AVEZZANO – A causa dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus e all’imperativo #iorestoacasa anche durante le oramai imminenti festività pasquali, ci si interroga su come sarà il pranzo di Pasqua.
Secondo l’Osservatorio di TuttoFood, la rassegna internazionale dell’agroalimentare di FieraMilano, gli italiani si dividono in due scuole di pensiero: tra chi non vuole rinunciare a un menù ‘firmato’ e chi, invece, nella tranquillità della propria cucina si cimenterà nella preparazione dei piatti per le festività.
In molte Regioni (ma non tutte) ai ristoranti è consentito proseguire l’attività per la consegna a domicilio e gli italiani ne stanno approfittando: il 40% dei ristoratori segnala una crescita della domanda di food delivery.
Interessante il dato di chi, invece, dall’inizio dell’emergenza, ha scelto di fare minor ricorso al food delivery: ben il 69% dichiara che è dovuto a un maggior desiderio di mettersi ai fornelli in prima persona.
L’emergenza Coronavirus, che ci costringe a casa anche per Pasqua, ha cambiato solo in parte le abitudini degli italiani che non rinunciano, dunque, ai piaceri del palato e ai tipici piatti delle feste.
Nella ricerca della qualità, i prodotti naturali, del territorio o a Km zero si confermano in primo piano. E proprio al consumo dei prodotti locali o nazionali si rivolge l’invito di CIA-Agricoltori Italiani Abruzzo con lo slogan “Più carne di agnello abruzzese nei menu delle feste”, puntando all’arrosticino quale strumento di rilancio del settore ovi-caprino regionale.
Come sottolineano sia CIA Abruzzo che Coldiretti, la chiusura forzata al pubblico di ristoranti, trattorie e agriturismi registra un taglio di almeno il 30% della spesa complessiva per il pranzo di Pasqua, causando un enorme ridimensionando anche del fatturato di chi fornisce prodotti agroalimentari quali formaggi freschi, pesce, carne.
In particolare, la carne di agnello è una presenza antica della tradizione gastronomica italiana, come dimostrano i piatti della transumanza tramandati da secoli. Per gli abruzzesi agnello cacio e ova e spiedini, per i molisani agnello sotto il coppo, per poi proseguire dall’abbacchio alla scottadito del Lazio fino alle costolette panate milanesi e così via. Il suo consumo in questo periodo concentra ben il 60% delle vendite grazie all’utilizzo dell’agnello in molte pietanze pasquali, ma quest’anno sarà ovviamente dimezzato rispetto alla Pasqua scorsa.
Un consumo, in Abruzzo, che secondo il CAI avrebbe potuto essere soddisfatto interamente dalla produzione regionale, se non fosse per la carne di agnello importata da Paesi come Spagna, Romania, Estonia, Grecia che, oltre a non assicurare gli standard qualitativi della nostra pastorizia, provocano il crollo dei prezzi degli allevatori abruzzesi che si vedono pagare sottocosto i loro agnelli.
Oggi, come non mai, l’economia nazionale è in grande sofferenza a causa del lockdown e necessita di una spinta per ripartire. Con la complicità delle festività pasquali, allora, si può contribuire, ognuno nel proprio piccolo, portando sulle tavole i prodotti locali o italiani siano essi carne, pesce, formaggi, prodotti ortofrutticoli e dolci tipici.