L’AQUILA – Dopo oltre due mesi di lockdown torna ad alzarsi, dall’Aquila, il sipario sulla cultura in Italia. Nella Basilica di Collemaggio, luogo identitario per la comunità del capoluogo abruzzese, nel giorno dedicato a San Pietro Celestino, compatrono della città, si è svolta la cerimonia promossa da Comune dell’Aquila, prodotta dal Teatro Stabile d’Abruzzo e patrocinata dall’Arcidiocesi dell’Aquila. “Ho sognato celestino” è il titolo del testo che il direttore del Tsa, Simone Cristicchi, ha realizzato appositamente per l’iniziativa con Matteo Pelliti e che ha interpretato accompagnato dal violinista Alessandro Quarta.
All’appuntamento ha presenziato, oltre alle autorità civili, militari e religiose, anche una rappresentanza del personale sanitario dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila: il primo evento culturale italiano aperto al pubblico, contingentato e posizionato a distanza di sicurezza secondo le indicazioni fornite dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e le prescrizioni contenute nel protocollo firmato da governo e Cei il 7 maggio scorso, è stato un omaggio alle donne e agli uomini impegnati nella battaglia al coronavirus.
Con l’iniziativa “Ho sognato Celestino” il Comune dell’Aquila riprende il cammino per la candidatura a città italiana della cultura 2022 visto nel 2021 Parma potrà esprimere ciò che il coronavirus ha fermato quest’anno.
L’evento, trasmesso sul canale Youtube del Comune dell’Aquila, nonché sulle pagine social dell’ente e del Tsa, è stato preceduto da una prolusione che il rettore della Basilica, don Nunzio Spinelli, ha tenuto sulla figura di Papa Celestino V che nel 1294 ha donato alla città dell’Aquila la bolla del Perdono, cuore della festa della Perdonanza che a dicembre è stata dichiarata patrimonio immateriale Unesco.
Una manifestazione, la Perdonanza, intimamente connessa alla Basilica di Collemaggio che recentemente premiata per l’opera di restauro realizzato dopo il sisma del 2009 dalla Commissione Europea ed Europa nostra.
Nel prendere la parola per un breve messaggio, invece, il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha dichiarato: “Dopo un complicato periodo di isolamento, ci ritroviamo oggi, all’interno della basilica di Santa Maria di Collemaggio, nel nome di San Pietro Celestino che, nella raffigurazione della vetrata della chiesa di San Flaviano (XIII secolo), sostiene con la mano la città dell’Aquila e, per noi tutti, quella mano è la nostra forza nel tempo del dolore è la nostra guida nel tempo della rinascita.
Il terremoto del 6 aprile 2009 ha insegnato a noi aquilani che la vita è più forte di tutto, che la vita vuole vivere, vuole esprimersi. Celestino – come amiamo chiamarlo con affettuoso rispetto – ci ha insegnato che la vita va anche dedicata.
E dedicarla significa lasciare un segno. E Celestino ne ha lasciato uno di grande valore umano, civile e spirituale, anticipatore del giubileo, la Perdonanza celestiniana. Un segno forte di universalità, che è arrivato intatto sino ai nostri giorni, insieme al riconoscimento del titolo di Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.
Celebrare San Pietro Celestino in tempo di pandemia è riconoscere l’impegno, il sacrificio di chi dedica la sua vita alla salute delle persone e, per questo, con riconoscenza e stima salutiamo il personale sanitario dell’ospedale dell’Aquila.
Quella di oggi è una celebrazione molto particolare, perché al momento prettamente spirituale di Don Nunzio, seguirà il racconto di parole e musica affidato a Simone Cristicchi e ad Alessandro Quarta.
Un racconto che sa di rifioritura dell’arte nella sua accezione più ampia, grazie alla sensibilità del Teatro Stabile d’Abruzzo, al suo Presidente Pietrangelo Buttafuoco e al suo direttore Simone Cristicchi.
Quel Teatro Stabile per il quale Ignazio Silone scrisse “L’avventura d’un povero cristiano” e che debuttò nel 1969 alla Festa del teatro a San Miniato, con la scenografia di Alberto Burri la regia di Valerio Zurlini e con un giovanissimo Giancarlo Giannini.
Celestino, fragile come un cristallo ma splendente di luce, con “quel qualcosa di angelico” come diceva Petrarca, ha vissuto nella verità di una vita specchiata che per noi aquilani è fonte di ispirazione e di progettualità.
Una progettualità che oggi si chiama “L’Aquila capitale della cultura”, un obiettivo a cui teniamo in modo particolare e che parte proprio, nella sua esemplificazione grafica, da questa basilica, dalla sua magnifica facciata. Peraltro, il restauro della basilica di Collemaggio ha conquistato, unico progetto in Italia, il premio del Patrimonio Europeo 2020.
L’Aquila capitale della cultura, che lancia con questa cerimonia un messaggio di speranza attraverso la rappresentazione di una vita santa, come quella di Celestino, dedicata alla contemplazione e alla difesa degli ultimi, ma anche la determinazione di chi dedica la propria vita a fare delle espressioni dell’arte una forma di crescita e di progresso della collettività.
La cultura, l’arte – di cui sono espressioni alte Simone Cristicchi e Alessandro Quarta – ci aiutano a osservare le precauzioni sanitarie di questi giorni, leggendole però in una chiave compatibile con la libertà che si va ritrovando sostenuta dal buon senso, e con la vita che non può che essere vissuta”.
Al termine della cerimonia il violinista Alessandro Quarta ha reso omaggio alla città dell’Aquila interpretando il brano “So sajitu aju Gran Sassu”.