ABRUZZO – In piena emergenza covid anche il più naturale spostamento per motivi lavorativi o di studio può assumere contorni e sfumature epiche e che si connotano come una vera e propria odissea dei tempi attuali. Sappiamo tutti che per contrastare il diffondersi del virus è necessario l’uso della mascherina, il lavaggio frequente delle mani, il distanziamento, ma la possibilità di attuazione di quest’ultimo, spesso, troppo spesso, viene disatteso proprio da chi avrebbe il compito di farlo rispettare. Parliamo dei mezzi di trasporto su cui tutti i giorni si spostano lavoratori e studenti pendolari. Si sa che la norma prevede un riempimento del mezzo all’80% della capienza, ma con un abile sofisma, degno di un Gorgia o di un Protagora, si disattende il dettato di legge così da mettere a rischio chi viaggia e favorire la diffusione di questo mostro “incoronato” che da mesi stiamo tentando di fermare.
La testimonianza ci viene da un nostro lettore, un professore che ogni mattina viaggia da L’Aquila a Teramo e ritorno e che ogni giorno insegna ai suoi alunni l’importanza del rispetto delle regole. Così racconta:
“Sulle porte del mezzo urbano con cui ormai quotidianamente veniamo trasportati tra l’Aquila e Teramo è comparso un cartello: “posti disponibili per emergenza covid: 60”.
Ma com’è possibile una cosa del genere se l’attuale normativa – già ampiamente discutibile – prevede l’occupazione di solo l’80% dei posti e di sedili e all’interno ce sono solo 53? Tra l’altro, con i 4 posti inaccessibili alle spalle dell’autista si scenderebbe a 49, per cui l’80% sarebbe 39. La matematica non è un’opinione. O almeno non dovrebbe esserlo.
La soluzione del mistero è presto svelata: questo tipo di autobus, adibito per il trasporto URBANO, prevede anche POSTI IN PIEDI. Quindi, secondo chi gestisce questa tratta, noi potremmo dover viaggiare non solo in un mezzo in cui TUTTI i posti a sedere sono occupati (alla faccia del distanziamento che facciamo di tutto per garantire in ogni momento della nostra vita, perfino in famiglia), ma anche con 11 persone – magari abbonati – IN PIEDI.
Dall’Aquila a Teramo.
Sull’autostrada, dove il viaggio in piedi è VIETATO da più di una norma per motivi che capirebbe anche un bambino di 6 anni.
L’azienda però con questa scappatoia si tutela e risponde agli articoli sui giornali dicendo che la legge è rispettata. Tra danno e beffa non so se sia più grande il primo o la seconda. Di sicuro il disgusto li supera entrambi”.
Non si potrebbero aggiungere più corse oppure basterà, per decongestionare i trasporti, iniziare le lezioni a scuola non prima delle ore 09.00 e favorire la flessibilità oraria? Le ditte di trasporti con la nuova organizzazione oraria delle scuole, saranno in grado di garantire nuove corse, con nuovi orari?
Ai posteri l’ardua sentenza.