Lucia Bosè è morta a Segovia a 89 anni dopo aver contratto il coronavirus. A dare per primo la notizia è stato il quotidiano El Pais che ha citato fonti vicine alla famiglia. Poi è venuto il tweet del figlio Miguel. Bosè divenne famosa quando vinse, nel 1947, a soli 16 anni, il concorso di Miss Italia. Da lì concentrò la carriera sulla recitazione, partecipando a diversi film di Luis Bunuel, Jean Coctaeu e Federico Fellini. Sposò il 1 marzo 1955 il torero Luis Miguel Dominguin, dal quale ebbe tre figli: Miguel Bosè, Lucia Dominguin e Paola Dominguin, che le hanno dato 10 nipoti.
“Cari amici … Vi informo che mia madre Lucia Bosé è appena morta. È già nel migliore dei posti” si legge sul suo profilo Twitter di Miguel Bosé.
Icona del cinema anni ’50, insieme a Gina Lollobrigida e Sophia Loren fu una delle prime maggiorate sul grande schermo e una delle dive dell’Italia del dopoguerra. Nata da una famiglia operaia il 28 gennaio 1931 a Milano, figlia di Domenico Borloni e Francesca Bosè, inizio’ a lavorare come commessa nella nota pasticceria Galli di Milano quando venne notata da Luchino Visconti che le disse: “Lei potrebbe diventare un animale cinematografico”.
Le porte del cinema si aprirono dopo il 1947 grazie alla vittoria del concorso Miss Italia a Stresa. Alla stessa edizione parteciparono altre concorrenti divenute poi famose attrici: Gianna Maria Canale, Gina Lollobrigida (classificate seconda e terza), Silvana Mangano ed Eleonora Rossi Drago, poi esclusa perché sposata e madre.
Superò il provino per ‘Riso amaro’ ma dovette rinunciare al film per l’opposizione della famiglia. Il debutto nel cinema, col nome d’arte di Lucia Bosè, avvenne nel 1950 con ‘Non c’è pace tra gli ulivi’ diretto da Giuseppe De Santis. Ebbe poi dei ruoli in film di Michelangelo Antonioni come ‘Cronaca di un amore’ del 1950 e ‘La signora senza camelie’ del 1953. Fu diretta da Luciano Emmer in ‘Parigi è sempre Parigi’ del 1951 e nel film che le diede la celebrità, ‘Le ragazze di Piazza di Spagna’ del 1952.
Dopo 17 ruoli si sposò lasciando il mondo del cinema ma diventando un popolare personaggio da rotocalco. Tornò a fine anni ’60, dopo la separazione dal marito, il torero Luis Miguel Dominguin, con ruoli secondari in pellicole come ‘Sotto il segno dello scorpione’ dei fratelli Taviani e ‘Fellini Satyricon’ nel 1969, e ‘Metello’ di Mauro Bolognini” nel 1970. Più tardi fu impegnata in ‘Cronaca di una morte annunciata’, film del 1987 di Francesco Rosi, ‘L’avaro’ di Tonino Cervi del 1990, ‘I Vicerè’ nel 2007 di Roberto Faenza.
Riuscì ad essere una grande protagonista del cinema, anche se poco premiata, dimostrando bravura al fianco di attori di primo piano. Ebbe una vita privata tormentata. Lasciò Dominguin, dopo i continui tradimenti di lui, che resterà forse il suo unico grande amore.
Negli anni ’50, momento di massimo successo popolare, la Bosè scelse di dedicarsi al suo ruolo preferito di moglie e madre. Nell’ultima intervista fatta alla fine del 2019 a ‘Domenica in’ da Mara Venier, raccontò: “Al lavoro ho dato il 50% della vita, non è mai stato la mia vita, e anche adesso, che ho 88 anni, non mollo mai, non ho rimpianti e mi godo anche la solitudine, che adoro”.
La Bosè viveva in Spagna da molti anni e solo a ottobre era tornata in Italia per un mese per presentare la sua biografia al Festival del Cinema di Roma. “È un’accoglienza così meravigliosa, erano anni – ha detto ospite del salotto di Rai 1 – anche la Spagna mi tratta bene, non mi posso lamentare”, ha aggiunto, ma ora che si trovava di nuovo nel suo Paese ha detti di credere “che sia un sogno”. Ma non aveva alcuna intenzione di tornare a vivere in Italia: “Non ci tornerei mai a vivere. L’ho promesso ai miei figli dopo la separazione”, ha ribadito alla Venier. (AGI)