PESCARA – Dalla Federconsumatori riceviamo e pubblichiamo la lettera all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, all’Autorità di Regolazione dei Trasporti e al Ministro dei trasporti.
“Perché bisogna aspettare qualcosa come il crollo del ponte Morandi a Genova per ragionare correttamente intorno alle Concessioni dello Stato? Perché solo dopo una tragedia lo Stato italiano ha capito che il monopolista (in questo caso il gestore delle autostrade italiane) non è il padrone dei servizi? Eppure l’ASPI aveva almeno qualche vincolo nel decidere gli aumenti tariffari: aumenti che potevano essere disposti, infatti, solo dentro limiti già concordati con lo Stato all’atto della Concessione.
Come vedremo in seguito, ci sono monopoli che non hanno neanche questi vincoli, e contro i quali lo Stato italiano forse non dovrebbe aspettare che “crolli un altro ponte Morandi” prima di reagire.
Consideriamo adesso la situazione delle ferrovie italiane. Ci sono ambiti nei quali si è sviluppata la concorrenza, e questo è un bene per lo Stato e per i cittadini. Ci sono ambiti dove sono le Regioni a decidere gli aumenti tariffari, e in questo modo esiste una tutela per i cittadini. E infine ci sono ambiti (come lungo la Direttrice Adriatica, e non solo) nei quali il “Concessionario”(Trenitalia) ha il potere assoluto. Può decidere di dare il nome che vuole ai treni (per esempio chiamare Freccia Argento un treno che in Olanda e Belgio hanno ritenuto inadeguato anche per svolgere un servizio locale), e pretendere poi un prezzo del biglietto superiore alla Freccia Rossa.
Può decidere la quantità di posti da offrire ai cittadini, e quando l’offerta è insufficiente, anziché aumentarla, aumenta il prezzo del biglietto come se agisse nel
mercato. Ma soprattutto può decidere in totale libertà il prezzo dei biglietti, condannando così i cittadini adriatici (e non solo) ad avere un servizio ferroviario notevolmente inferiore a quello di cui dispongono quelli gravitanti intorno all’Alta Velocità, e poi far pagare agli stessi adriatici un prezzo del biglietto superiore a quello pagato dai cittadini che dispongono dell’Alta Velocità.
Non dovrebbe essere possibile che l’impresa che ha avuto dallo Stato la “Concessione” a svolgere un servizio possa comportarsi come se fosse in regime di
concorrenza, anche quando quel servizio lo svolge in modo monopolistico.
Se c’è la concorrenza ci pensa la concorrenza a limitare la rapacità delle imprese; ma se la concorrenza non c’è è inevitabile che debba pensarci lo Stato. Altrimenti i cittadini diventano ostaggio del monopolista, con danni sia per gli stessi cittadini che per i servizi che lo Stato si è impegnato a garantire.
Ma soprattutto in questo modo si crea una evidente disparità tra i cittadini che possono disporre del servizio Alta Velocità realizzata con le risorse di tutta la
collettività, e i cittadini che hanno concorso anche loro a realizzare con le loro tasse l’Alta Velocità, e debbono poi subire , senza alcuna tutela, la rapacità del monopolio chiamato Trenitalia.
E’ perciò urgente :
• anche per rispettare l’art. 1 del DPCM (Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri) del 27/01/94, dove è previsto che” l’erogazione del servizio pubblico deve essere ispirata al principio di eguaglianza dei diritti degli utenti”.
• E il punto 2.1.1 della DPCM del 30.12.98 (“eguaglianza e imparzialità”) quando dice che “i soggetti erogatori – del servizio ferroviario – devono garantire….pari trattamento, a parità di condizioni del servizio prestato, sia fra le diverse aree geografiche di utenza, sia fra le diverse categorie o fasce di utenti”, che lo Stato italiano non consenta al Gestore delle ferrovie che agisce in regime di monopolio la facoltà di decidere in modo autonomo qualità, quantità e prezzi dell’offerta del servizio ferroviario”.
[su_note]COMUNICATO STAMPA[/su_note]