AVEZZANO – “Enea era ospite della struttura Don Orione da quattro anni, era malato, ma non era in pericolo di vita: la sua malattia era progressiva, se la leggerezza del comportamento di qualcuno ha provocato la morte di mio marito io lo devo sapere”- è un appello accorato quello della moglie del primo morto dell’Istituto. Rita ed Enea, una vita insieme, separati solo da un destino tragico:
“Ringrazio il direttore Marsica web che dà la possibilità di esprimere le mie considerazioni
Sono Rita la moglie di Enea, prima vittima del Covid nella struttura della RSA Don Orione di Avezzano.
Volevo ringraziare tutti i dipendenti che ,in questi quattro anni si sono presi cura ed hanno assistito mio marito sostenendolo nella sua battaglia contro la malattia, che avanzava lentamente grazie al suo fisico di sportivo praticante.
Io e i miei figli vi siamo vicini, in modo particolare a coloro che in questo momento sono in grave difficoltà. Una preghiera, però, ve la rivolgo: cosa è successo dopo il mio ultimo incontro con mio marito del 2 ottobre? Lui stava “bene”, nell’ultima telefonata del 15 ottobre mi è stato detto che mio marito stava bene, non aveva sintomi, non aveva febbre e per questo non era stato portato in ospedale, a differenza di altri.
Da marzo al 2 ottobre noi familiari abbiamo rispettato tutte le regole imposte dalla struttura, voi non ci consentivate, giustamente, alcun contatto con i pazienti, ci avete persino vietato di portare la carrozzina, cosa ha scatenato questa sofferenza?”
Oggi, intanto, nella Rsa si sono spenti altri due ospiti tra il silenzio assordante delle Istituzioni.