ABRUZZO – Nonostante le condizioni meteo che, per usare un eufemismo, volgono al freddo, questi che stiamo vivendo sono giorni caldi per la scuola italiana. Si fa sempre più acceso il dibattito tra il Governo, sindacati, virologi, epidemiologi, partiti, Dirigenti Scolastici e docenti sull’opportunità di rientrare in presenza dal prossimo 11 Gennaio. Da una parte la Ministra Azzolina e il Premier Conte premono per far tornare gli alunni in classe, dall’altra tutti gli altri che sottolineano la necessità sì di un rientro, ma di un rientro in sicurezza e soprattutto continuativo, senza gli “stop and go” evocati dal viceministro Sileri, quasi fossimo in un GP di Formula 1 e la scuola meritasse una penalità.
E se nei giorni scorsi sono usciti i dati sull’abbandono scolastico durante la DAD, quasi a voler dimostrare a tutti costi la negatività di questo strumento che, con tutti i suoi limiti, ha permesso di continuare a “fare scuola”, ora escono i dati dell’Iss nel suo report sui contagi a scuola “rilevando sia una bassa incidenza di casi sia un tasso di ospedalizzazione degli studenti positivi allo 0,7% (rispetto all’8,3 del resto della popolazione), aggiungendo poi, fortunatamente, per non far cantare vittoria troppo presto alla Ministra Azzolina, che “l’impatto della chiusura e della riapertura delle scuole sulle dinamiche epidemiche rimane ancora poco chiaro”. Per un ritorno in presenza, continua il dossier, “è necessario bilanciare le esigenze della didattica con quelle della sicurezza” .
Analizziamo i dati dell’Iss: nelle classi di tutta Italia sono stati accertati 3.173 focolai di coronavirus, pari al 2% del totale. Sono focolai, non 3173 casi singoli: significa che all’interno della stessa classe si sono contagiati più alunni, da due in su. Lasciamo a voi i conti. Quando qualcosa diventa virale significa che si diffonde senza controllo alcuno, così i casi riscontrati a scuola avranno contagiato altre persone e queste ancora altre. Il 2% sembrerebbe un impatto basso, ma quanti di questi adolescenti positivi hanno “riportato” il virus a casa trasmettendolo, forse, anche a soggetti fragili e a rischio?
Un altro dato è il tasso di ospedalizzazione: i ricoveri dei giovani che avevano contratto il Covid 19 sono pari allo 0,7%, mentre nel resto della popolazione si sono attestati all’8,3%: in questo 8,3% di ospedalizzati, quanto ha inciso quel “piccolo” 2% di cui abbiamo trattato sopra?
Il problema è, lo ripetiamo, il fatto che chiunque sia positivo al virus ne diventa vettore inconsapevole e rischia di contagiare persone anziane, fragili, per le quali il Covid rappresenta un pericolo reale che non può essere liquidato da semplici numeri.
C’è un’ultima considerazione da fare: fermo restando che tutti preferiamo la scuola in presenza, purtroppo l’alternativa in questo momento non è tra la dad e la didattica tradizionale, ma tra una didattica continuativa on line a cui gli alunni ormai si sono abituati e per la quale si sono organizzati, e una didattica a singhiozzo nella quale si rischiano lunghe interruzioni dovute alle quarantene che, inevitabilmente, ci saranno e che porteranno le scuole al collasso.