È come se il mondo fosse in ascolto, con il fiato sospeso, di quelle ultime note su un tono minore, accompagnate dall’arco sostenuto e morbido di un violoncello. “Pioggia, nei tuoi occhi neri” (Rain, in your black eyes), le traduzioni in italiano di simili capolavori dovrebbero essere bandite eppure sembra di ascoltare poesia che si esprime su un foglio ricamato da cinque righe e quattro spazi. Piove ora dai nostri occhi, dagli occhi di ogni singola persona estasiata dall’essenza di un uomo che è riuscito a tradurre in musica i sentimenti umani. Un uomo di quest’epoca, come molti altri uomini di altre epoche, che hanno lasciato patrimoni inestimabili e che ci ha dovuto abbandonare troppo presto. Ezio Bosso non ce l’ha fatta, è morto all’età di 48 anni.
Un artista, compositore e pianista che lascerà un segno nella storia di questa nostra nazione. Nel 2003 e nel
2005 vince il Premio Flaiano d’Oro, nel 2004 riceve una nomination al David di Donatello per le musiche di “Io non ho paura”, nel 2006 è insignito del Critic and audience choice for best music al Syracuse festival di New York, nel 2010 riceve The Green Room Awards, con la sua prima sinfonia Oceans, nel 2015 riceve una seconda nomination al David di Donatello per le musiche de “Il ragazzo invisibile”, nel 2016 riceve al Teatro Cilea di Reggio Calabria il Riccio d’Argento, della trentesima edizione della rassegna Fatti di Musica di Ruggero Pegna per il Miglior Live dell’anno. Viene riconosciuto come cittadino onorario ad Arcireale, Roma e Busseto. Una dote
immensa la sua, come compositore e come pianista esecutore, riconoscibile nello stile e nella forma.
Non ci resta che vedere il suo sorriso volare via e seguire la sua scia, come in “Following a bird”, e rincorrere con il pensiero l’idea che ora il Maestro sia seduto al pianoforte a suonare per gli angeli.