MARSICA – Da una decina di anni l’unica protezione che hanno gli agricoltori per tutelarsi dai danni provocati dai sempre più frequenti nubifragi, grandinate, gelate, siccità, epizoozie che colpiscono i raccolti e gli allevamenti sono le polizze assicurative agevolate.
Il Piano assicurativo agricolo nazionale, infatti, prevede un contributo erogato dai fondi comunitari per abbattere del 60-70% il premio assicurativo pagato dagli agricoltori.
Purtroppo, quest’anno, questo ristoro è del 28%. “alcuni giorni fa l’AGEA ha comunicato agli agricoltori l’entità del contributo sulle assicurazioni stipulate nel 2020 e abbiamo avuto la brutta sorpresa di apprendere che il livello di contribuzione si attesta quest’anno al 28%” esordisce Fabrizio Lobene Presidente di Confagricoltura Abruzzo e L’Aquila “Quello che ci preoccupa è l’incertezza sulla copertura dell’altro 42% visto che l’Agea lega gli ulteriori pagamenti a eventuali riassegnazioni provenienti da residui delle annualità precedenti o rinvenienti dalle economie di altre sotto misure”. Continua Lobene “in questi giorni l’AGEA sta pagando il saldo del contributo sulle polizze assicurative stipulate nel 2016, con ben quattro anni di ritardo, ciò significa scoraggiare gli agricoltori ad assicurarsi contro le calamità perché senza agevolazione i tassi applicati dalle compagnie sui valori della produzione oscillano tra il 7 e 10%. ed il prezzo delle polizze è troppo alto e sconveniente. Gli agricoltori sono esasperati da questa situazione speravano di ricevere l’aiuto spettante come avvenuto nel 2018 e 2019 perché entro il 30 di novembre dovranno pagare alle compagnie di assicurazione decine di migliaia di euro e non sanno dove sbattere la testa in considerazione della grave pandemia che ha colpito duramente anche le imprese agricole”. Conclude il Presidente di Confagricoltura L’Aquila.
Confagricoltura ha interessato il Ministero agricoltura e l’Assessore Imprudente per conoscere se tali pagamenti soffrono di una carenza momentanea di cassa, sempre possibile in questo particolare momento, oppure di una errata programmazione finanziaria, come sembra evidenziare la stessa AGEA. Quest’ultima evenienza sarebbe devastante perché è l’ulteriore conferma che le imprese agricole non possono più fidarsi dell’amministrazione pubblica.