ABRUZZO – Il Consiglio dei Ministri di ieri sera ha fatto slittare all’11 Gennaio il rientro in presenza al 50% nelle Scuole Superiori: quindi il 7, l’8 e il 9 Gennaio si proseguirà con la DAD al 100%. Una decisione che, se da una parte fa tirare un sospiro di sollievo a tutti i soggetti coinvolti, dall’altra non può che lasciare l’amaro in bocca. E sì, perché lo slittamento non è stato dovuto ad un ragionamento ispirato a considerazioni di prudenza e di opportunità, ma a un mero calcolo di opportunismo politico: si rischiava di spaccare la maggioranza, di creare un’ulteriore frattura tra il Governo e le Regioni, cosa che, in una situazione delicata come quella che stiamo vivendo, era, giustamente, da scongiurare. E così è stato dato il contentino: si rientra in presenza l’11. Tutto ciò tra le ire dei Ministri di Italia Viva, il partito di Renzi, per intenderci, quello stesso Renzi che ha varato la legge della cosiddetta “Buona Scuola”, una riforma che ha trasformato la scuola in un “progettificio”, a discapito della didattica, che ha relegato i docenti ad un ruolo marginale e di meri burocrati. Ci sembrano davvero fuori luogo le proteste delle Ministre Bellanova e Bonetti: stracciarsi le vesti per una decisione di buon senso dopo che anche il loro partito ha contribuito alla distruzione della scuola pubblica, è quanto meno inopportuno e “fuori tempo massimo”. E che dire dei dati sull’abbandono scolastico messi in circolazione proprio in questo momento da cui emerge che “il 28% degli adolescenti ha dichiarato che dall’inizio della pandemia almeno un compagno nella propria classe ha smesso di frequentare la scuola” (Fonte: RAI Televideo)? Innanzitutto, bisognerebbe sapere il 28% di quale numero; poi, bisognerebbe confrontare questi dati con i dati sulla dispersione scolastica di prima della pandemia; in ultimo, bisognerebbe andare un po’ indietro e considerare i tagli fatti nel tempo sul numero dei docenti in generale e sugli insegnanti di sostegno in particolare; bisognerebbe tener presente il progressivo aumento del numero di alunni per classe, conseguenza dei tagli, fino ad arrivare alle cosiddette classi pollaio che non permettono, purtroppo, di seguire personalmente tutti gli studenti e chi ci rimette sono gli alunni più fragili, quelli, appunto, a rischio di abbandono: un conto è avere una classe di 15 alunni, un altro averne una di 30. Visto che, letteralmente, si danno i numeri, si vada a vedere quanto abbiano inciso i tagli sull’abbandono scolastico.
Un’ultima considerazione che già abbiamo esposto, ma che giova ripetere, perché ai “non addetti ai lavori” sembra non essere chiara: il rientro in presenza – non “la riapertura delle scuole superiori”: le scuole sono sempre state aperte- non garantirà una continuità. La didattica diventerà una DAS – Didattica a singhiozzo-, si rischierà di nuovo il collasso delle varie Istituzioni Scolastiche non appena ricominceranno le quarantene, e questo, di sicuro, non farà bene agli alunni e quel gap formativo che i politici imputano alla DAD, senza, peraltro, ascoltare gli operatori della scuola, diventerà una voragine.
La scuola merita rispetto, non diremo “più rispetto”, perché fino ad ora non è stato mai dato: è terra sacra e prima di entrarci “bisogna togliersi le scarpe”!