AVEZZANO – La notizia di cronaca riporta l’azione degli uomini del Commissariato di Polizia di Avezzano che, con il provvedimento di custodia cautelare, hanno effettuato il trasferimento, presso la Casa Circondariale di Frosinone, di R.S. di 27 anni e di E.S. di 38 anni, gli avezzanesi appartenenti alla etnia Rom (come da comunicato emesso dalla Questura n.d.r.) che il 9 aprile di quest’anno avevano aggredito e accoltellato Ivan Di Berardino, pugile detentore del titolo di campione italiano dei pesi massimi, contro Fabio Tuiach, nel 2018.
Proprio per la risoluzione delle indagini, Ivan Di Berardino, in esclusiva a Marsicaweb, ha voluto rilasciare una dichiarazione.
“Per me giustizia è stata fatta. Sono stato tutto questo tempo con il fiato sul collo perché incontravo questi soggetti che mi guardavano come se volessero mandarmi il segnale “hai visto? a noi non ci fanno niente” e ho avuto sempre questo piccolo terrore, soprattutto quando andavo in giro con mia figlia.”.
Che effetto le ha fatto sapere che i colpevoli della sua aggressione sono stati arrestati, a disposizione della Autorità Giudiziaria?
“Quando ho letto ieri la notizia ho avuto un senso di liberazione. Tutti mi domandavano: ma come mai è un tentato omicidio, hai preso delle coltellate all’addome, stavi per morire, ti hanno asportato un organo e la giustizia ancora non fa niente? Poi sono stato chiamato dal medico legale del Tribunale di Avezzano e sono stato visitato dalla dottoressa Simona Ricci. In base alla sua relazione hanno dato l’accusa di tentato omicidio, perché loro avevano dichiarato che ero caduto su di un vaso.”
L’evento fece scalpore anche perché lei veniva messo in relazione ai cittadini della comunità ROM di Avezzano?
“Loro avevano truffato un mio amico, cosa che poi il Commissariato di Avezzano, che ringrazio a braccia aperte per il lavoro che ha svolto, con le mie dichiarazioni al reparto anticrimine ha fatto le indagini e, unendole ad altre informazioni, ha scoperto che i due soggetti avevano effettivamente “fregato” i soldi al mio amico. Io quel giorno sono stato chiamato da loro che mi dicevano di andare lì alla casa. Loro però già si erano preparati per farmi un agguato del genere.”
E’ andato da solo?
“No, sono andato con mio nipote. Il tempo che sono arrivato fuori alla casa, prima mi hanno picchiato, io ero con le spalle a una porta e ho preso una mazzata in faccia, poi ho preso le due coltellate, che neanche me ne sono accorto. Non riuscivo più a respirare, fortuna che c’era mio nipote in macchina con me.”
Suo nipote era rimasto in macchina?
“Si, era rimasto in macchina, dopo che mi hanno accoltellato si sono buttati addosso a mio nipote e hanno menato anche a lui e poi sono scappati via.”
Lei sa che i suoi precedenti l’hanno fatta diventare un personaggio particolare nell’ambito sociale?
“Si, lo so! Gli errori che ho fatto, li ho fatti, li ho pagati e li sto continuando a pagare. E’ anche giusto che chi sbaglia in questa vita debba pagare.”
Per questo dice che giustizia è stata fatta?
“Si, è giustissimo che anche loro paghino, perché non si può andare in giro…anzi, le dirò la verità. Hanno messo in pericolo, per sei mesi, la vita di altre persone, perché se questo squilibrato, vedendo che non gli hanno fatto nulla, nei mesi passati benissimo poteva fare a qualcun altro lo stesso gesto che ha fatto a me. Io sono rimasto che non hanno preso misure di prevenzione all’inizio. Volevo vedere se la pedina fosse stata al contrario, se fossi stato io a fare un gesto del genere, già mio avevano arrestato e avevano buttato la chiave. A loro ci sono voluti sei mesi. Avevo contattato anche “le Iene” per questo, perché mi pareva una ingiustizia fatta nei miei confronti. Non si può lascare libero un soggetto del genere che da un momento all’altro prende chiunque e dà una coltellata “tanto non mi fanno niente” perché il ragionamento lo avevano messo così.”
Ivan di Berardino e il pugilato?
“A causa di questi problemi ho dovuto rimandare degli incontri abbastanza importanti per il mio pugilato. Avendo ferite all’addome e non ho potuto avere modo di allenarmi e non ho potuto avere modo di andare a combattere all’estero, perché sono stato richiamato dopo l’incontro in Germania, quindi questa situazione mi ha complicato anche la vita pugilistica.”
In futuro potrà salire di nuovo sul ring?
“Si, certo. In questo momento c’è anche il coronavirus che va in giro e non possiamo muoverci.”
E adesso cosa intende fare?
“Adesso con il mio avvocato, Antonio Pascale, ci costituiremo parte civile e poi vedremo il da farsi. Ripeto, io voglio ringraziare soprattutto il Commissariato e la squadra anticrimine per il lavoro svolto, sono davvero contento per quello che hanno portato a termine. Ringrazio la magistratura. Io sono stato uno che non ha mai avuto fiducia, non mi vergogno a dirlo, adesso invece ho fiducia nella magistratura. Ringrazio per il buon lavoro che è stato fatto. Noi siamo combattenti e non ci arrenderemo mai, andremo sempre avanti a testa alta.”
Si, ma mettiamola a posto questa testa!
“Ringraziando a Dio e a mia figlia, la testa l’ho già messa a posto da un bel po’ di tempo. Come vedete mi sto comportando da brava persona, non mi sto mettendo più in mezzo ai casini. Da oggi in poi quando qualcuno mi verrà a cercare, per recuperare un credito, ci penserò dieci volte, anche di più!