LOS ANGELES – Oggi siamo tutti un po’ più poveri, tutti un po’ più orfani. Si è spento a soli 55 anni, a seguito di una malattia che non gli ha lasciato scampo, a Los Angeles, lo scrittore Carlos Ruiz Zafon dalla cui penna è nato “L’ombra del vento”, il romanzo che tutti coloro che hanno velleità di narratori avrebbero voluto scrivere. Un racconto che mette in scena la magia della parola scritta, la potenza di un libro che può accompagnarti nella vita e cambiarla profondamente.
Di un libro si diventa responsabili, deve essere custodito con amore e lui si prenderà cura di chi lo possiede entrando in un rapporto osmotico con la vita del suo proprietario, fino a fondersi con essa, abbattendo la “parete” della finzione narrativa. Nei romanzi di Zafon è facile per il lettore stipulare il cosiddetto “patto narrativo” e chi legge, inizialmente, si fa prendere per mano dall’autore, dopo, passeggia con disinvoltura tra le pagine diventandone quasi parte integrante e respirandone l’energia vitale: “Ogni libro, ogni tomo che vedi ha un’anima. L’anima di chi l’ha scritto e l’anima di chi l’ha letto, vissuto e sognato. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza”. (Carlos Ruiz Zafon, L’ombra del vento).
E nel vento lasciamo andare la tua anima, nella speranza che un soffio ci accarezzi il cuore e ci faccia scrivere nuove parole per continuare a sognare.