RECANATI –“ Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea
tornare ancor per uso a contemplarvi
sul paterno giardino scintillanti,
e ragionar con voi dalle finestre
di questo albergo ove abitai fanciullo,
e delle gioie mie vidi la fine”. (G. Leopardi, “Le ricordanze”)
Quando Giacomo Leopardi scriveva questi versi non pensava certo che un giorno turisti, amanti della letteratura e ammiratori della sua penna alata, avrebbero visitato la sua stanza e contemplato da quella stessa finestra le “vaghe stelle dell’Orsa” che hanno ispirato uno dei canti più struggenti del suo canzoniere. Eppure ieri, dopo 200 anni, per volere dello scomparso conte Vanni Leopardi e della figlia Olimpia, discendente diretta del poeta, gli appartamenti privati di casa Leopardi sono stati riaperti al pubblico. Il percorso “Ove abitai fanciullo” comprende, infatti, la Galleria con le collezioni d’arte (compresi i dipinti dei ‘figurati armenti’) e i giardini di ponente e di levante, il salottino dei fratelli Leopardi e la già citata stanza in cui il poeta di Recanati compose tanti dei suoi componimenti in cui viene descritta la fine delle illusioni giovanili.
Il poeta pessimista per eccellenza: così viene ricordato. Eppure, a quasi due secoli dalla sua scomparsa, viene ancora letto, studiato, meditato: sarà per la leggerezza delle sue parole, sarà perché il suo pessimismo cosmico non convince fino in fondo, sarà per il suo testamento spirituale che invita all’amore e alla solidarietà tra gli uomini, l’incontro con Leopardi non lascia mai come ci ha trovati ed ogni volta è una nuova scoperta, ogni volta è un nuovo dolce naufragio nell’infinito, ogni volta la lettura dei suoi versi cambia il nostro sentire, e apre gli occhi della nostra anima sugli interminati spazi e le orecchie all’ascolto di sovrumani silenzi. È finzione, immaginazione? Può darsi, ma una cosa è certa: dopo aver assaporato le sue parole, ci si apre alla contemplazione della vita e ci si dispone a gustarla fino in fondo, con le sue gioie e i suoi dolori, nella sua dimensione ossimorica che la rende così meravigliosa e degna di essere vissuta fino in fondo, perché, come afferma F. De Sanctis, “questo uomo odia la vita e te la fa amare, dice che l’amore e la virtù sono illusioni, e te ne accende nell’anima un desiderio vivissimo”.
Il percorso “Ove abitai fanciullo” sarà visitabile dal martedì al venerdì solo su prenotazione chiamando il numero 339 2039459.