COLLARMELE – Una mancata comunicazione tra ASL, protezione civile, e il comune di L’Aquila, è cosa certa, tanto è emerso dalla incresciosa e deplorevole vicenda accaduta alla madre con sua figlia, cittadine di Collarmele, unitamente al ragazzo di Canistro.
Il quadro della situazione: trasportati dall’ ambulanza del 118, intorno alle ore 21,30 di giovedì 26 marzo, dall’ G8, dove erano ricoverati tutti e tre in quanto positivi al coronavirus, alla struttura alberghiera Cristallo di Campo Imperatore. I tre pazienti, perché tali sono, si sono trovati ad affrontare da soli, una notte da incubo, e nessuno può arrogarsi il diritto di dire il contrario, in quanto la struttura, chiusa da tempo, era completamente fredda, tant’è che per superare la notte, sono andati alla ricerca di trapunte nelle altre stanze dell’albergo. Senza alcuna interazione con il personale, senza acqua e sicuramente con la percezione dell’isolamento.
Come risaputo, nelle piccole zone, uno dei punti di riferimento è il sindaco della comunità. Questo ha fatto la signora circa alle 09,30 del mattino, esponendo la situazione e chiedendogli aiuto. Sconcertato Antonio Mostacci, primo cittadino di Collarmele, ha attivato ciò che riteneva dover essere attivato, come il poter esporre al Prefetto la situazione. Telefonate senza alcuna risposta in quella fascia oraria, fatto inverosimile in una situazione di emergenza come quella del nostro Paese. Quindi si passa a chiedere sostegno a chi si propone in aiuto in caso di bisogno, ed ecco far intervenire il consigliere regionale Simone Angelosante e l’on.le Stefania Pezzopane con anche il dottor Mario Quaglieri. In effetti se una colpa può essere attribuita al sindaco Mostacci, è quella non aver interpellato subito il suo collega aquilano. Forse questo è il problema di base. L’interazione con le autorevoli personalità politiche della Regione, ha indotto finalmente qualcuno a ricordare la presenza umana presso la struttura alberghiera portando loro, alle 13,30 del cibo, e attivando anche il riscaldamento.
Non si comprende però il sottinteso “Je t’accuse” espresso con le dichiarazioni rilasciate in merito al caso, sabato 28 marzo, dal sindaco di L’Aquila Pierluigi Biondi, in una intervista. Vanno analizzate.
“La situazione va ricondotta nell’ambito di quello che è realmente successo, e che ho verificato con i miei occhi”. Se così fosse stato, nella tarda serata del giovedì, vista la reale situazione, vorrebbe dire che si sono voltate le spalle, lasciando tutti al loro destino. Né alle signore, né al giovane è mai apparsa la figura del sindaco e di nessun’altro. Tranne di volere mettere in discussione l’appello dei tre “ospiti”. Loro, unici colpevoli del disagio manifestato. Va ricordato che fino alla sera prima le donne erano monitorate, presso l’ospedale, per la febbre, la tosse e altri sintomi.
“Il clamore è stato creato dal sindaco di Collarmele che invece di gridare su FB, avrebbe potuto fare una cosa molto semplice chiamare il sottoscritto.(…) Il sindaco di Collarmele intende legittimamente questa missione di sindaco in maniera diciamo così: ”effervescente”. Scusante, dell’ “effervescente” sindaco della piccola cittadina marsicana, è stato l’eccesso di preoccupazione per le concittadine, perché quando si è così votati alla missione, si opera attivamente per il bene della propria comunità, prendendo in carico i loro problemi. Colpa del sindaco l’eccessiva preoccupazione.
“…ha detto (riferendosi al sindaco marsicano) addirittura “ce le riportiamo a Collarmele”. Bisognerà dire che al di là dell’applauso di rito, queste due persone devono fare tampone per la negativizzazione. Se fossero rimaste dentro l’hotel Cristallo e avessero chiamato me avremmo risolto il piccolo problema che avevano. Oggi per fare i tamponi si deve muovere l’autombulanza del 118 e andare a Collarmele, se le avessimo avute all’Hotel Cristallo si sarebbe mossa fino all’hotel Cristallo. Consumo di dispositivi di prevenzione, un’autombulanza che si muove, il personale sanitario che si muove, ore che si perdono in più rispetto a quanto si sarebbe potuto fare, chi paga tutto questo disagio? Lo pagano gli utenti che hanno realmente bisogno di assistenza, e i sanitari che per il bel gesto di qualcuno si devono spostare fino a Collarmele.” Pare, da queste parole, che sia presa consapevolezza che le due donne sono delle pazienti che necessitano di assistenza. I prelievi del tampone sono fatti in tutta Italia e dovunque. I dpi verrebbero consumati anche per un prelievo a 2 km o ancor minore distanza. Dire che per delle pazienti, ancora positive al coronavirus, ci sia un consumo dei DPI, con la perdita di tempo dei sanitari è una affermazione davvero, ma davvero molto forte. Lo scotto viene pagato dagli utenti che ne hanno realmente bisogno. Colpa delle marsicane che hanno preso il Covid-19 così non avrebbero dovuto affrontare il piccolo problema del freddo e del resto.
Continua…
“Il problema era una colazione non servita, e presunto freddo. Ieri sera sono andato lì e ho fatto salire i tecnici di (non si comprende il nome) società che gestisce tutto l’ approvvigionamento energetico per quanto riguarda il riscaldamento. Ho fatto fare una misurazione con i loro strumenti di precisione, questa la temperatura registrata dentro l’hotel Cristallo (mostra alla telecamera l’immagine rilevata con il cellulare) 21,2 °, immagino che ognuno dentro le proprie case stia ad una temperatura anche inferiore.”
Logica vorrebbe che la verifica fosse stata fatta la notte dell’ospitalità, giovedì 26 e non il giorno successivo quando era già stato avviato il riscaldamento nella struttura. Non va dimenticato che: Il dipartimento nazionale di protezione civile ha emesso un’allerta con codice giallo valido per la giornata di Giovedì 26 Marzo 2020. Fino al mattino la quota neve si attesterà anche a quote basso collinari. ll virus causa una malattia respiratoria (come l’influenza) con sintomi quali tosse, febbre e, nei casi più gravi, polmonite. Il freddo è il maggior nemico, anche per i soggetti non positivi.
“A fronte della mancata colazione servita, e mi dispiace, abbiamo liberato tre posti letto che sono stati occupati da tre pazienti, uno di questi tre pazienti si è aggravato improvvisamente ed è stato intubato. Quindi a fronte di una mancata colazione servita, c’è stato un cittadino salvato, gli è stata salvata la vita.”
Il che vuol dire che i medici che assistono i pazienti in arrivo sono gli stessi adibiti alla distribuzione del cibo? Ritorna la colpa a madre e figlia per essersi lamentate di una mancata colazione. In realtà se ci fosse umanità non era di certo una colazione di cui loro si lamentavano. Comunque nessuno nella mattinata ha effettuato una telefonata di controllo, né dall’ASL, né dall’ospedale.
“Vi assicuro che questo clamore è alimentato anche da una parlamentare aquilana, che addirittura non sa nemmeno che l’hotel Cristallo non sta a Campo Imperatore ma sta a Fonte Cerreto, quindi in un altro posto.” Informazione: Località Fonte Cerreto-Assergi. A 4.4 km da Campo Imperatore, si trova Fonte Cerreto – Base Funivia complessivamente 4 famiglie residenti, per un numero complessivo di 4 componenti. Come precisato in (http://italia.indettaglio.it/ita/abruzzo/laquila_laquila_fontecerretobasefunivia.html). Può essere una distanza di 4,4 km, considerato “altro posto”? in ogni pubblicità la struttura viene a trovarsi a Campo Imperatore. Prosegue:
“Anche lei si è premurata di allertare, di fare interrogazioni parlamentari di chiamare il Prefetto e non di chiamare il sottoscritto. Gente in cerca di visibilità che sicuramente non fa il bene di questa città. Dopo di che noi, ieri sera, siamo intervenuti. La società dell’ASL ha fornito gli alimenti, dobbiamo mettere a punto alcune cose, naturalmente capita, ma sicuramente non ci sono stati tutti questi disastri di cui ha parlato anche la Pezzopane parlando di vergogna nazionale. Le andrebbe ricordato un po’, quando a livello nazionale è stata conosciuta perché ha detto che i contatti tra persone, che questo contagio, che il coronavirus era un’invenzione razzistica, razzista. Perché i contagi tra persone non avrebbero comportato alcun tipo di problema”. Non si teme di sbagliare, nel considerare che le azioni intraprese non sono state attivate per il bene di L’Aquila, ma esclusivamente ed umanamente per il bene di tre cittadini marsicani. Anche il premier Giuseppe Conte il 4 febbraio dichiarava “non ci sono i presupposti per allarme o panico. Chi ha ruoli politici, ha anche il dovere, la responsabilità di dare messaggi di tranquillità e serenità. La situazione è sotto controllo»
“Ci possono essere problemi di comunicazione ma Protezione civile, ASL, comuni sono tutti dalla stessa parte. ( …) E’ evidente che alcune funzioni sanitarie non possono essere assolte dal comune o dalla protezione civile, e così come alcune funzioni di assistenza alla popolazione possono essere assolte dal Comune e dalla protezione civile, ma non dalla ASL.”. Così, come fatto dal sindaco del comune di Collarmele.
Nella vita, soprattutto in circostanze di pressing come quelle che stanno vivendo gli amministratori, ma anche i medici, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, i malati, le loro famiglie e i cittadini tutti, è comprensibile poter avere uno stop nell’ingranaggio burocratico. Sarebbe sufficiente chiedere scusa.
Dalla signora di Collarmele vittima del disagio, ci è pervenuto un audio. Ne riportiamo i punti salienti.
“Scusate se non siamo ancora morte, scusate se siamo ancora qui. Abbiamo dato il posto ad altre persone? Io ne sono contenta, e non scambio la vita di una persona per una colazione. Ho ricevuto dalla vita molte lezioni, non credo di doverle avere dal sindaco di L’Aquila. Sarebbe bastato chiedere scusa, ma non accusarci di aver inventato delle cose, o che abbiamo esagerato. Sono vedova da più di 20anni, ho due ragazze, so cos’è il sacrificio, cos’è il lavoro e cos’è la dedizione. Non permetto a nessuno di dire che sono una bugiarda. Queste cose non devono succedere, non per me, per mia figlia o per il ragazzo qui accanto, ma per nessuno. In questi casi è l’ipocrisia che va avanti e non la verità”.
Adesso, come sfogliando una margherita, si resta in attesa del loro ritorno: domani sì, domani no, domani sì, domani …