ABRUZZO – Donatella Di Pietrantonio ha presentato il suo ultimo romanzo, “Borgo Sud”, al 37esimo incontro di “Un libro, il dialogo, la politica”, la rubrica in diretta Facebook curata da Michele Fina.
Il libro è in continuità con “L’Arminuta”, con alcuni personaggi che tornano, a partire dalle protagoniste, ma si può leggere anche in autonomia. Fina ha aperto il dialogo traendo alcune considerazioni dal confronto tra le due opere: “Ci si muove in orizzonti più aperti, ho avuto l’impressione che il ponte sul Tavo rappresentasse metaforicamente anche la demarcazione tra un mondo in bianco e nero, quello dell’Arminuta, e uno a colori, quello di Borgo Sud: un luogo che esiste in quanto tale, ma anche ideale”. Molto forte, rilevata da Fina, la concezione e il valore dei rapporti: “Nessuno di essi nel corso della storia si rompe mai. Se nell’Arminuta sono presenti molte caratteristiche del romanzo storico, questo è più esistenziale, i rapporti tra i protagonisti sono intensi, indissolubili. Quello in particolare tra la protagonista narratrice e Piero, e tra lei e la sorella”.
Di Pietrantonio ha concordato: “Borgo Sud racconta l’impossibilità della separazione tra le persone che si amano. Come nel caso della narratrice e Piero: il matrimonio finisce, si separano fisicamente, ma non si estingue il sentimento che li lega, resta un amore assoluto”. O ancora la sorellanza: “E’ in primo piano, nella vita della narratrice e di Adriana è l’unico legame incondizionato. Borgo Sud nasce da una domanda: a cosa andiamo incontro da adulti se abbiamo alle spalle un vissuto come il loro, quel vuoto, quell’amore materno fatto di cure e attenzioni che arrivano di rado”.
Fina ha rilevato molti riferimenti ai luoghi dell’Abruzzo, l’autrice ha spiegato di avere voluto dare conto “della sua straordinaria ricchezza e varietà di paesaggi. Vale anche per la città di Pescara, a cui sono molto legata, è la prima città che ho conosciuto. C’è la comunità dei pescatori, dall’altro lato la Pescara dei quartieri più eleganti”.
Tra le citazioni e omaggi nel testo quelli a Cesare Pavese e Francesco Biamonti, scrittori, ha detto Di Pietrantonio, “agli antipodi del mio ciclo di lettrice. Pavese è stata una lettura dell’adolescenza, che ho riletto da poco, Biamonti una scoperta recentissima, rappresenta in modo mirabile caratteri come il confine e il paesaggio”. Nel libro la narratrice continua a non avere un nome di battesimo, continua a essere l’arminuta, perché “basta una telefonata per richiamarla indietro, il legame con le origini è indissolubile”.
Nei personaggi del libro tornano i mestieri che svolge l’autrice, la letteratura e l’odontoiatria. Molto diversi a prima vista, ma per che per Di Pietrantonio hanno in comune, nel suo approccio, l’arte della sottrazione. Non ci sarà un ulteriore seguito, ha detto l’autrice, spiegando di essere in una fase di “incubazione” di un nuovo progetto, “un’idea completamente diversa”.
Il dialogo è disponibile qui: