbe) abbiamo perso due mesi di lavoro su quattro. Perdere i primi due mesi di lavoro equivale a perdere più del 70% poiché solo il periodo natalizio equivale a circa metà degli incassi stagionali.
Ciò significa che per tornare a guadagnare il minimo per la nostra sussistenza, dovremo aspettare esattamente un altro anno… e nei dodici mesi che ci separano dalla prossima stagione invernale come faremo? E’ evidente che l’emergenza sanitaria si stia trasformando piano piano in una emergenza economica e sociale. Molte di noi che posseggono anche noleggi sci stanno pensando di mollare la presa visto che le spese in alta montagna non sono sostenibili senza lavorare. Ciò significa che il giorno che si tornerà alla normalità, tanto desiderata, un intero settore si ritroverà completamente trasformato.
Siamo consapevoli dei gravi danni legati all’emergenza Covid-19 e altresì consce del fatto che sci è reputato uno sport che può gravare sul carico di lavoro delle strutture sanitarie. Tuttavia però crediamo che si sarebbe potuto fare di più e meglio. Soprattutto a vedere le immagini dei mezzi di trasporto in città pieni di persone, ci siamo chieste in che modo (per esempio) una cabinovia in alta montagna può rappresentare un pericolo maggiore di un autobus di città (?)
Questa lettera di -sfogo- ha l’obiettivo di riportare al centro dell’attenzione la nostra figura professionale e tutto il comparto legato a questo settore per un rilancio e una ripresa del paese nel quale viviamo. Speriamo vivamente che qualcosa riesca a cambiare nei prossimi tempi e che tutti potremo tornare a svolgere nella massima sicurezza le nostre attività, per poter tornare in vita il nostro paese”.