AVEZZANO – L’informazione ha un ruolo fondamentale nella costruzione dell’opinione pubblica e da ciò deriva la responsabilità dei mezzi di comunicazione nei confronti delle persone. Siamo in pandemia. Le notizie allarmanti si susseguono con impressionante intensità: il numero di morti e di contagiati, la gravità delle misure restrittive e le difficili condizioni di vita durante la quarantena rimbalzano dalla prima pagina di giornale al sito online, alla televisione, alla radio, ai social network. Sembrerebbe che la naturale tendenza dei media a dare ampio risalto a informazioni preoccupanti sia stata ingigantita dalla portata del fenomeno coronavirus. E questo a prescindere dalla gravità della situazione. Dall’altro lato ci sono le persone, quelle che hanno passato un vita in prima linea, e che vorrebbero fare il possibile anche se non possono più farlo. Questa è la storia che oggi, in poche righe, vi raccontiamo: una professionista costretta a non poter più lavorare e lasciare che le istituzioni gestiscano i suoi ex piccoli pazienti.
Al riguardo ci è giunta in redazione una email di una pediatra in pensione, che con piacere pubblichiamo.
“Sono molto addolorata per la situazione drammatica che stanno vivendo i miei pazienti, senza assistenza in un momento così difficile. Purtroppo la mia pensione non è stata una scelta ma è legata al mio stato di salute. Sono immunodoepressa ed ho una patologia polmonare che mi ha portato ad una invalidità ed inabilità assoluta e permanente al lavoro. In questo anno ho avuto più volte crisi respiratorie con difficoltà a lavorare compreso un ricovero ospedaliero, ma ho tenuto duro per i miei bambini.
Purtroppo dopo l’estate sono peggiorata e per me non è stato più possibile continuare il mio lavoro e ho fatto domanda di pensione per malattia in un momento in cui ancora non cominciava seconda ondata del covid. Ho comunicato alla ASL che sarei andata in pensione il primo novembre e mi hanno assicurato che il 2 novembre avrebbero assegnato i miei pazienti ai colleghi del territorio per non farli rimanere senza assistenza.
Mi dispiace che questo non sia stato ancora attuato. Spero che la ASL provveda rapidamente a dar loro assistenza. Sono solidale e dalla parte dei miei pazienti e continuo, nonostante in pensione, ad essere a loro disposizione telefonicamente come lo sono stata in tutta la vita lavorativa di pediatra.”
C. A., Pediatra.