di Piero Carducci, economista
AVEZZANO – Nel 2019 l’economia marsicana, al pari di quella abruzzese, era già in fase di rallentamento dopo il picco ciclico toccato nel 2018, quando si era registrato un incremento del Prodotto Interno Lordo (PIL) del 3,2% rispetto all’anno precedente. Un rallentamento dovuto soprattutto alle conseguenze della guerra commerciale tra USA e Cina, che aveva frenato l’export ed il ciclo degli investimenti esteri.
Il dilagare del Covid ed i provvedimenti di contenimento decisi dal Governo hanno determinato conseguenze rilevanti su un sistema economico locale già in stagnazione. La rapida diffusione dell’epidemia ha drasticamente ridotto i volumi di commercio internazionale e quindi la domanda estera rivolta all’apparato produttivo, fortemente orientato all’export su due principali filiere: agroalimentare e microelettronica. Fatte queste premesse è possibile stimare l’impatto della pandemia sull’economia marsicana.
Applicando un modello econometrico standard di tipo multisettoriale, possiamo quindi valutare le conseguenze macroeconomiche della crisi sanitaria:
1)Il Pil della Marsica scenderà dell’8,0%, in valore assoluto è una caduta di circa €300milioni rispetto al 2019 (peggio farà l’Abruzzo com meno 10% e meno €3,2 miliardi);
2)Il crollo del PIL, non vi è altro termine per definirlo, è dovuto alla forte riduzione dell’export, a causa del picco negativo della domanda, all’azzeramento dei flussi turistici internazionali, al netto cedimento della domanda interna, a causa della sospensione di interi settori di attività, ed alle ripercussioni sui redditi delle famiglie e sull’occupazione;
3)Il numero di occupati si ridurrà del 5% nel 2020, molto meno della caduta dei livelli produttivi grazie al divieto di licenziamento ed al massiccio ricorso alla Cassa integrazione;
4)Soprattutto l’incertezza sul lato della ripresa dei livelli occupazionali porterà le famiglie a tesaurizzare e non spendere, in maniera più che proporzionale alla contrazione del reddito disponibile. L’incertezza porterà a persistenti e duraturi comportamenti di prudenza delle famiglie e delle imprese, sia sul lato dei consumi che degli investimenti, con ciò rallentando ulteriormente il ritorno dell’attività produttiva verso i livelli pre-virus;
5)La riduzione dei consumi nel 2020 sarà pari al 9% (-11% in Abruzzo). La caduta dei consumi riguarderà tutti i settori, meno che alimentari e salute che saranno in controtendenza;
6)Gli investimenti nella Marsica scenderanno del 12%, logica conseguenza della contrazione dei livelli di attività, ma anche gli investimenti pubblici scenderanno a causa della inelasticità della risposta del settore pubblico alla crisi pandemica (la burocrazia non migliora, anzi…);
7)Drammatico l’effetto della crisi sulle esportazioni, già in flessione nel 2019. L’export si ridurrà del 14% (-16% in Abruzzo), riflettendo il crollo della domanda estera. L’export della Marsica scenderà di meno di quello regionale grazie alla sostanziale tenuta dell’agroalimentare.
Se questo è lo scenario, la nuova Amministrazione comunale di Avezzano ha di fronte a sé una sfida epocale. La risposta alla crisi non potrà essere solo sanitaria, ma dovrà essere veloce e di alto profilo economico. Si tratta di mettere in campo una forte risposta di politica economica, coordinata tra i diversi livelli istituzionali. Questo sarà il tema decisivo delle prossime settimane per tutti i sindaci della Marsica: come esercitare tutte le possibili opzioni di “moral suasion”, cosa proporre alla Regione per approfittare al meglio delle risorse europee (Recovery fund), statali e locali, per contenere la virus-recessione e creare sviluppo ed occupazione?
A fronte della peggiore crisi del dopoguerra nessuno pensi di potercela fare da solo: comuni, regione, istituzioni tutte, imprese, sindacati, società civile devono saper costruire insieme e subito un’alleanza ed una convincente proposta per fare della Marsica un esempio della ripartenza civile ed economica. Il tempo s’è fatto breve, è il momento della proposta veloce e dell’azione incisiva.