AVEZZANO – Un vero caos era scoppiato nelle farmacie e parafarmacie di tutta Italia dopo l’annuncio in conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, lo scorso 26 aprile, della firma da parte del commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, dell’Ordinanza n.11 con la quale è stato fissato a 50 centesimi, al netto dell’Iva, il prezzo massimo delle mascherine chirurgiche.
Con l’inizio della “Fase2”, cioè di convivenza con il virus, l’uso delle protezioni sarà obbligatorio nei diversi contesti quotidiani: sui mezzi pubblici, sul posto di lavoro, in generale nei luoghi chiusi, ma anche nei parchi pubblici e in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire la distanza di sicurezza.
Lo scopo di Arcuri, pertanto, è stato quello di mettere i cittadini nelle condizioni di poterle acquistare ad un prezzo che sia il più conveniente possibile: “L’obiettivo del prezzo calmierato delle mascherine – spiega il commissario straordinario – è annientare una speculazione vergognosa. I cittadini italiani che devono proteggersi dal virus – ha continuato Arcuri – hanno il diritto di pagare il prezzo giusto”.
Tuttavia, l’applicazione del nuovo prezzo, anche per le forniture di mascherine acquistate prima dell’Ordinanza, ha fatto subito montare la protesta di farmacisti e parafarmacisti che hanno lamentato evidenti danni economici, avendo acquistato lotti a prezzi superiori: da fattura almeno a 90 centesimi più Iva (per un costo che oscilla tra euro 1,20 e 1,50).
Pertanto la stessa Federfarma aveva interrotto la vendita delle mascherine in attesa di chiarimenti, anche riguardo all’Iva: infatti, mentre Conte aveva annunciato il prezzo a 50 centesimi, Iva compresa, Arcuri aveva scritto che l’Iva andava applicata, per un costo totale di 61 centesimi cadauna.
Anche nella Marsica, in un primo momento numerose sono state le farmacie e parafarmacie del territorio che hanno bloccato la vendita delle mascherine chirurgiche, ritirandole dai negozi, in attesa di ulteriori chiarimenti del Governo circa l’effettivo prezzo di vendita dei lotti già acquistati, l’indicazione di aziende da cui poterle comperare a condizioni che ne permettano la rivendita a 50 centesimi e se, effettivamente, fosse stato previsto un rimborso per le scorte di magazzino.
L’allarme è, però, rientrato nel giro di pochi giorni grazie all’accordo siglato tra il commissario Arcuri, Federfarma, FOFI (Federazione Ordini Farmacisti Italiani) e Assofarm, per mettere in condizioni tutte le farmacie e parafarmacie italiane di vendere le mascherine, necessarie per la popolazione, al prezzo massimo di 50 centesimi, al netto dell’Iva, senza alcun danno economico.
“Alle farmacie che, negli ultimi giorni, hanno acquistato dispositivi di protezione ad un prezzo superiore ai 50 centesimi – ha assicurato il Commissario – verrà garantito un ristoro e verranno assicurate forniture aggiuntive tali da riportare la spesa sostenuta, per ogni singola mascherina, al di sotto del prezzo massimo deciso dal Governo”. Inoltre lo stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in una nota sul Def riguardo le misure anti-Coronavirus, ha annunciato l’eliminazione dell’Iva sulle mascherine per tutto il 2020.
Realizzata anche una Centrale di acquisto che ha permesso alle associazioni dei farmacisti “di negoziare, insieme al Commissario, l’acquisizione di importanti quantitativi di dispositivi ad un prezzo inferiore a quello massimo fissato dall’ordinanza”. L’accordo tra Arcuri e cinque aziende italiane, permetterà di immettere sul mercato mascherine chirurgiche ad un prezzo medio di 0,38 centesimi. Il Commissario per l’emergenza ha, altresì, assunto l’impegno di distribuire dispositivi di protezione destinati ai farmacisti operanti nelle farmacie e nelle parafarmacie.
Dal 4 maggio potranno essere distribuite 12 milioni di mascherine al giorno, tre volte l’attuale fornitura, e i cittadini le potranno trovare in 50 mila punti vendita al prezzo di 0,50 centesimi, esente Iva.
“Dal mese di giugno – annuncia infine Arcuri – potremmo distribuirne 18 milioni; dal mese di luglio 25 milioni; quando le scuole cominceranno a settembre potremmo distribuirne almeno 30 milioni al giorno, 11 volte il numero di quelle che distribuivamo all’inizio dell’emergenza”.