MARSICA – Lockdown o non lockdown ci sono viaggi che non si possono interrompere neanche durante una pandemia globale. Uno di questi è il viaggio “on the road”, cavalcando l’onda dei legami marsicani. Vite che si scrivono giorno dopo giorno e hanno bisogno di una voce per venire fuori. Route 46 abbraccia la storia di Annamaria Pietrosante, una giovane ragazza che ha scelto di vivere a Londra. Oggi vi racconteremo di lei.
Annamaria è un’ostetrica con una laurea triennale conseguita presso l’ Università dell’Aquila nel 2013 e con un Master universitario di Primo Livello in “Diagnostica clinica, strumentale e di laboratorio a supporto delle decisioni dell’ostetrica’’conseguito presso l’ Università degli Studi di Firenze. Prima della sua partenza per il capoluogo toscano, Annamaria, ha collaborato con il fisioterapista Francesco Giancarli per organizzare corsi preparto in quel di Celano.
Annamaria si racconta.
“Ho avuto la possibilità di fare il tirocinio all’ Ospedale Careggi di Firenze con dei medici che mi hanno aiutata tantissimo e mi hanno insegnato tanto, anche al di fuori del master effettivo. Mi occupavo di ecografie gemellari, translucenze nucali ovvero test di screening che si eseguono per valutare la probabilità che il bambino possa essere affetto dalla sindrome di down. Nella tesi finale ho esposto uno studio condotto sulle arterie uterine nelle gravidanze gemellari. Tale studio è stato condotto in collaborazione con la primaria della medicina fetale del Careggi, una mia collega ostetrica e una dottoressa specializzanda. Ricerca interessante per vedere il flusso sanguigno dalla mamma ai bambini. Ci siamo dedicate anima e corpo a questo lavoro presentandolo a Roma e al congresso dei ginecologi. Finalmente dopo tre anni è stato pubblicato in una rivista scientifica. Un traguardo a dir poco importante”.
GIRL POWER!!! Annamaria ci racconta che è stata il caso ad attirarla nella capitale inglese.
“A Firenze, durante una lezione universitaria, ho conosciuto un’ostetrica genovese che abitava a Londra da tredici anni ed era sposata lì. Reclutava ragazze in giro per l’Europa per un corso di cinque giorni in terra londinese. In questi cinque giorni visitavi Ospedali per prepararti ad un eventuale colloquio di lavoro. Ti indirizzavano riguardo i testi da studiare, ti mostravano la realtà inglese e se la cosa ti incuriosiva partecipavi a qualche concorso. Incuriosita sono andata a Londra cinque giorni da sola ed è stato amore a prima vista. Inoltre la figura dell’ostetrica è molto indipendente ed è riconosciuta in tutti gli ambiti, a 360 gradi. Hanno un approccio completamente diverso rispetto alla visione dell’ostetrica italiana. In Inghilterra l’ostetrica può fare ecografie come i ginecologi, parti in acqua , parti in casa, perché esiste il team delle ostetriche che lavorano in casa. C’era un’enorme richiesta di ostetriche per cui mi sono data questa opportunità. Sono ripartita dopo 3 mesi, il tempo necessario per cercare una traduttrice, per tutti i certificati e i titoli che avevo, e di fare l’iscrizione al collegio delle ostetriche inglese. Sono qui da cinque anni ormai e amo Londra.
Annamaria dove hai lavorato e dove lavori ora?
“Ho lavorato al Newham University Hospital. Ad ottobre del 2015, quando sono arrivata. non avevo una buona padronanza della lingua, per cui ho preso la decisione di lavorare come cameriera e migliorare il mio inglese. Per tre mesi ho servito ai tavoli e devo dire che questa esperienza mi ha aiutata molto. Nel frattempo studiavo per preparare il mio primo colloquio. La prima domanda che ho fatto è stata proprio al Newham, zona 3, Londra est. Mi hanno presa subito. Bisogna specificare che qualsiasi lavoro in Inghilterra è solo a tempo indeterminato. Ho lavorato lì per un anno. Credimi è stata dura. Il Newhman è un ospedale che conta circa 9000 parti l’anno, ed io ruotavo tra centro nascita e sala parto. Le nascite sono concepite in maniera differente. le donne partoriscono nelle proprie stanze, solo per il cesareo bisogna andare in sala operatoria. I turni inoltre non sono come quelli italiani. In Italia l’ostetrica l’italia lavora la mattina, pomeriggio, notte e riposo. In Inghilterra esistono solo turni lunghi da dodici ore. Mi è capitato di fare anche tre notti di fila, per un totale di 36 ore lavorative. Effettivamente era un pochino stressante sia a livello fisico e mentale, ma mi piaceva. L’unico neo era il mio non condividere il management e l’organizzazione, per cui me ne sono andata. Ho fatto domanda poi per il St Mary’s Hospital, per capirci , l’ospedale dove hanno partorito Diana e Kate” .
Qui non potete vedermi, ma il mio volto si è contratto in un’espressione della serie…ok non potete vedere. Inutile descrivere.
“Prima di cominciare a lavorare al St. Mary mi sono data una pausa ed ho fatto un viaggio in Thailandia! Ad oggi sono tre anni che lavoro al St. Mary“.
Complimenti Annamaria ! Un curriculum veramente degno di nota. Domanda standard, che pongo a tutti quando li intervisto. Torneresti in Italia?
“Quello che mi lega di più è la parte familiare. Torno spesso a Celano e ho rivalutato la mia città perché quando sono da quelle parti mi godo la tranquillità. Vivendo una città frenetica, ti rendi conto di quanto sia importante la quiete. Tornerei per questo: la famiglia e la pace dei luoghi. A livello lavorativo, invece, non mi piace l’Italia. Qui l’ostetrica ha un ruolo importante ed è riconosciuta a livello nazionale. Purtroppo. in Italia, l’ostetrica è sempre un passo indietro al medico ed è questo ciò che non condivido. Io qui raccolgo testimonianze, perché se mai un giorno dovessi tornare, vorrei provare a cambiare qualcosa. C’è del buono da prendere dal sistema inglese, anche perché noi italiani, nel settore sanitario, siamo preparatissimi e molto apprezzati all’estero. Le università italiane sono tra le prime al mondo. In Inghilterra c’è la costante crescita e questo è il punto di forza. Ho fatto un master al King’s College University e mi sono laureata questo gennaio. Ora sono ostetrica ecografista e non faccio più sala parto.”
Una bellissima storia, di affermazione e determinazione dal colore rosa.
Route 46 non si ferma… alla prossima storia 😉