SULMONA – La notizia del focolaio legato alla diffusione del Covid-19, che si è aperto nella clinica San Raffaele, sta diventando ormai un caso di cronaca eclatante. Nonostante le varie richieste di chiarimenti e di prese di posizione e dell’attuazione della zona rossa nel territorio di Sulmona, da parte del Sindaco Annamaria Casini rivolte al presidente della Regione, Marco Marsilio, a tutt’oggi ancora non si è ricevuta risposta, se non un becero scaricabarile tra Istituzioni e Asl.
La preoccupazione del primo cittadino, riguarda soprattutto la mancata effettuazione dei tamponi alla maggior parte degli operatori sanitari della clinica, che, seppur adottando tutte le precauzioni del caso, risultano essere dei potenziali canali di trasmissione del virus, considerata l’esponenziale crescita del numero dei contagiati tra i parenti di medici ed infermieri.
Riportiamo, appunto, la nota integrale inviata alla nostra redazione, a firma del Sindaco:
“Negli ultimi quindici giorni ho indirizzato al Presidente della Regione Marco Marsilio ben due note relative alla vicenda della casa di Cura San Raffaele senza, purtroppo, ricevere alcuna risposta, così come imporrebbe quantomeno il garbo istituzionale. Sono costretta, pertanto, a conoscere le sue posizioni attraverso gli organi di stampa, ai quali lo stesso presidente Marsilio parrebbe aver comunicato che riguardo alla problematica della San Raffaele ed alla richiesta di istituire una zona rossa a Sulmona la valutazione è esclusivamente sanitaria, scaricando così, di fatto, sulla Asl ogni tipo di responsabilità. Dal canto suo la Asl continua a ripetere che la situazione è sotto controllo. Ancora una volta ne prendo atto, ma non sono assolutamente d’accordo. Intanto non lo sono con le sbrigative giustificazioni di Marsilio il quale, in qualità di Presidente di Regione, è titolare del potere di indirizzo e programmazione regionale in materia sanitaria e dovrebbe essere punto di riferimento di una intera comunità regionale. Non lo sono poi con la Asl perché la mappatura completa delle oltre 150 persone (tra personale sanitario e pazienti), da me imposta con ordinanza, è ancora in corso di esecuzione e troppi sono ancora i dipendenti e familiari da sottoporre a tampone.
Invero, cresce il numero dei positivi tra i familiari del personale sanitario della clinica e questa circostanza continua ad allarmare la sottoscritta e l’intera cittadinanza. Sia chiaro se qualcuno ha deciso di assumere un atteggiamento superficiale io non lo consentirò, continuando a battermi nell’interesse dei sulmonesi. Se devo fare da sola, come peraltro ho dovuto già fare emettendo una ordinanza, lo dicano chiaramente, io di certo non mi tirerò indietro. Una cosa è sicura. C’è il tempo delle scelte ed il tempo delle responsabilità. In questo senso dovrà poi essere l’Autorità competente ad eseguire gli opportuni accertamenti”.