ABRUZZO – I nuovi dati danno un’indicazione ben precisa sulla potenzialità che l’Abruzzo offre in interventi di Bypass al cuore. In rapporto al numero dei casi la nostra Regione risulta essere al quarto posto in Italia.
Tenendo conto che il panorama nazionale conta un totale di 43 centri in grado di compiere interventi di bypass, è necessario evidenziare anche il numero di casi, divisi per macroaree nazionali, che hanno richiesto questo tipo di intervento: nelle regioni del Nord si sono registrati un totale di 279 casi, in quelle del Centro 196, in quelle del Sud 66.
Per capire in cosa consiste l’intervento di bypass è necessario fare un breve cenno alle patologie che cura, in particolare alle malattie delle coronarie. Il cuore è irrorato da due arterie coronarie, rispettivamente destra e sinistra. Quando uno di questi condotti si restringe a causa di accumuli di colesterolo la quantità di ossigeno che raggiunge il muscolo cardiaco (miocardio) diventa insufficiente.
Si parla allora di insufficienza coronarica. Quando il restringimento (chiamato stenosi) è incompleto, provoca nella maggior parte dei casi un’angina pectoris, ovvero una oppressione al torace accompagnata da dolore. Quando invece l’arteria è completamente ostruita, si verifica un infarto del miocardio
Il bypass aortocoronarico è la metodica chirurgica più impiegata per trattare le coronaropatie ed è considerato in molti casi più sicuro ed efficace dell’angioplastica in quanto consente di intervenire in modo risolutivo sulla patologia specie quando l’ostruzione è molto diffusa come nel caso dei pazienti diabetici.
E’ stato infatti dimostrato, da più studi, che il bypass per i diabetici, con patologia coronarica diffusa in più vasi sanguigni, consentirebbe una minore percentuale di complicazioni gravi come l’infarto.
L’angioplastica è una tecnica meno invasiva che consiste nella introduzione di un “palloncino” o uno stent nell’arteria occlusa al fine di dilatarla. In genere viene eseguita per trattare pazienti anziani che altrimenti non potrebbero sopportare un’operazione tradizionale, con il vantaggio di una ripresa più rapida del paziente.
Il bypass aortocoronarico viene sempre eseguito dopo aver evidenziato e localizzato con precisione una o più stenosi coronariche, tramite coronarografia. Solo questo esame consente infatti di determinare il migliore approccio terapeutico da proporre al paziente: terapia medica, angioplastica o bypass.
Rispetto alle procedure impiegate in passato, oggi sono stati compiuti notevoli progressi nell’esecuzione della tecnica operatoria. Per tale ragione, questo trattamento può essere applicato anche a pazienti di età avanzata.
Il bypass può essere praticato:
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in maniera programmata, in caso di angina pectoris o dopo un infarto del miocardio;
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in situazione di emergenza,
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in caso di minaccia di infarto del miocardio o talvolta addirittura di infarto conclamato, quando le altre terapie si sono rivelate inutili.
Nella maggior parte dei casi, gli operatori accedono al cuore attraverso l’apertura completa dello sterno. Il bypass consiste appunto nel “bypassare”, il punto di restringimento della coronaria con un ponte costituito da arterie o vene prelevate in altre parti del corpo del paziente, permettendo così al sangue di tornare a circolare liberamente nel muscolo cardiaco.