L’AQUILA – È inaccettabile che il governo continui a sottovalutare il destino delle aree colpite dal sisma 2009, rimandando da circa un anno, per i motivi più disparati, provvedimenti essenziali per le nostre popolazioni che da oltre undici anni combattono per affermare un diritto: quello alla sopravvivenza. Si trovi il coraggio di dire, come è nei fatti, che la questione terremoto non è più nell’agenda delle precedenze politiche del Paese, nonostante i roboanti annunci di ministri e sottosegretari che hanno trovato tempo e fantasia per fare passarella sulla nostra pelle e gli accorati appelli del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che senza mezzi termini ha definito la ricostruzione dell’Aquila e degli altri comuni terremotati una ‘priorità nazionale’. Nel decreto Rilancio, dello scorso maggio, non vi è traccia di atti utili a supportare i processi di rinascita, oltre a non esservi traccia dei fondi necessari al rifinanziamento della ricostruzione in scadenza al 31 dicembre. Non c’è nulla dedicato al superamento del precariato del personale della ricostruzione, ai bilanci degli enti locali o alla questione tasse sospese all’indomani del 6 aprile 2009. L’emendamento presentato dall’onorevole Pd Stefania Pezzopane, con cui si concedeva la proroga al 31 luglio per la presentazione da parte delle imprese della certificazione per ottenere l’abbattimento di tributi e imposte, è stato bocciato in commissione Bilancio, così come accaduto per tutte le altre proposte emendative annunciate in spettacolari e partecipatissime conferenze stampa. La stupefacente capacità mistificatoria – che di certo non ci ha ingannati – cela una scarsa conoscenza delle questioni legate al terremoto, come quando parla di fantomatici e inesistenti fondi del 5%, confondendoli con quelli del 4%, una quota parte delle risorse per la ricostruzione destinata al rilancio economico, turistico e produttivo dell’Aquila e del cratere 2009. Avevamo sperato e chiesto che nel testo dell’annunciato decreto Semplificazioni, presentato stamani dal presidente Conte, vi fossero norme che davvero agevolassero la ripresa e la rinascita delle nostre comunità, ma le richieste sono state ingiustificatamente ignorate. Qualora nella fase di conversione del testo in legge vi fossero provvedimenti per queste terre saremmo di fronte ad un minimo sindacale. Siamo stufi di dover elemosinare iniziative destinate a difendere le sacrosante aspirazioni dei nostri cittadini e dei loro figli: quelle di continuare a vivere lì dove sono nati e costruire un futuro su L‘AQUILA cui qualcuno, invece, continua a illudere come nel gioco delle tre carte.
L’ufficio stampa del Comune dell’Aquila (G.A.)
[su_note]COMUNICATO STAMPA[/su_note]