L’AQUILA – L’INPS lascia allo sbaraglio economico gli operatori del CUP (Centro Unico di Prenotazione) cassa e call center ASL1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila che, da marzo, sono ancora in attesa del pagamento del Fondo di integrazione salariale.
Con un appalto regionale del 2015, di circa 53 milioni di euro, è risultata aggiudicataria, l’ATI, Associazione Temporanea di Imprese, costituita da: Gpi Trento spa (capofila), Inopera Rimini e Tutor Lanciano. Gli operatori del Cup sono alle dipendenze di ATI che dirige il servizio per conto della Asl.
I 53 milioni di euro sono stati gestiti in maniera diversa, 20 milioni a Chieti, 20 milioni a Teramo, 10 milioni a Pescara e al resto dell’Abruzzo i rimanenti 3 milioni. Quindi, è evidente la mala distribuzione che ha penalizzato il territorio aquilano con la sovvenzione minima della quota. L’appalto prevedeva la gestione dei CUP delle ASL regionali per 3 anni più 2. Il contratto è scaduto il 1 giugno c.a., ma è stato prorogato fino al 31 dicembre, per quanto concerne i dipendenti CUP della ASL 1. I lavoratori continuano a essere contrattualizzati dalla ATI, ma sono in attesa di comprendere se l’appalto verrà rinnovato alla medesima associazione o attuato da altri. La richiesta a viva voce è di avere un contratto unico per tutti i 60 operatori perché, attualmente, stanno lavorando con rapporti differenziati con le tre realtà costituenti l’ATI.
Gpi Trento spa e Tutor Lanciano sono delle multiservizi e invece Inopera Rimini è una cooperativa. Si evince quindi che il trattamento, delle forze lavoratrici, viene palesemente a essere diversificato. Il manager ASL, 5 anni fa, ha sottoscritto un unico appalto che includeva tre contratti distinti.
Primo Cipriani, segretario regionale UIL trasporti, e Teresa Circi, delegata della segreteria regionale UIL trasporti affrontano i problemi del lavoro e della mobilità delle persone e hanno ben presente sia la difesa degli interessi degli addetti al settore sia la tutela dei cittadini utenti.
“Il Centro Unico di Prenotazione per quanto riguarda la ASL1 Avezzano- Sulmona- l’Aquila, in questo momento post covid, è davvero nell’occhio del ciclone, perché è un caos totale. – dichiara Teresa Circi – Ci ritroviamo a prenotare visite urgenti, brevi e differite. Urgente entro 72 ore, la breve in 10 gg e la differita entro i 30gg. Ancora non ripartono le ordinarie, però sono ripartite le intramoenia! L’utenza è davvero esasperata perché dopo i mesi del coronavirus, tutte le altre patologie non sono state assolutamente trattate. Ciò vuol dire che da 3/4 mesi le persone non fanno analisi, non sono sottoposte a visite, non fanno diagnostica e, quando arrivano da noi, dopo un’ora di fila, purtroppo, dobbiamo dire “ci dispiace non c’è posto”, oppure “lei deve andare in un’altra ASL”. Si può comprendere il grande disagio per chi viene da Avezzano e viene assegnato a Castel di Sangro, o a Sulmona. E chi ha una profonda patologia, come fa?”
Il problema è non riuscire a prenotare le persone nei tempi prestabiliti, perché, cosa grave, i reparti e gli ambulatori non sono ancora aperti. Non viene data la possibilità all’utente di prendere l’appuntamento prescritto dal proprio medico, oppure viene assegnato in una sede talmente lontana dal proprio domicilio, da non riesce a raggiungerla. Va ricordato che la ASL1 è vastissima, copre da Castel di Sangro a Carsoli.
Sono solo 12 gli operatori call center attivi per tutta la provincia di L’Aquila, Sulmona – Avezzano nell’orario della mattina, e 5 per la fascia pomeridiana.
Bisogna inoltre considerare che il servizio CUP della ASL 1 viene usufruito anche da moltissima utenza proveniente da regioni limitrofe: Roma, Borgorose, Rieti verso la vicina L’Aquila, così come Frosinone e Sora verso Avezzano e verso Castel di Sangro Campobasso e Isernia.
Anche per questo c’è un sostanziale aumento di chiamate al call center, in tutte e tre i distretti sanitari. Forti disagi per gli utenti marsicani causa orari ridotti e sportelli chiusi.
Primo Cipriani segretario regionale UIL trasporti ha più volte, all’unisono con le altre sigle sindacali sollecitato l’ INPS ad effettuare il pagamento dovuto ma, tutt’oggi nulla è stato erogato.
Viene doverosamente espressa l’importanza della salvaguardia a tutela del malato e del cittadino. Funzionare significa avere rispetto per chi contatta gli operatori, ed essere in grado di poter fornire loro risposte.
“E’ una questione umana, tutti noi siamo cittadini, tutti noi possiamo essere pazienti, tutti noi abbiamo bisogno del servizio sanitario quindi, la persona che si reca in ospedale è per noi importante perché ne ha necessità. Così continua Teresa Circi “Dal 28 marzo in seguito alla situazione covid, siamo entrati in fondo integrazione salariale. Erano minori gli sportelli perché giustamente minori erano le visite da prenotare o gestire, in quanto la maggior parte erano per il covid. Affrontavamo solo le oncologiche e le maternità, poi in seguito si effettuavano le urgenze e quelle brevi, quindi piano piano abbiamo ripreso a lavorare a pieno ritmo, se non di più. Ora che partiranno le ordinarie non si sa come potranno essere gestite. Chi aveva fissato nel 2019 un appuntamento per una visita ottenuta, ad esempio, a marzo 2020, causa covid non l’ha potuta effettuare, e nemmeno ne può prenotare un’altra poiché ancora non riparte l’organizzazione ospedaliera. I reparti, a loro volta, non hanno comunicazione di nulla, e i pazienti chiedono a noi cosa possono fare e non abbiamo risposta per loro, perché dipende dai reparti. E’ un cane che si mangia la coda.”
Gli operatori CUP della Asl 1 svolgono un servizio essenziale per gli utenti, fin dall’emergenza del coronavirus, senza mai interrompere la loro prestazione. Ora sono in fondo integrazione salariale fino al 26 giugno, che dovrebbe essere l’ultima data, visto che hanno ripreso a lavorare tutti a pieno regime, ma i soldi non arrivano.
Bisogna ricordare che gli operatori sono costretti a lavorare in condizioni precarie per la propria salute, poiché non sussistono dispositivi di sicurezza all’accettazione, nessun addetto al prelievo della temperatura delle persone, nessuno al controllo affinché le code in attesa con creino assembramenti. In molto locali non viene fatta la sanificazione, contravvenendo a quanto previsto dal decreto “Cura Italia”.
Ancora una volta la ASL1 mostra una disorganizzazione che si ripercuote, inevitabilmente, sui cittadini a discapito del servizio sanitario per la tutela della propria salute.