AVEZZANO – L’app Immuni, strumento di contact tracing scelto dal commissario straordinario Domenico Arcuri e dal Governo per far ripartire in sicurezza il nostro Paese, sarebbe dovuta essere uno dei pilastri alla base della “Fase2”, con rilascio all’inizio di maggio. Ma così non è stato a causa delle numerose perplessità e polemiche suscitate, soprattutto, dalla questione della privacy.
Tuttavia sembra si sia in dirittura di arrivo. Infatti, è di pochi giorni fa l’annuncio, da parte del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, durante un’intervista a Radio 24, che l’app Immuni “sarà disponibile tra 10-15 giorni, per i primi di giugno. E’ un tracing importantissimo – sottolinea Sileri – e quando sarà attivo darà ulteriori informazioni su tracciamento e diffusione della malattia”.
L‘applicazione, creata dalla software house milanese Bending Spoons, verrà presentata dal Governo il prossimo 5 giugno e, in via sperimentale, sarà disponibile solo in tre Regioni: Liguria per il Nord, Abruzzo per il Centro e Puglia per il Sud. Durante questa prima fase i cittadini potranno testare tutte le funzioni di Immuni ed inviare dei feedback. Scaricabile sui principali store online, come il Play Store e l’App Store, sarà disponibile per tutta l’Italia a partire dal 12 giugno.
Intanto, il Ministero dell’Innovazione, guidato da Paola Pisano, ha pubblicato sulla piattaforma GitHub una prima parte del codice sorgente, delle versioni iOS e Android, sul quale si baserà il funzionamento dell’applicazione. Presente anche la grafica dell’interfaccia con le funzionalità, sviluppate da Google e Apple, che serviranno per coordinare il flusso di informazioni con il server centrale in Sogei.
Al via libera si è aggiunto anche l’invio della attesa relazione, da parte del Ministero della Salute, al Garante della Privacy Antonello Soro il quale, nel corso di un’audizione nella Commissione parlamentare per la semplificazione, ha dichiarato che “allo stato la norma trasmessa dal Governo al Parlamento risponde alle richieste che avevamo fatto in merito alla scelta volontaria. Non è prevista, inoltre, la geolocalizzazione, che è un altro elemento che avevamo sconsigliato anche perché meno efficace. Una serie di interlocuzioni avvenute in queste settimane – ha concluso Soro – dovrebbero essere servite a rimuovere i dubbi e dovrebbero consentirci di consigliare agli italiani di scaricare l’app. Lo decideremo comunque nei prossimi giorni”.
Immuni seguirà il modello decentralizzato di Google e Apple, per cui i dati raccolti saranno conservati sui singoli device e non su un server centrale; non traccerà gli spostamenti, ma solo alcuni dei contatti tra smartphone; non sarà obbligatorio scaricarla, né usarla; i dati raccolti potranno essere condivisi solo previa autorizzazione del possessore dello smartphone; tutti i dati raccolti e condivisi con il server centrale (gestito da Sogei), dovranno essere cancellati entro dicembre 2020.
Ma come funziona Immuni? Il monitoraggio avviene tramite lo smartphone e la funzione Bluetooth Low Energy. Il sistema non utilizza dati di geolocalizzazione di alcun genere, inclusi quelli del GPS. L’app non raccoglie alcun dato personale dell’utente, bensì i codici identificativi ( anonimi e crittografati) dei dispositivi con cui le persone entrano in contatto (entro una certa distanza e per un dato periodo di tempo), scambiandoli tramite Bluetooth e mantenendoli in memoria sul proprio smartphone. Pertanto si determinerà che un contatto fra due utenti sia avvenuto, ma non chi siano i soggetti o dove il contatto sia avvenuto.
Se tra i soggetti che hanno scaricato l’app uno, di quelli incontrati, dovesse risultare positivo al Covid-19 gli operatori sanitari gli forniranno un codice di autorizzazione con il quale questi potrà scaricare su un server ministeriale il proprio codice anonimo.
I cellulari con Immuni prenderanno dal server i codici dei contagiati e, se l’app riconoscerà tra i codici nella propria memoria quello di un contagiato, visualizzerà la notifica di allerta all’utente. La loro trasmissione è cifrata e firmata digitalmente per garantire la massima sicurezza e riservatezza in questa fase di “uscita” del dato dallo smartphone del singolo utente.
Il server di Immuni è in Italia e viene gestito da soggetti pubblici, mentre i dati sono controllati dal Ministero della salute.
Immuni non condivide i dati con nessun altro sito o app e i dati non vengono venduti a nessuno, né usati per alcuno scopo commerciale, inclusa la pubblicità.
Anche se l’applicazione non dovesse essere scaricata da un numero sufficiente di persone, a detta del Governo, può lo stesso essere efficace nell’aiutare a rallentare la diffusione del virus insieme a tutte le altre strategie di contenimento del contagio.