di Armando Floris
AVEZZANO – Qualche tempo fa ho avuto modo di acquistare un completo per andare a camminare sul Salviano. È stato una specie di acquisto di impulso: una tenuta di colore giallo fosforescente, con qualche scritta nera. Nel momento in cui l’ho indossata, per la prima volta e in pieno giorno, mi sono vergognato come un cane. Però avevo solo quella, l’ho infilata e ho cominciato la salita sperando nell’assenza di altri esseri viventi.
Alla prima curva è sceso un tizio con un pantaloncino di colore simile e la cosa mi ha consolato non poco. La miseria ama la compagnia!
Pochi metri più avanti, ho incrociato due corridori con uguale sprezzo del ridicolo.
Passati dieci minuti ne è arrivato un altro: tutto giallo, pure lui.
Per farla breve, nella fase della discesa ero molto più sereno, quasi felice della mia scelta di abbigliamento.
Come il risvoltino ai pantaloni, che io considero alla stregua di un crimine contro l’umanità, una cosa che di per sé ti sembra poco intelligente ed opportuna, a volte, diviene accettabile se fatta da tanti.
Nella moda funziona così e può capitare la medesima situazione con i temi, le parole, le idee.
La prima fase della campagna elettorale di Avezzano oscilla, con qualche apprezzabile eccezione, intorno al tema del cambiamento e della novità. Il cambiamento e la novità, concetti citati con orgoglio anche da chi sta in comune dai tempi di Romolo e Remo, rappresentano l’equivalente comunicativo del risvoltino e della tenuta gialla: se tutti lo ripetono, deve essere ciò che gli elettori vogliono davvero.
Però io vorrei rifletterne con i lettori più attenti di questa rubrica.
Qual è la domanda vera, latente o esplicita, che fanno i cittadini di Avezzano oggi?
Cosa vogliono, veramente?
E nel volere qualcosa, sta influendo la vicenda Covid?
Confesso di essere uscito dal lockdown con altre priorità.
E non solo io, a quanto pare.
Perché le località di montagna sono piene?
Perché le città d’arte sono vuote?
Perché tutti, ora, vogliono andare in bicicletta?
Perché se non hai il monopattino al mare ti senti un troglodita?
Perché quanto ascolti un candidato che annuncia che “contagerà col suo entusiasmo la Città”, trovi quella metafora sgradevole?”
Perché non ci abbracciamo più per strada (per fortuna)?
E perché tutte queste decisioni sono più automatiche che razionali?
Provo a dare una risposta: perché ci percepiamo ancora in pericolo con un nemico invisibile, abbiamo paura del presente, siamo insicuri.
Dinanzi alla paura e all’insicurezza la comunicazione politica ha fatto sempre due cose.
O ha creato un nemico al quale dare tutte le colpe o ha proposto una guida credibile, affidabile, sicura, solida.
La questione è che la creazione artificiale del nemico (la casta, quelli che c’erano prima, il ciclista, quelli con i capelli rossi) funziona meno quando c’è un nemico reale. La paura artificiale dell’acaro della polvere, creata dalla pubblicità a fini commerciali per sollecitare il senso di colpa del genitore e spingerlo all’acquisto, scompare se il bimbo corre un rischio vero e concreto di un pericolo reale.
Il nemico oggi c’è, con le sue conseguenze per l’economia, la salute e le nostre priorità.
E, allora, la domanda che orienterà la scelta di voto sul sindaco, a mio modesto avviso, non sarà “chi è più nuovo?”
Ma sarà, “chi è più capace di reggere il timone, ora, nella tempesta?”.
Nelle fasi di paura e insicurezza ci colleghiamo a chi palesa un senso di controllo, al porto sicuro, al fratellone saggio, al padre autorevole, alla madre che ha sempre saputo fare tre cose insieme: essi fanno pure errori, come tutti gli esseri umani, ma ti danno una percezione di solidità, libertà, certezza.
Non cambiamo le tende mentre la casa va a fuoco. E questo non significa che cambiare le tende non sia importante ma che ogni scelta dipende dal momento, dalla percezione di noi stessi in quel momento.
Sia quelli che stanno utilizzando questa fase come opportunità per crescere, sia quelli che stanno scivolando, non vogliono il cambiamento e la novità.
Vogliono un timoniere solido, concreto, stabile che non parli del passato e forse neppure (per la prima volta) del futuro ma sia la guida più credibile nel presente.
I discorsi sul cambiamento e la novità, a rifletterci un po’, valgono quanto le banalità sulle mezze stagioni che non ci sono più.
E per quello che ne so io, alle elezioni comunali, le persone riflettono davvero prima di dare il voto.
Essendo questa la rubrica dei consigli non richiesti e ringraziando per i tanti messaggi di stima e curiosità che abbiamo ricevuto con il primo pezzo, mi permetto di formulare un invito che farà meno piacere e magari sarà tacciato di arroganza.
Cambiate questo coro unanime e stonato sul cambiamento anche perché, non tutti i cambiamenti sono dei miglioramenti e molti tra i candidati a Sindaco e consigliere hanno da offrire ben più di un risvoltino!
Con affetto. Quello del completo giallo.