ABRUZZO – “Ogni anno, in questo periodo, migliaia di giovani speranze vengono riposte nelle impegnative prove di conseguimento del titolo abilitativo all’esercizio della professione. Il 2020, però, riserva all’appuntamento complicazioni inedite. La delicatezza del momento rende impossibile immaginare un regolare espletamento, almeno secondo i tempi programmati e le modalità ordinarie”. Ne è convinto Walter Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia. È fondamentale, secondo l’associazione, che un momento di crescita personale e una preziosa opportunità di dar positiva risposta agli affanni della preparazione “non si trasformino in ulteriore occasione di rischio per l’incolumità dei tanti che, nonostante timori e preoccupazioni, non rinuncerebbero a partecipare, mossi dal desiderio di non perdere una corsa decisiva”.
“Tra tutti – ricorda Mauriello – l’esame d’avvocato che, per come tradizionalmente pensato, prevede lunghe permanenze in ambienti ristretti e affollati. L’esperienza consegna organizzazione e logistiche non sempre ottimali neppure in epoca di ‘normalità’. Mettere a punto una macchina perfetta, che crei una bolla di sicurezza attorno ai candidati, sembra impresa di difficile realizzazione, per l’elevato numero di aspiranti e per l’ormai noto disagio dovuto alla carenza infrastrutturale. Vorrebbe dire riuscire a isolare i partecipanti, eseguire test quotidiani, garantire il giusto distanziamento ed escludere contatti esterni. La situazione attuale consegna altra realtà e altre suggestioni. Nessun piano strategico risulta allo stato ancora avviato, non è traccia di nuova regolazione chiara e uniforme e la percezione comune è quella del profondo disorientamento”.
“Di più – aggiunge – nessuna organizzazione potrebbe evitare il pregiudizio per la serenità dello svolgimento delle prove. È indubbio che la paura per il contagio si aggiungerebbe al fisiologico stress emotivo dei candidati”.
Meritocrazia Italia sottolinea l’opportunità di rinviare le prove scritte calendarizzate a breve, sia al fine di scongiurare nuove occasioni di diffusione del virus, sia per evitare inaccettabili discriminazioni tra candidati in relazione alla particolare situazione della regione di appartenenza. “Diversamente – sottolineano – lo svolgimento della sessione concorsuale sarebbe affidato a fattori estranei al controllo dei singoli e del centro organizzativo, con irragionevole amplificazione dell’aleatorietà degli esiti e falsamento delle regole del gioco”.