MARSICA – Giorno 47 di quarantena e come tutti cerco di ammazzare il tempo o farmi uccidere da questo, attivando i pensieri e spegnendo il mondo di fuori. Rimanere collegati alla realtà diventa impresa ardua, per cui mi metto alla ricerca di altre storie, frammenti in questo cosmo mutante. Quella di questo terzo appuntamento con Route 46 è la storia di Matteo. Siamo partiti da Monaco, per poi sfiorare il Canada ed ora approdare in Svizzera. Contatto Matteo Malandra, un giovane ragazzo che ha lasciato la sua amata San Benedetto dei Marsi per fare quello che fanno molti: cambiare vita. O forse farsi cambiare da questa. Un po’ come il tempo. Matteo ha tanta voglia di parlare per cui lascio che mi racconti la sua storia a cuore aperto, prima di porre lui qualche domanda.
“Mi chiamo Matteo, ragazzo di 27 anni, nato ad Avezzano e cresciuto a San Benedetto dei Marsi, piccolo paesino con poco più di 4000 persone. Da lì ho cominciato a spostarmi nei luoghi turistici abruzzesi per stagioni estive ed invernali, lavorando come cameriere, aiuto cuoco, barista, o macchinista. A 17 anni ho fatto i miei primi corsi da barman/bartender professionali, spostandomi sempre più lontano, per lavorare. A 18 anni mi sono trasferito da mio padre ad Avezzano per poter lavorare come barman fino a sera, e in discoteca di notte. Proprio in quella discoteca ho trovato la donna della mia vita, con cui convivo. In quel periodo mia madre si trasferì in Svizzera per lavoro, eppure io stavo bene ad Avezzano, con il mio primo amore e i miei amici, sentivo di avere tutto, anche se qualcosa continuava a mancarmi. La mia famiglia. Mia madre lontana, mio padre assente, sempre a lavoro, la sua compagna indaffarata. C’era solo mia nonna per me. Ho capito che a mancarmi era proprio una famiglia. Avevo bisogno di ricreare un clima famigliare, questo é sempre stato il mio obiettivo. Un giorno mia madre fece un’offerta a me e mia sorella: un lavoro con uno stipendio enorme, contratto regolare, vitto e alloggio. Dove? In Svizzera, in cambio dell’aiuto a mettere su un ristorante. Mi propose la gestione del bar nella cava dello stesso. Convinsi mia sorella e partimmo entrambi in treno, con valige strapiene, qualche risparmio in tasca, due cagnolini spaventati e molte lacrime. Arrivati tutto sembrava perfetto, il ristorante stava riunendo la mia famiglia, l’unico estraneo era il compagno di mia madre, con il quale gestiva il ristorante in società. Tutto andava a gonfie vele, lavoravamo bene, guadagnavamo molto, tutto andava liscio, fin quando mia sorella lasciò per intraprendere il suo cammino, sempre nella stessa città. Io lasciai poco dopo, rimanendo sempre accanto a mia madre. Un giorno scoprimmo che il compagno di mia madre aveva speso tutti i soldi di nascosto. Il ristorante chiuse. Volevo tornare indietro ma la mia compagna, finita l’ università, si stava trasferendo in Svizzera per me e per cominciare una nuova vita insieme.”
Matteo abbiamo ascoltato la tua storia e ci siamo commossi con te. Ora di cosa ti occupi?
“Dopo aver passato i primi due anni tra le cucine dei ristoranti multietnici fino ai più raffinati ristoranti locali, ho deciso di dare una svolta alla mia vita: prendere più tempo per me e la mia compagna ed approfittare di week-end e vacanze estive/ invernali. Ho scelto di lavorare come fornitore, in una ditta che alleva galline e distribuisce uova in tutto il territorio Romando della Svizzera , così posso approfittare tutti i giorni di bellissimi paesaggi sperduti del verde incontaminato e di meravigliosi laghi , ognuno più caratteristico dell’altro.”
Dove vivi di preciso e quali opportunità ti ha offerto la Svizzera?
“Attualmente sono residente in un piccolo paesino di 4000 abitanti, in realtà questo paesino che di nome fa Courtaman nel canton Friburgo non ha nulla da offrire come comfort di vita quotidiana: ci sono solo due negozi, un magazzino che vende articoli bricolage, un autolavaggio e una stazione. Come molti paesi svizzeri è un luogo noioso e le persone sono “fredde”. Ma c’é qualcosa qui che mi ha fatto sentire un po’a casa. Ho scelto un appartamento sul cucuzzolo della collina, proprio l’ultima casa, dopo di me c’é solo una stradina stretta lunga quasi 200 metri, che si conclude con l’entrata di una foresta che, ad ogni stagione, regala panorami meravigliosi, dove io e la mia compagna passiamo la maggior parte del tempo, portando a spasso i nostri cani.”
Con il senno del poi saresti partito o rimasto in Italia?
“Se non fosse stato per quell’offerta, se non fosse stato per quel periodo, no, non avrei mai abbandonato la mia vita in Italia. All’epoca avevo 20 anni, ed avevo la speranza di riunire ciò che rimaneva della mia famiglia, ovvero una mamma ed una sorella.”
Una domanda che esula dal contesto, ma che voglio porti ugualmente. In questo momento difficile della storia mondiale come state vivendo la quarantena in Svizzera?
“Avevo sentito dei primi casi in Italia e, come molti, confesso di aver trascurato il problema seguendo la massa sui social, che credeva fosse solo una semplice influenza. Mi sono ricreduto. La Svizzera ha capito tardi la gravità del problema, una minima parte di loro ci ha trattati (noi italiani) come untori, come se fossimo stati noi a causare questo virus. Io stesso ne sono stato vittima. Qui senza alcuna autocertificazione si può tranquillamente uscire ed andare dove si vuole, cosa che io trovo alquanto ridicola dato che i contagi, anche se in diminuzione , non si sono chiaramente arrestati. Gli svizzeri non sono molto allarmati dalla cosa, ma nei supermercati, comunque, si trovano le dovute precauzioni e le attività commerciali, che non sono di prima necessità, sono state chiuse.”
Torniamo a noi. Ultime due domande, necessarie. Torneresti a vivere in Italia con la tua compagna?
“Il nostro progetto sin dall’inizio é sempre stato quello di creare una vita insieme in Italia. Vogliamo tuttora tornare dalle nostre famiglie, abbiamo un vuoto nell’anima nonostante i beni materiali che in Italia non avremmo mai sognato di avere. Per non parlare della stabilità economica. A volte pagherei anche 50 euro solo per avere quel buonissimo cappuccino la mattina con la bomba alla crema cioccolato e panna che la mia barista del paese mi prepara ogni volta che torno in Italia!”
Cosa consigli ai ragazzi che lasciano l’Italia per cercare fortuna altrove?
“Non credo che i consigli possano bastare, non credo che per ogni persona sia la stessa cosa, comunque posso provarci. Casa é una sola, e per sempre lo sarà, non sono quelle mura, non é il divano con cui siete cresciuti o le stradine del paese che conoscete a memoria, ma casa sono la vostra famiglia, gli amici che vanno e vengono, la monotonia di andare al bar dopo pranzo per il caffè ed incontrarsi solo per quattro risate. Lasciare casa é cosa difficile. Poi pensate, pensate a voi stessi ed alla vostra persona, a cosa potreste fare in quel posto dove volete andare, meditate bene se partire o meno e se davvero vale la pena. Ricordatevi che in qualsiasi momento, la vostra CASA sarà ancora lì ad accogliervi a braccia aperte, potrete tornare o per le vacanze e chissà, se la penserete come me, un giorno tornerete per sempre, ma con uno stile di vita migliore. Partire per un’ avventura richiede coraggio, ma anche una buona motivazione.“