AIELLI – L’emergenza coronavirus ormai sta diventando, oltre che sanitaria, sociale ed economica.
A farne le spese tante attività del sistema produttivo locale. Anche l’azienda Kromoss, seppur realtà storica e solida, si è vista costretta a dover attuare la cassa integrazione per circa 200 dipendenti impegnati nella produzione di profilati in alluminio.
Sebbene questa è una tipologia di categoria che rientra nei codici Ateco, che rappresentano beni di prima necessità, i vertici aziendali hanno deciso, già da un paio di settimane, di chiudere le porte dell’azienda per tutelare, prima di tutto, l’incolumità dei lavoratori.
“I nostri dipendenti” – spiegano in esclusiva ai nostri microfoni i fratelli Filippo e Federico Piccone “sono in ferie dal 18 marzo in via cautelativa, ciò significa già da qualche giorno prima del decreto di chiusura emesso dal Governo. Visto il protrarsi della grave situazione di emergenza, abbiamo deciso di usufruire degli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione avrà valore retroattivo. Speriamo di poter ripartire il prima possibile con la produzione, impiegando almeno il 50% dei lavoratori: abbiamo in sospeso delle consegne ma dal momento che si è interrotta la filiera abbiamo dovuto bloccare tutto, anche perché i nostri maggiori clienti sono in Lombardia. Siamo ottimisti, speriamo che ci facciano ripartire presto; tutte le aziende del gruppo stanno reggendo, siamo in attivo e cerchiamo di affrontare la situazione nel miglior modo possibile. Non lasceremo soli i nostri dipendenti, siamo in una posizione privilegiata e cercheremo di ridurre la cassa integrazione al minimo delle settimane. Non appena avremo la possibilità di ripartire ci attiveremo per ricominciare la produzione, rispettando tutti i canoni di sicurezza: la previsione è quella di riaprire dopo il 13 aprile, se il Governo lo permetterà”.