PESCARA – “Sanità colabrodo in Abruzzo, i responsabili paghino per i danni alla salute dei cittadini abruzzesi. Vaccini introvabili, medici di famiglia in rivolta, condizioni di alcuni presidi ospedalieri non degne di un paese civile, inefficacia del sistema di tracciamento, mobilità sanitaria passiva alle stelle”. Questo il quadro che emerge sul sistema sanitario abruzzese secondo Cgil, Cisl, Uil Abruzzo, i quali sottolineano che “mentre il presidente Marsilio continua a dire che tutto va bene e risponde con supponenza ai tanti giornalisti, associazioni, cittadini, che lamentano una condizione grave, tace sulle tante verità che stanno emergendo circa lo stato di degrado di alcuni nosocomi”.
In particolare, i sindacati citano il caso dell’ospedale di Avezzano, per cui “l’Abruzzo ha tristemente raggiunto le cronache nazionali per lo stato indecente in cui era costretto ad operare il personale sanitario ed il conseguente stato di incuria dei pazienti ricoverati. Stranamente – osservano le tre sigle – sui fatti che si sono verificati, il silenzio del Presidente Marsilio e dell’assessore Verì è assordante, nonostante sia proprio compito dell’ente Regione porre in essere l’attività di vigilanza e controllo sulle aziende Usl abruzzesi”.
“Non ci risulta che la Regione stia prendendo provvedimenti nei confronti dei responsabili della gestione del nosocomio di Avezzano – aggiungono – mentre sembra avallare la politica della direzione Asl di aprire un’indagine contro quei lavoratori che hanno avuto il coraggio di denunciare il degrado nel quale versava quella struttura al fine di proteggere e ridare dignità agli operatori ed ai pazienti ospedalizzati”.
“Così come è assordante il silenzio del Presidente e dell’assessore alla Salute sul ritardo nelle vaccinazioni antinfluenzali che, dopo le prime risposte evasive – proseguono Cgil, Cisl e Uil – oggi vedono il silenzio del Governo Regionale su tematiche troppo importanti per la vita delle persone perché non si pretenda la assoluta chiarezza di quanto è accaduto e si individuino le responsabilità di vertice. Di fronte ai cittadini giustamente infuriati che si vedono negare diritti fondamentali, di fronte alle denunce dei medici di medicina generale e delle associazioni sindacali non si può tacere”.
“Il quadro – affermano i tre sindacati – è oramai evidente: la Regione è responsabile della carenza dei vaccini per i cittadini abruzzesi. Ad oggi mancano oltre 150mila dosi. Si proceda a sanare al più presto questa ingiustificata inadempienza, che impedisce di fatto ai cittadini abruzzesi il loro sacrosanto diritto a vaccinarsi come il resto del Paese senza lasciar fuori nessuno, e si individuino le responsabilità. Le Procure faranno di certo il loro lavoro, ma i cittadini devono avere risposte da coloro che sono stati eletti per programmare e per vigilare sulla sanità abruzzese”.
Secondo le tre sigle, “in una fase complicata come questa, un’informazione trasparente e dettagliata è quanto mai necessaria: non solo annunci e parole, ma dati e fatti. I sindacati ed i cittadini – proseguono – hanno diritto di conoscere i dati relativi al tracciamento dei contatti Covid-19, alle attività svolte dalle Usca ed in generale a tutte le informazioni utili a valutare le azioni messe in campo ed i risultati ottenuti. I sindacati, tra l’altro, dopo numerose segnalazioni, sono ancora in attesa che la Regione e le Asl abruzzesi costituiscano il Comitato ristretto per la sicurezza degli operatori sanitari”.
“Allo stato attuale l’Abruzzo sta vivendo una forte penalizzazione derivante dall’essere tra le cinque regioni d’Italia ancora in zona rossa. Di certo, quanto più funzionerà il servizio sanitario, dalla prevenzione alla cura, tanto più saremo in grado di svolgere una vita ‘quasi normale’ e di tutelare l’occupazione, le imprese ed il tessuto economico della nostra regione. Mai come oggi – concludono Cgil, Cisl e Uil Abruzzo – la tutela della salute è intimamente collegata al benessere economico delle persone, al punto che curare i cittadini significa garantire loro la salute, ma anche il benessere economico e sociale dell’intera comunità”.