REGIONE – “Sono io che chiedo scusa alle donne che hanno letto o leggeranno le tristi espressioni da bmovie del presidente della regione, certa che lui non sarà in grado neanche di formulare delle scuse adeguate senza provocare ulteriori danni alla sua immagine e dunque, purtroppo, a quella dell’intera regione” – lo dichiara il consigliere Marianna Scoccia, a seguito delle esternazioni a lei rivolte dal Presidente regionale Marsilio a seguito della decisione di lasciare la maggioranza da parte dell’esponente politica.
“Non è che si può essere un poco incinta, se una sta in maggioranza sta in maggioranza, altrimenti sta all’opposizione”, queste le parole rivolte alla sottoscritta dal governatore degli abruzzesi. Innanzitutto mi preme chiarire a Marsilio che essere donna non coincide sempre con l’essere madre e anche se portare in grembo i propri figli è il dono più bello che la natura può fare, le parole del presidente offendono tutte quelle donne che hanno scelto di non essere madri e anche quelle che non hanno potuto diventarlo.
Per comprendere la mia scelta politica, tra l’altro espressa in modo chiaro e netto in conferenza stampa, sarebbe bastato guardare all’azione politica e amministrativa della maggioranza dal momento del suo insediamento ad oggi; un’azione totalmente insufficiente ed inadeguata. Così come insufficiente ed inadeguata ci è parsa la legge approvata venerdì scorso in Consiglio che, invece di aiutare la ripresa delle attività abruzzesi, soprattutto quella delle micro e piccole imprese regionali, si è rivelata poco incisiva, priva di una visione generale di rilancio, fonte di squilibrio tra le diverse aree territoriali e priva delle coperture finanziarie necessarie. A dimostrazione di ciò basta vedere la sonora bocciatura espressa da imprese e sindacati regionali. Capisco, pertanto, il nervosismo del presidente che non è nemmeno intervenuto in consiglio e, secondo me, questa legge non l’ha nemmeno letta, così come capisco la consigliera Bocchino che si ritrova a dover ridere di una battuta che offende anche lei pur di ottenere un posto a corte.”
Arriva in redazione anche la condanna delle Donne Democratiche abruzzesi per le parole rivolte da Marsilio alla consigliera Scoccia:
“Se la consigliera Scoccia fosse stata di sesso maschile, per commentare il suo posizionamento politico nell’attuale compagine consiliare in Regione Abruzzo il presidente Marsilio avrebbe usato la stessa metafora?
Perché dunque usare il corpo delle donne, la loro specificità dovuta all’appartenenza di genere, per dare un parere di natura politica? In una parola perché usare proprio quella locuzione per esprimere un concetto semplice come quello di ‘tenere il piede in due staffe’?
Non solo quella di Marsilio è stata una uscita sessista, e quindi discriminatoria, ma anche allusiva: tipico di una cultura becera che vede nelle donne esseri inferiori, funzionali a soddisfare i bisogni e le necessità degli uomini (della patria, della specie), non meritevoli comunque di rispetto riguardo la loro persona e i loro ruoli, professionali e politici.
È evidente quindi come ancora una volta il governatore Marsilio si sia rivelato totalmente inadeguato al ruolo che ricopre, totalmente. Scoprendosi per quello che è: l’interprete di un potere machista e clientelare.
Così come inadeguata sembra la risata della consigliera Bocchino, incapace di ogni tipo di solidarietà femminile (visto che le discriminazioni sessuali molto spesso non hanno colore politico e lei per prima siamo certe avrà avuto modo di sperimentarlo da sé) tanto più dal momento che proprio lei è stata prima firmataria di una proposta di legge per il combattere il bullismo e il cyberbullismo, che altro non è che l’uso dei social e della tecnologia spesso proprio contro le donne e le ragazze, sempre più vittime di violenti attacchi di revenge porn e odio in rete.
Per questo la solidarietà che intendiamo esprimere ha un carattere fortemente improntato al rispetto dell’autodeterminazione e dell’integrità personale di tutte quelle donne che decidono, con grande senso di responsabilità, di prendere parte alla vita politica del loro paese e dei propri territori.
La discriminazione in base al sesso è un atteggiamento grave, lesivo della dignità, insultante e impensabile all’interno di un luogo istituzionale come quello dell’assise regionale. Indica un difetto che se non riguarda tutti gli uomini, di certo attiene ad alcuni di loro, ancora troppi – secondo noi”.