L’AQUILA – A distanza di tre anni dai tragici eventi incendiari che hanno colpito e martoriato le montagne del centro Abruzzo nella Valle Peligna, con particolare accanimento sul Morrone, e che hanno causato enormi danni oltre che ai paesaggi, anche a fauna e flora, questa volta, a subire danni incalcolabili sono le montagne dell’Aquila che da una settimana sono assediate dalle fiamme.
Nonostante il lavoro incessante del personale dei Vigili del Fuoco, della protezione Civile e dell’Esercito, la macchina dei soccorsi solo in queste ore è riuscita a controllare gli incendi, anche grazie alle copiose piogge cadute nella serata di ieri che hanno generato però altri ed ulteriori danni. La difficoltà nello spegnimento dei fuochi ed il passare dei giorni dall’avvio degli incendi, hanno generato gravi danni al territorio facendo nel contempo crescere la rabbia mista a sconforto della cittadinanza che ha assistito impotente a questo tragico evento.
Come nell’emergenza sanitaria da COVID 19, anche in questa emergenza ambientale si ha la percezione dell’assenza dello Stato e delle Istituzioni, non tanto per le difficoltà operative che ovviamente si riscontrano in tragedie ambientali di questo tipo, quanto per l’assenza di funzionali opere di prevenzione sul territorio, gravissime in una Regione nota per la sua conformazione orografica. L’Abruzzo non dimentichiamo è la Regione verde d’Europa, la Regione dei Parchi.
Se l’emergenza ha una funzione è quella di porci di fronte alle tante fragilità e alle scelte sbagliate fatte in nome di una costante riduzione della spesa pubblica. Il presupposto di riduzione della spesa pubblica ha peggiorato le condizioni dello stile di vita delle persone e dei luoghi che abitiamo, ponendo come unico soggetto in grado di regolare la vita dei cittadini e dell’ambiente il libero mercato. Lo stesso che ha generato disuguaglianze sociali insanabili e l’impoverimento dei territori.
E’ continua l’attività del personale dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile che, con coraggio e determinazione, quotidianamente affrontano eventi tragici nonostante le annose carenze di organico. A ciò si aggiunga la scellerata scelta del Governo del 2016 che legiferò per sopprimere il Corpo Forestale dello Stato determinando la privazione di un corpo specializzato nella protezione della Natura, della tutela e conservazione ambientale; scelta che la CGIL ha contestato e combattuto e che, ancora una volta, nell’emergenza mostra che avevamo ragione.
Infatti, a seguito della riforma Madia, unitamente alla soppressione del Corpo Forestale dello Stato sono di fatto state smembrate tutte le sue competenze, tra cui ricordiamo la lotta attiva agli incendi boschivi, e l’azione di prevenzione ed informazione che veniva svolta sul territorio. Un’educazione ambientale diffusa agita in un confronto costante con le comunità locali e la popolazione attraverso un approccio preventivo e non repressivo.
Inoltre il Corpo Forestale, aveva in dotazione un flotta di 32 elicotteri di cui circa 30 specializzati nell’antincendio boschivo che per l’effetto della predetta riforma sono stati smembrati ed assegnati al Corpo dei Carabinieri ed ai Vigili del Fuoco. Di quest’ultimi circa la metà sembrerebbe essere ferma a terra per motivi burocratici; in sostanza circa tre quarti dell’intera Flotta dell’ex Corpo Forestale sarebbe, ad oggi, inutilizzata.
Oltre a ciò ci chiediamo se la suddetta riforma Madia, abbia effettivamente generato una ottimizzazione delle risorse pubbliche o se, invece, la spesa sia aumentata nel frazionamento delle competenze attribuite ad altri comparti.
Carenza di Personale, di mezzi, di strumentazioni e quindi di una politica programmatica che tuteli l’ambiente ed i nostri territori tanto imponenti quanto fragili sono le precondizioni che determinano il verificarsi di vere e proprie tragedie ambientali e che fanno emergere l’assenza dello Stato. Ed è questa latitanza che crea terreno fertile per le infiltrazioni malavitose, spietate e senza scrupoli.
Gli Enti Locali hanno l’obbligo ed il dovere di svolgere una attenta azione di programmazione e pianificazione delle attività per la tutela e la conservazione dell’ambiente. Quindi di proporre una serie di azioni necessarie per ridare valore alle nostre aree montane da condividere con il coinvolgimento delle comunità locali.
Non si può continuare ad intervenire solo ed esclusivamente nella fase emergenziale, sapendo di non avere più neanche le condizioni necessarie per una efficace ed efficiente soluzione delle problematiche. Il senso di responsabilità che deve condurre l’azione amministrativa e di governo deve avere alla base il bene e la salute delle persone e la salvaguardia dell’ambiente e degli animali che lo abitano.
E’ utile e necessario tornare seriamente ad investire nel lavoro Pubblico, di qualità e di prossimità, l’unico in grado di poter garantire opere ed attività preventive a tutela del nostro patrimonio naturale ed ambientale. Ma, l’incendio dell’Aquila, dimostra anche che è necessario un dialogo con quella cittadinanza attiva che è disponibile e pronta a sognare il territorio che abita e che, proprio perché lo abita, lo conosce e ne conosce le fragilità ed i punti di forza. Siamo sempre più convinti che bisogna tornare alla politica dal basso, a forme di cittadinanza partecipata per il sogno e la gestione della terra come bene comune.
CGIL Provincia dell’Aquila FP CGIL Provincia dell’Aquila
Francesco Marrelli Anthony Pasqualone
[su_note]COMUNICATO STAMPA[/su_note]