AVEZZANO – Giunge in redazione una lettera che ci introduce ad una profonda riflessione sulla scuola, tematica in primo piano in questo momento così delicato.
“Uno dei punti nevralgici di questa emergenza sanitaria sembra essere la scuola e se c’è una cosa buona che questo virus ha prodotto è una maggiore attenzione su di essa e una maggiore consapevolezza sulla sua importanza.
Però, a tutto c’è un limite.
Sì, perché usare la scuola come pomo della discordia, come mezzo di propaganda elettorale e come strumento per misurare la propria forza, francamente non è porre attenzione sulla scuola, ma strumentalizzarla vanificando il lavoro sia dei suoi operatori, sia degli allievi.
Andiamo per ordine:
- la DAD: è evidente che la didattica in presenza abbia quei requisiti di socialità che con la didattica a distanza mancano, però l’emergenza ha le sue regole e i suoi “sacrifici”, quindi: prima la salute, bene che la nostra Costituzione salvaguarda sopra ad ogni altro. Ben venga, quindi, la DAD che ci permette di continuare a lavorare, a veicolare cultura, valori e tra questi ci sono anche il senso di responsabilità e il rispetto delle regole. Gli alunni sono consapevoli di quanto si rischia e accettano di stare dentro, di vedersi attraverso una telecamera, senza lamentarsi, né fare le vittime e non si sentono “figli di un dio minore” perché in DAD. Sanno, e dovrebbero impararlo anche i nostri ministri, che l’ignoranza è una scelta di cui ognuno è chiamato ad assumersi la responsabilità, i nostri alunni ne sono consapevoli, perché vivono le lezioni che i loro docenti, con professionalità assoluta, preparano per loro. Credo che sia anche ora di smetterla di commiserare questi ragazzi: hanno una dignità e hanno capito da tempo che ora devono dare il meglio di se stessi in questa situazione contingente. Machiavelli insegna che bisogna sapersi adeguare ai colpi della sorte e Darwin ci dice che in natura vince la specie che meglio si sa adattare ai cambiamenti.
In DAD, inoltre, i ragazzi hanno raggiunto un equilibrio con una didattica costante e continuativa, cosa che non sarebbe stata possibile in presenza per via dei continui rallentamenti dovuti alla presenza in classe di casi positivi: come da disposizioni di legge, infatti, se si registra un caso positivo, l’intera classe viene messa in quarantena, docenti compresi. Ora, come tutti sicuramente sanno, un docente non ha una sola classe, quando va bene ne ha 3, fino ad arrivare a 9, a 18 per quelle discipline con 1 o 2 ore settimanali. Cosa significa? Che le classi che hanno gli stessi docenti della classe in isolamento non faranno lezione per almeno 10 giorni, sempre quando va bene. Prima della recente sospensione dell’attività didattica in presenza si era arrivati al collasso.
Siamo sicuri che a Gennaio si voglia ricominciare con il balletto delle quarantene ed erogare una DAS – Didattica a Singhiozzo-?
Davvero si vogliono paralizzare di nuovo intere famiglie e, di conseguenza, le attività economiche? La scuola, per chi non lo avesse ancora capito, non è un’isola: intorno ad essa gira un intero mondo che coinvolge tutti i settori della società, da quelli più intimi e familiari, a quelli esterni non escluso quello delle attività produttive.
- Tornare in presenza, soprattutto per le scuole superiori, significa mettere mano ai trasporti pubblici che non hanno mai rispettato le restrizioni che i DPCM prevedevano; gli utenti viaggiavano ammassati, in condizioni di non sicurezza e che hanno favorito il propagarsi del contagio. La scuola è stata sicura, e tutta la popolazione scolastica, dai dirigenti, ai docenti, agli alunni, al personale ATA, ha contribuito nel cercare di mantenerla sicura e “pulita”, ma se all’esterno, e mi riferisco in primo luogo al settore dei trasporti, non ci si comporta alla stessa maniera, tutto diventa inutile. Si parla ora di tavoli con i Prefetti per cercare di ovviare al problema, ma, da quanto si apprende, da questi tavoli sarebbero esclusi i Dirigenti scolastici: insomma, chi la scuola la vive con professionalità e passione “nella buona e nella cattiva sorte” è messo all’angolo e non ha voce in capitolo? Questo non mi sembra corrispondere proprio ai proclami sulla centralità della scuola, visto che viene esclusa dai luoghi preposti a discutere di essa!
- A Gennaio, verosimilmente, inizierà anche a diffondersi l’influenza stagionale: si è pensato alla pressione cui saranno sottoposte le ASL? Per protocollo, chi accuserà sintomi influenzali, a cui quelli del COVID sono molto simili, dovrà sottoporsi, previo isolamento, a tampone molecolare per escludere la positività al Coronavirus. Le ASL saranno in grado, questa volta, di far fronte all’emergenza? E se davvero arriverà la terza ondata, potranno le ASL, alcune delle quali ancora non si rialzano dalla seconda, affrontarla senza andare al collasso? E se dovessero esserci tanti casi di influenza, tanti positivi al Covid, tanti in quarantena in attesa di tampone, si potrà dare lo stesso inizio alla campagna di vaccinazione?
Davvero si vuole rischiare di vanificare e, forse stavolta, senza possibilità di appello, tutti gli sforzi fatti fino ad ora? Per cosa? Per un capriccio e per dare prova della propria forza?
Arriviamo ora ad un altro punto che davvero avrei preferito non trattare, ma da cui non posso esimermi: la Ministra sembra aver parlato, in più di un’occasione, di un eventuale recupero dei giorni di scuola persi. Ora la domanda è diretta: Ministra, di grazia, potrebbe dirci quali sarebbero i giorni da recuperare, visto che:
- le scuole sono aperte: è stata sospesa la didattica in presenza, ma le scuole sono aperte e con esse tutte le attività connesse. Forse l’avere sempre parlato di “scuole chiuse” l’ha confusa. Le parole sono importanti e hanno un valore fondante, non sarebbe il caso di imparare ad usarle?
- Docenti e discenti, ognuno per il proprio ambito, fanno regolarmente lezione, anzi: proprio perché in DAD anche chi manifesta sintomatologie riconducibili al Covid, come un semplice raffreddore, e, come da protocollo governativo, non farebbe lezione in presenza, a distanza svolge le proprie ore, sia esso insegnante, sia esso alunno; quindi, Ministra, riformulo la domanda: quanti e quali giorni di non lezione si dovrebbero recuperare?
La scuola non è merce di scambio, non è nemmeno un giocattolo su cui sfogare le proprie frustrazioni. È ora di finirla e se veramente si vuole mettere al centro della vita del Paese, venga trattata come merita, ascoltando, prima di tutto chi nella scuola lavora, chi la vive senza mai tirarsi indietro dalle nuove sfide che di giorno in giorno il mondo dei giovani ci propone!”