di Piero Carducci (Economista)
La crisi economica indotta dal virus Covid19 colpisce duramente la Marsica anche per quanto concerne l’export delle due principali filiere locali: la microelettronica ed i prodotti agricoli non lavorati, mentre tiene bene l’alimentare. L’Abruzzo non va meglio e possiamo certamente parlare di una crisi dell’export regionale che va capita nelle sue ragioni di fondo per poter adeguatamente reagire a tutti i livelli istituzionali.
E’ importante comprendere le dinamiche geopolitiche in corso di accelerata attuazione, per potere approfittare della nuova congiuntura. In primo luogo, è evidente il “disimpegno atlantico” da parte degli USA, il che sta portando ad un rapporto privilegiato degli States con l’Inghilterra, sia in funzione anti-UE, sia per il “contenimento costruttivo” delle aggressive strategie cinesi. Questa tendenza è già percepibile, l’UE sta perdendo centralità per la Brexit ed anche grazie al suo strabismo e sonnambulismo politico; non a caso il mercato europeo si sta “restringendo” e l’export marsicano ed abruzzese mostra evidenti segni di cedimento proprio nei confronti del tradizionale mercato tedesco. In secondo luogo, l’irruzione della Cina in Europa porterà rischi ed opportunità per la nostra manifattura. Il progetto infrastrutturale cinese BRI (Belt and Road Initiative) che da solo vale 1000MLD di dollari, è sbarcato in Italia con le teste di ponte di Trieste, Genova e La Spezia e con il potente 5G della Huawei.
Nulla sarà come prima. Il progetto BRI, noto come Via della Seta, è una strategia finalizzata a convertire l’enorme ricchezza nazionale cinese in leadership politica internazionale e prevede la realizzazione di imponenti infrastrutture fisiche (porti, ferrovie, reti energetiche, hub intermodali, reti web…) e relativi servizi (logistica integrata, 5G…) e porterà ad una forte espansione dei commerci da/verso l’Asia.
E’ in corso una accelerata ri-definizione dell’ordine politico ed economico internazionale, dove elementi centrali saranno il “multilateralismo sinocentrico”, una graduale riduzione del ruolo degli USA e la costruzione di un nuovo blocco economico-politico euroasiatico, una vasta “comunità di destino condiviso” dove Pechino giocherà un ruolo assolutamente centrale.
Ora, se questo è lo scenario, sta in noi approfittarne. L’Abruzzo per ora sta fuori da questi progetti per l’insufficienza della rete portuale ed infrastrutturale generale, ma può trarre vantaggi sia dalle “strategie ombrello” cinesi, sia dal nuovo “pivot” europeo rappresentato dall’Inghilterra post-Brexit. Lo scenario più probabile è il seguente:
(1)le imprese locali potranno incrementare l’export verso i 68 paesi della Via della Seta (Est, FarEst, Cina, ecc.) soprattutto per le filiere agroalimentare e farmaceutica. Ma occorre un progetto, non sono cose che avvengono da sole, un progetto che l’Abruzzo ad oggi non ha;
(2)l’export verso la Germania è destinato a ridursi ulteriormente, e questo impone a moltissime imprese una ridefinizione delle strategie industriali, proprio perché è verso la Germania che si orienta una percentuale rilevante delle nostre esportazioni;
(3)cresceranno le imprese che sapranno diversificare i mercati di sbocco, approfittare della Via delle Seta (BRI) ma anche del nuovo “pivot” rappresentato dall’UK, elettiva “porta atlantica” verso gli USA;
(4)si ridurrà gradualmente la rilevanza dell’UE come mercato di sbocco per i nostri prodotti, pur restando il mercato europeo centrale come quota per l’export abruzzese.
Il nuovo scenario è già in onda come segnali deboli, e si percepisce nei trend locali dell’export. Sono le tendenze a dover interessare la politica economica, regionale e di area vasta Marsica, in modo da orientare le importanti provvidenze europee, sia ordinarie che del Recovery Fund, verso obiettivi e strumenti in linea agli sviluppi futuri dei mercati.