AVEZZANO – C’è attesa per i nuovi provvedimenti del Governo che prescriveranno nuove restrizioni nei prossimi giorni per contenere il contagio del Covid-19. Si rincorrono in queste ore le notizie a seguito del vertice tra Giuseppe Conte, i capidelegazione della maggioranza, il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e i membri del Cts. La riunione è stata convocata per fare il punto sull’emergenza in atto. Intanto l’indice Rt in Italia è salito allo 0,99 e il tasso di positività, cioè il rapporto tra positivi e tamponi effettuati, è, oggi, al 13,83%, mentre la media settimanale è salita dal 10,52% della settimana fino al 12/12/2020 al 13,83% della settimana appena conclusa. Tutto questo nonostante le restrizioni previste dal DPCM di Natale.
Con questi numeri, nonostante i vari appelli che sono stati fatti dal mondo della scuola, nonostante la Commissione europea auspichi “un periodo di apprendimento a distanza, in modo da introdurre un periodo ‘cuscinetto’ ed evitare la diffusione dei contagi a scuola”, dopo le feste passate a casa, nonostante i numeri dei contagi nella scuola nel periodo Settembre/Ottobre abbiano evidenziato tutte le criticità, il premier Conte ancora oggi, stando a quanto appreso dall’ANSA, avrebbe affermato che la didattica in presenza al 50% deve ripartire dal 7 Gennaio.
Francamente non si capisce perché tutto questo accanimento sul mondo della scuola, perché il “DEVE” più volte utilizzato: sembra quasi che la scuola sia una merce di scambio o il fumo da gettare negli occhi per nascondere o indorare la crisi di Governo. Siamo a conoscenza dei tavoli con i Prefetti che dovrebbero aver risolto il problema dei trasporti adottando misure di flessibilità oraria, ma, forse, non si è considerato il problema nella sua interezza. Prendiamo, ad esempio, Avezzano: buona parte della popolazione scolastica è pendolare e ci sono anche studenti che vengono da fuori regione: sono state interpellate le Ferrovie dello Stato? E il servizio di trasporto pubblico laziale? Finendo, quando va bene, alle 14,30 le lezioni, il rientro a casa slitta al pomeriggio inoltrato: riusciranno i ragazzi a mettersi a studiare? E se è prevista una rotazione degli alunni in presenza e degli alunni in DAD, questo non avverrà a discapito della tranquillità emotiva e della efficienza organizzativa di alunni e docenti che, appena raggiunto un qualche equilibrio, si troveranno a doverne cercare uno nuovo?
E vogliamo parlare delle esternazioni del viceministro alla salute Sileri che, in una recente intervista, ha dichiarato che sì, il 7 Gennaio si rientra a scuola (lui ha detto “si riapre”, ma a noi non piace l’espressione, perché le scuole non sono mai state chiuse), ma che questo non significa che le scuole resteranno aperte fino a giugno: “Siamo pronti a riaprire le scuole, ma con azioni chirurgiche in caso di contagi fuori controllo. Così come se ci saranno focolai ben definiti sarà necessario fare passi indietro. Dobbiamo abituarci a uno stop and go, questa sarà la nostra routine e andremo avanti così per gran parte del 2021”. E davvero si pensa che lo “stop and go” faccia bene alla formazione degli alunni?
Forse, e diciamo sommessamente forse, il mondo della scuola andava ascoltato a partire dai Dirigenti Scolastici che hanno contezza generale della situazione, per arrivare ai docenti che conoscono la didattica e sanno quanto possa far male una didattica erogata a singhiozzo. Si è davvero così ottimisti da credere che non ricomincerà il balletto delle quarantene? Davvero, piacerebbe a noi tutti avere la sfera di cristallo in cui guardano la Ministra Azzolina e il premier Conte.
Se ci saranno nuovi contagi nella scuola, se si registreranno, come già avvenuto, nuove morti per Covid tra la popolazione scolastica, di chi sarà la responsabilità morale e, ci dispiace dirlo, penale dell’accaduto?